Heavy

Beppe Riva Pillars: recensione Warlord (Deliver Us)

Di Stefano Ricetti - 9 Agosto 2019 - 8:59
Beppe Riva Pillars: recensione Warlord (Deliver Us)

Di seguito la recensione di Deliver Us dei Warlord, così come uscita originariamente all’interno delle pagine di Rockerilla numero 35 del giugno 1983, a firma Beppe Riva.

Una precisazione: i confini di genere e le stesse definizioni, in quel periodo, erano ancora molto labili.  

Buona lettura,

Steven Rich

 

 

WARLORD

“Deliver Us”

Metal Blade

1983

 

WARLORD   DELIVER US

 

Fascino ineluttabile del fantastico spettrale!

 

Deliver Us” è quella sorta di litania che intonereste con un filo di voce se per malaugurato errore, rimarreste prigionieri del deposito mortuario di un cimitero, mentre le tenebre sopraggiungenti rendono ancor più sinistra l’incerta visione di corpi trascuratamente riposti nelle casse scoperchiate. E quando il terrore inizierà ad attanagliare le vostre membra vacillanti, potreste anche scorgere, attraverso i raggi debolissimi di luce lunare che vi giungono dal pozzo di aerazione, una fantasmagorica figura femminile, frutto silenzioso della grande mietitrice, che varca la soglia del sepolcro…

Con un’iconografia ed un suono di stretta osservanza ossianica, fra sapienti citazioni dello scellerato “Diario” Osborniano ed originali riletture del folklore “gotico”, avviene l’imprevedibile esordio degli occultheroes westcoastiani WARLORD.

“Deliver Us”, primo 12 inch in sei atti dei Warlord, è il più originale tentativo di dark sound disincagliato da moduli tradizionali, ascoltato da anni a questa parte.

Ombre di implicazioni soprannaturali si affacciano ovunque, ma i luoghi comuni del “genere” sono evitati con disinvoltura, a dispetto dei roboanti pseudonimi dei musicisti, già noti per aver vinto la contesa di “Metal Massacre II“, ossia Destroyer, chitarra, Thunder Child, drums, Raven, basso, Damien King, voce, a cui si è aggiunto Sentinel, tastiere.

Warlord scavano nel nero terriccio gravido di superstizioni e ignote presenze dei folk europeo, ed addirittura ne applicano le formule ad un impianto strutturale di heavy rock.

Folk-Metal?

Può apparire un’eresia, ma se ascoltate i fini arpeggi acustici insiti in “Deliver Us” o “Winter Tears“, converrete che si traduce in realtà.

Il rilievo acquista valore se aggiungiamo che nei casi citati l’impianto hard pare modellarsi su anticonvenzionali canti mistici popolari: gli Horslips dell’LP “The Tain” (1974) avevano abbozzato qualcosa di analogo, mescolando folk e rock duro, ma si tratta di un accostamento puramente informativo, poiché Warlord sono basilarmente un’HM band, e lo provano nella violenza dilaniante di “Child Of The Damned” e Lucifer’s Hammer“, dove il vocalist Damien King mostra le sue attitudini da predatore in un contesto sonoro che elabora le scritture di Sabbath e Rainbow (dell’era-DIO) L’inserimento delle tastiere, funzionale agli scopi “gotici” prefissi, è calibrato e mai eccedente, contribuendo all’hard di tetra architettura dei Warlord (“Penny For a Poor Man“), ed un cenno a parte merita “Black Mass“, davvero un Horror-masterpiece, dove accanto ad insensibili resti della mortalità sembrano agitarsi abnormità necrofaghe ed il  suono sembra scaturire da antri spettrali. Questa magnifica band secerne un HM carnivoro senza mai scadere nei clichés più grossolani, e “Deliver Us” è assolutamente imperdibile per chi ama addentrarsi nel timoroso ascolto di voci misteriose.

BEPPE RIVA

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

Elenco – con link incorporato – delle puntate precedenti:

 

CIRITH UNGOL

DEATH SS

HEAVY LOAD

MANOWAR

SAXON

JUDAS PRIEST

IRON MAIDEN

METALLICA

MOTORHEAD

MOTLEY CRUE

VIRGIN STEELE 

RIOT

RUNNING WILD