Recensione: Halfpenny Dancer

Di Alessandro Zaccarini - 27 Febbraio 2010 - 0:00
Halfpenny Dancer
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Anno: 2009
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75

Capita spesso (purtroppo o per fortuna) che alcune band sorprendano all’improvviso con dischi assolutamente sublimi ma manchino poi di ripetersi in futuro, pur rimanendo su livelli assolutamente accettabili. Succede di solito a inizio carriera, quando la freschezza e una buona dose di sfrontatezza contribuiscono a tirare fuori il meglio dalla fase di composizione. Abbiamo un esemplare di questo tipo di band nei Quireboys, formazione londinese che nel 1990 sorprese il mondo del rock e non solo con lo spettacolare ‘A Bit of What You Fancy’, debutto capace, nonostante le tinte glam e decisamente anacronistiche – quelle che piacciono a noi, certo, ma non al gande pubblico – di registrare negli annali un inaspettato secondo posto nella classifica degli album più venduti nel Regno Unito, con ben 4 estratti a popolare invece quella dei singoli: 7 O’Clock, Hey You, I Don’t Love You Anymore e There She Goes Again.

I Don’t Love You Anymore è la grande assente di questo Halfpenny Dancer, disco che ripropone in chiave acusica una collezione di ballad e semi-ballad scelte tra l’ormai ventennale carriera della band (esclusione fatta per ‘This Is Rock’n’Roll’ e ‘Well Oiled’ che non vedono nessuna delle loro tracce riproposta in questa sede). Non manca invece There She Goes Again, scelta proprio per l’apertura di disco a ricordarci in maniera assolutamente inequivocabile quale sia il dazio che Jonathan Gray (a.k.a. Spike) e soci pagano ai grandissimi Rolling Stones. Dal suddetto ‘A Bit of What You Fancy’ ritroviamo più che volentieri anche la stupenda Roses and Rings e Long Time Comin, trasformata anch’essa in una versione assolutamente figlia dell’influenza di Keith Richards & Co. Aggiungete a questa piccola lista anche Pretty Girls, originariamente inserita come bonus track nella versione giapponese del disco, e avrete la colonna vertebrale dell’album, intorno alla quale si vanno a disporre più o meno recenti episodi targati Quireboys. Come la bella Mona Lisa Smiled dall’ultimo ‘Homewreckers & Heartbreakers’, o rifacimenti di vecchi classici come la veramente ben riuscita He’ll Have To Go, inaspettata cover di Jim Reeves. Non si può non citare il tributo agli UFO con Love to Love o dimenticarsi di King of New York (era il 1993, Bitter Sweet & Twisted) che chiude l’album in grande stile.

I Quireboys, specialmente in questo ‘Halfpenny Dancer’, sono una band per nostalgici innamorati dei 70 britannici e se come il sottoscritto rientrate in questa categoria, questo disco rappresenterà per voi un’ora di svago acustico in compagnia principalemnte del piano e della voce di Spike. Non è il disco che vi cambierà la vita ma se avete apprezzato quello che i Quireboys hanno fatto fino a oggi e volete passare qualche momento lontano da ritmi vertiginosi e chitarre distorte, ‘Halfpenny Dancer’ potrebbe essere un’ottima compagnia. La classe non è acqua; piuttosto un bicchiere di buon whisky.

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

Tracklist:
01. There She Goes Again
02. Devil Of A Man
03. Love To Love (cover, UFO)
04. Mona Lisa Smiled
05. Can’t Stop Loving You (cover, Leo Sayer)
06. Roses and Rings
07. Baby It’s You (cover, Frankie Miller)
08. Hello
09. Pretty Girls
10. Long Time Comin’
11. He’ll Have To Go (cover, Jim Reeves)
12. Hates To Please
13. King of New York

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