Recensione: Monstrocity

Di Marco Tripodi - 1 Dicembre 2017 - 8:00
Monstrocity
Band: Madam X
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2017
Nazione:
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80

Per lungo tempo i Madam X di Detroit sono stati ricordati solo per essere stata la band di Roxy Petrucci prima del suo ingresso nelle Vixen. Fino al 2006/’07, quando rispettivamente Majestic Rock e Lost Gems ristampano su CD “We Reserve The Right“, unico album pubblicato dal quartetto in carriera, e improvvisamente una pezzetto di audience (all’epoca troppo giovane) realizza che i Madam X erano un gruppo dotato di dignità propria e con capacità tutt’altro che disprezzabili. Non so se vi sia mai passato sotto mano “We Reserve The Right” ma dovreste proprio farci un pensierino perché è un gran bell’album, che poco o niente ha a che vedere con le Vixen e che lasciava presagire un futuro assolutamente radioso e “possibile” per la band. Come poi siano andate effettivamente le cose non so, se sia bastata la sola defezione della Petrucci a dissolvere la bolla di buoni propositi o se sia pesato anche dell’altro (un Kaiser dimissionario sostituito da un certo Sebastian Bach…) non è dato sapere, ma poco importa visto che oggi i Madam X sono tornati e nella stessa identica formazione di allora, ovvero le sorelle Petruci (Maxine alla chitarra e Roxy alla batteria), Chris Doliber al basso e Bret Kaiser al microfono.

Un solo album nel curriculum e 33 anni di pausa…. è lecito aspettarsi realisticamente qualcosa di positivo da questa reunion? Certo, il fatto che “We Reserve The Right” fosse ottimo è perlomeno un indizio col segno più, ma il senso di incognita è più che giustificato. Ordunque: gioite, celebrate, fate baldoria, addobbate le casse del vostro stereo con luci e festoni, i Madam X hanno sfornato un disco altrettanto appetitoso quanto il suo precedessore. Senza tanto clamore mediatico né un prezioso blasone da onorare e difendere, i combattivi Madam X sbucano fuori dal nulla – sotto l’egida della EMP di Dave Ellefson e coadiuvati da Michael Wagener (Megadeth, Metallica, Skid Row, Ozzy Osbourne) e Mark Slaughter per produzione e mixing – e piazzano 11 bordate clamorose, con annesso recupero della hit “High In High School” che già aveva fatto sconquassi nella scaletta del 1984. Impressionante il livello qualitativo del nuovo disco, scandito da un pezzo migliore dell’altro in un crescendo di qualità francamente inaspettato, considerando le scarse premesse.

Nitrous“, “Big Rocks Rolls Heavy“, “Resurrection“, “Die Trying“, la stessa title track, sono esplosive, irresistibili, potenza che non conosce briglie. C’è spazio per un saluto anche ad un paio di palchi caldi, evidentemente cari ai Madam X, quelli della natìa Detroit (“Detroit Black“) e Cleveland (“Hello Cleveland“). “Bride Of Frankenstein” è una canzone particolare e sui generis, che acquista sfumature complesse e eterodosse, al punto che non sarebbe blasfemia accostarla a certe esperienze vintage-occulte dei Death SS. “Detroit Black“, non solo per il titolo, evoca eco dei Kiss, mentre la più romantica “Wish You Away” si fa carico dell’eredità dei Motley Crue di “Theatre Of Pain“. Quello che stuzzica dei Madam X è la molteplicità di personalità, la variegatura dei gusti, la naturale predisposizione a spaziare tra anime e generi. Di base il retroterra è quello glam/hair metal losangelino, ma i Madam X pestano sull’acceleratore trasformando quell’eredità in qualcosa di maledettamente più heavy e robusto, talvolta persino lambendo territori ai limiti del thrash. Sono forti, sono poderosi, sono virilissimi (nonostante la presenza di due “signorine” in formazione….o magari proprio per quello, Roxy Petrucci è una con cui non vorrei affatto litigare!). Gli assoli di chitarra spesso e volentieri fanno centro, il drumming è un portento, Kaiser è un interprete invidiabile, insomma l’amalgama funziona a dovere e non c’è un solo minuto di questo album che non valga la pena di essere ascoltato ed apprezzato.

E’ trascorso oltre un trentennio ma i Madam X non hanno da prendere lezioni da nessuno, semmai possono impartirne qualcuna. Nel 2014 si sono riformati in occasione dello Sweden Rock Festival e a quanto pare tutte le intenzioni hanno fuorché quella di vivacchiare e acchiappare qualche gonzo con la fregola della mera nostalgia. Qua si fa del metal bello tosto e agguerrito. Non si lesina sul songwriting né tantomeno su grinta, impegno e passione. Perseveranza e talento vanno premiati, e ne avete finalmente l’occasione; si tratta solo di lasciar perdere qualche nome di gran calibro assai più bollito dei Madam X e tributare merito e rispetto a chi dimostra di avere ancora tutte le carte in regola per battagliare su qualsiasi terreno. Per me tra le migliori uscite del 2017.

Marco Tripodi

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