Recensione: Full Circle – Live at Center Stage
Anno corrente 2015: è tempo di nuove pubblicazioni in casa Pagan’s Mind. Il combo norvegese decide di spezzare l’attesa di un nuovo album di inediti, previsto presumibilmente nel prossimo futuro, pubblicando questo mastodontico Full Circle – Live at Center Stage, succulento doppio album registrato l’11 settembre del 2014 nella prestigiosa cornice del Center Stage situato nella città di Baltimora.
A rendere più prelibato il banchetto offerto dai Pagan’s Mind è una setlist di assoluto valore, comprendente, tra i vari classici della band, l’esecuzione integrale del mitico “Celestial Entrance”, secondo album del quintetto nordico, pubblicato nell’ormai lontano 2002.
Com’è, dunque, semplice prevedere, l’attesa del pubblico viene placata dalle note della spaziale “Approaching”, breve e intensa intro strumentale e venata da atmosfere stellari, perfette per accompagnare il fiero ingresso sul palco del gruppo, pronto a far piovere un’incandescente ed elegante colata di power-prog, che si concretizza subito con la lunga e mistica “Through Osiris’ Eyes”, accolta immediatamente a gran voce dalla platea, pronta a farsi travolgere dalle emozioni, soffocate parzialmente solo da una produzione pulita ma che forse avrebbe potuto essere più incisiva, ponendo in maggiore evidenza il lavoro svolto da una comunque impeccabile sezione ritmica, affidata a Steinar Krokmo (basso) e Stian Kristoffersen (batteria).
Sommersi dalla pioggia incessante di applausi, i nostri proseguono lo spettacolo con la bellissima “Entrance Stargate”, la quale mostra tutta la classe del gruppo norvegese, sempre in perfetto equilibrio tra potenza e melodia, ottimamente espressa dall’ugola del bravissimo Nils K. Rue, il quale offre una performance emozionante, non deludendo le aspettative del pubblico presente.
Un sontuoso tappeto tastieristico si pone alla base della successiva “…Of Epic Question”, dominata nuovamente da un’ottima interpretazione proposta dal singer, la quale fa da sfondo ad un’ossatura musicale intricata, caratterizzata da frequenti cambi di tempo, sempre orchestrati dalla precisa e tagliente sezione ritmica, perfettamente in prima linea anche nella successiva “Dimensions Of Fire”, contraddistinta da suggestive melodie, atte a dare vita ad un refrain orecchiabile e trascinante, il quale cede poi il passo ad un evocativo break strumentale in cui tastiera e chitarra sono le assolute protagoniste.
Una platea sempre più coinvolta e attenta è pronta poi a omaggiare la band norvegese, che, da copione, prosegue la propria corsa offrendo un’ottima versione della diretta “Dreamscape Lucidity”, seguita a ruota poi dalla suggestiva “The Seven Sacred Promises”. Il cesellato lavoro tastieristico curato dal bravissimo Ronny Tegner è abile nell’accentuare l’anima più melodica della band, come dimostrano le sognanti atmosfere che regnano nella lunghissima suite strumentale divisa in due parti “Back To The Magic Of Childhood”, ascoltata in modo quasi religioso dagli spettatori americani, rapiti dalla classe tecnica dei singoli musicisti.
Un evocativo velo pianistico caratterizza l’essenza anche della successiva “In Brilliant White Light”, episodio in cui torna in veste di protagonista anche la voce di Nils K. Rue, che dopo questo breve momento soft dello show, si prepara ad interpretare la più sostenuta e mistica “Aegean Shores”, a cui segue subito dopo la lunghissima “The Prophecy Of Pleiades”, tassello che, concludendo egregiamente la performance totale del già menzionato “Celestial Entrance”, pone anche il sigillo al primo disco di questo live album.
La seconda parte dello spettacolo immortalata nel secondo disco, di cui si compone questa ambiziosa release, offre invece una visione più generale della discografia confezionata dai Pagan’s Mind in questi anni di carriera.
“New World Order” è dunque la canzone designata ad inaugurare questa sorta di “Best Of” proposto dalla band, che con la seguente “Intermission” va a pescare direttamente dall’album Heavenly Ecstasy e dunque dal proprio passato più recente.
La rabbiosa ma ugualmente melodica “Enigmatic Mission”, torna invece con successo ai primi anni del combo norvegese, che subito dopo propone la cadenzata e rilassante “Live Your Life Like A Dream”, perfettamente eseguita, nonché ottima nello spezzare l’incredibile furia sprigionata finora da un gruppo tecnicamente in ottima forma e che inaspettatamente offre alla platea la propria versione della celebre “Hallo Spaceboy”, portata al successo da David Bowie nel 1995 e già incisa in studio dagli stessi Pagan’s Mind nel 2007.
La carrellata di classici proposti fino a questo momento è momentaneamente interrotta dall’inedita “Full Circle”, altra lunghissima suite strumentale ricca di classe e atmosfera per un altro episodio squisitamente riuscito di questo show, che può poi proseguire con la più lineare “Walk Away In Silence”, caratterizzata da uno schema melodico semplice, orecchiabile e di piacevole ascolto, riuscendo dunque a mantenere inalterata l’attenzione degli spettatori.
Proprio come il brano precedente, anche l’orientaleggiante “Eyes Of Fire” si sofferma sull’ultimo periodo del quintetto, mostrando ancora un approccio melodico maggiormente intuitivo, anche se non per questo meno efficace.
Sfruttando al meglio le energie residue, i Pagan’s Mind si preparano a salutare il proprio pubblico, assestando un’ultima doppietta devastante, scandita dalla granitica “God’s Equation” (molto ben eseguita seppur anticipata da un breve assolo di batteria in verità non proprio esaltante) la quale cede poi la parola alla bella “United Alliance”, segnando così la conclusione di un live corposo, emozionante e privo di cali di tensione, sebbene sia in ogni caso vero che la fase più interessante dello spettacolo è contenuta nel primo disco.
A dispetto di questa considerazione, va comunque riconosciuta al gruppo nordico la bravura di aver saputo essere protagonista di un concerto ben allestito, il cui acquisto riuscirà facilmente a calmare gli animi dei fan sparsi per il mondo, che ormai, da oltre quattro anni, attendono un nuovo album di inediti targato Pagan’s Mind. Speriamo in bene…