Recensione: N.Ex.U.S.
Davvero impossibile parlar male di un disco come questo debutto dei nostrani N.Ex.U.S., condensato di prog metal di buona fattura che, a dispetto di una storia biografica definita da una fondazione molto recente, mette in mostra un songwriting al riparo da ingenuità ed una concretezza nel perseguire ricerche melodiche efficaci di alto profilo. Da veterani della scena.
Affascinante sin dal primo impatto, l’esordio del quintetto è stato benedetto dalla lungimiranza di un paio di soggetti attualmente in grande crescita. Una label in ascesa come Logic il Logic / Burning Minds ed un produttore di fama consolidata come Alessandro Del Vecchio, personaggio divenuto una sorta di garanzia in quanto a valore delle proposte supportate e qualità dell’apporto assicurato. Siamo onesti: uno come Del Vecchio, ormai difficilmente si muove se, alla base, non sussiste qualcosa di davvero valido e convincente.
Ed i N.Ex.U.S. sono, in tutta franchezza, una conferma di questo semplice assioma.
Prog metal melodico, elegante, ben strutturato senza tuttavia risultare eccessivamente pomposo o appesantito da un esubero di virtuosismi solistici. Un bel biglietto da visita per un cd che riesce a porsi in posizione favorevole per un ascolto sia da parte degli amanti del prog tout court, sia da chi predilige un qualcosa di decisamente più orecchiabile e “facile”.
Laddove facile non stia necessariamente a significare banale o privo di sostanza: tutt’altro, le canzoni offrono spesso una confezione piuttosto raffinata e assortita di particolari interessanti, al netto di una fruibilità che fa dell’immediatezza una delle pietre angolari su cui fondare l’intera proposta.
Belle canzoni insomma, costruite con buon gusto melodico ed apprezzabile eleganza che accomuna lo stile dei N.Ex.U.S. a quello di band prestigiose quali Pendragon, Arena, Everon e Saga: armonie cariche d’atmosfera ed ispessite da un gran lavoro di coppia svolto da chitarra e tastiera, ad innervare uno stile avvolgente ed espressamente godibile.
Tra le influenze non abbiamo voluto citare i soliti Dream Theater, ma ci starebbero, come ovvio, pure loro: il prezzemolo seminato da James LaBrie e company è divenuto universale a tutte le band dedite al genere, per quanto, con i N.Ex.U.S., la volontà di apparire un po’ meno accodati al carrozzone di quella che può quasi essere presa alla stregua di una moda, appare spesso evidente e manifesta.
La ricerca della soluzione che si ponga a cavallo tra prog e AOR, infatti, è un elemento che diversifica la radice stilistica di un gruppo attento a non eccedere nelle complicazioni fini a se stesse e che, proprio per questo, piace senza riserve al primo colpo.
“The System”, “A Man Without Soul“, “Relfections“, “The Mercenary“, sono tutti brani che scorrono veloci e senza intoppi, meravigliando per quanto sia corroborante e spigliato il loro ascolto. Un songwriting schietto – per quanto un termine simile possa essere attinente ad un genere come il prog – un comparto strumentale preciso in cui i singoli elementi non cercano di strafare e sopraffarsi ma, piuttosto, collaborano compatti alla riuscita dei brani ed una buona voce, gli ingredienti definitivi di una piccola gemma del sottobosco tricolore che rimane piacevole ad ogni ulteriore passaggio.
Un prog “ibridizzato” con l’AOR che potrà forse risultare un pizzico troppo lineare per i fan delle cose più articolate ma che reca con se davvero molta buona sostanza e impressioni alquanto favorevoli.
Applausi a Burning Minds per la lungimiranza e complimenti ai N.Ex.U.S. per un debutto sinceramente sorprendente.