Black Phantom: studio report di “Better Beware!”
Il 26 Maggio esce il primo album dei neo-nati Black Phantom, side-project di Andrea Tito, bassista dei Mesmerize. Siamo stati invitati ad ascoltarlo in anteprima presso gli Octopus Studio di Andrea Garavaglia, queste sono le impressioni e le sensazioni che abbiamo raccolto per voi.
Andrea Tito è uno dei fondatori dei Mesmerize, nonché uno dei musicisti che più hanno contribuito alla scrittura delle canzoni del gruppo nel corso degli anni. Quando si passa tanto tempo assieme, soprattutto se si è anche amici oltre che membri della stessa band, è normale influenzarsi a vicenda nei gusti, nel modo di scrivere e comporre. Lo stile evolve, il sound cambia e a volte prende anche strade inaspettate. Capita così, che tante idee rimangano nel cassetto, una canzone non si adatta all’album che si sta scrivendo in quel momento, un’altra ha uno stile che si discosta da quello attuale del gruppo, un’altra non si riesca a farla quadrare come si vorrebbe e allora la si accantona in attesa di aver più tempo da dedicarle. Altre volte, semplicemente, si ha voglia di scrivere qualcosa di diverso, qualcosa di più in linea con le proprie passioni. Da tutto questo, da un percorso lungo ormai più di 20 anni che si affianca a pezzi scritti apposta per questo disco, nasce il materiale che compone “Better Beware!”.
Il gruppo preferito di Andrea son sempre stati gli Iron Maiden. Lui non ne ha mai fatto mistero, semmai il contrario visto che una maglietta o l’altra del gruppo inglese sono quasi come una seconda pelle per lui. Viene da sé che nel momento di dare forma e sostanza al suo personale side-project, fosse quasi un passaggio obbligato quello di crearsi una sorta di mascotte, di personaggio che identificasse i Black Phantom. A dargli caratteristiche ed aspetto è stato chiamato l’artista moldavo Zeeksie Znugglestab, che ha dato vita a quella che ci è stata descritta come una sorta di “versione horror di Macchia Nera della Disney” (sinceramente non ci dispiacerebbe leggere di un eventuale faccia a faccia tra Topolino e Black Phantom, qualcosa ci dice che la vicenda non finirebbe troppo bene per il topastro saccente).
Ad affiancare Andrea agli strumenti, per questioni di tempo, disponibilità e feeling, la scelta è caduta in maniera quasi automatica su alcuni dei membri dei Mesmerize, segno che ad unire questi musicisti è soprattutto l’amicizia e la capacità di intendersi subito senza neanche parlarsi. Quindi ecco Andrea Garavaglia (anche responsabile di registrazioni e mix) alla batteria e Luca Belbruno alle chitarre. A fianco di questi volti noti, anche due facce nuove: Manuel Malini alla voce e Roberto Manfrinato alle chitarre. Le due new-entry provengono dagli Eruption, una band già ben conosciuta nella zona di Magenta e dintorni dove la maggior parte dei membri del gruppo vive e che, guarda caso, si distingue per aver nel proprio repertorio anche un buon numero di cover degli Iron Maiden, sarà solo un caso?
Ma andiamo a vedere, pezzo per pezzo, cosa ci riserva questo “Better Beware!”.
Si comincia con “Light Behind the Armor”, un pezzo che inizia subito forte per far capire all’ascoltatore quello che deve aspettarsi da questo disco: puro heavy senza troppi fronzoli, che pesca a piene mani dai capisaldi del genere, pur presentandosi in una veste moderna e non datata. A livello di produzione, inoltre, si sente fin da subito dove si sia andati a porre l’accento: poteva un bassista, vero e proprio mastermind della band, lasciare il suo strumento in secondo piano, come purtroppo fanno sempre più spesso le ultime uscite? Ovviamente no, quindi ecco il basso prendersi la scena ed essere uno degli elementi principali attorno a cui ruota tutto il sound dei Black Phantom. Prima canzone che si ascolta, ma anche ultima ad essere stata composta, e un po’ si sente, perché è forse quella che più risente di alcune scelte stilistiche che hanno contraddistinto l’ultimo periodo dei Mesmerize. Si tratta, anche, del brano scelto per divenire il primo video-clip ufficiale e che contraddistinguerà la terza anteprima rilasciata agli ascoltatori per la fase di promozione del disco.
Subito dopo ecco, in preciso stile Iron Maiden, una canzone che porta per titolo il nome del gruppo: “Black Phantom” e che ci presenta la mascotte della band. Su questo brano il basso è veramente molto accentuato, quasi come se ancora più che sul retro del disco, Andrea Tito avesse voluto mettere il suo sigillo a rimarcare come questa band sia una sua creatura. Alcune delle scelte sonore ricordano i primi Mesmerize e anche il cantante, Manuel, sembra portato ad adottare alcune linee vocali che ricordano ora il Folco Orlandini di “Tales of Wonder”, ora il Bruce Dickinson solista. Forse quest’ultima fonte di ispirazione bisognava un po’ aspettarsela, dato che Manuel milita, ormai da tanti anni, in una cover band degli Iron Maiden. Il risultato, in ogni caso, è tutt’altro che disprezzabile.
Altro pezzo veloce e aggressivo “Up is Down, Black is White”, uno dei pochi che sembra addirittura presentare l’uso della batteria in doppia cassa. In realtà si tratta di uno stile non usato di frequente da Andrea Garavaglia e infatti, anche in questa occasione, più che doppia cassa bisognerebbe parlare di un mezzo tempo.
A seguire troviamo “Less Than Zero” che ci viene detto essere anche il primo pezzo distribuito in maniera promozionale in streaming per far conoscere il disco e la band. Il brano risale, come periodo di stesura, a quello in cui i Mesmerize stavano scrivendo “Stainless” e bisogna dire che, a livello di songwriting, qualche riferimento si sente. Si tratta, però, più di una questione di stile, che di sound, perché quest’ultimo è perfettamente amalgamato a quello del resto del disco. Spicca il coro centrale, elemento curioso e interessante che presenta una sorta di discontinuità con il resto dell’album.
“Firebase Valley Forge” è l’ennesimo omaggio di Andrea al suo gruppo preferito, gli Iron Maiden, tanto che in saletta si scherzava sul fatto che il gruppo d’Albione avrebbe dovuto chiedere i danni per plagio. Naturalmente non vi è nulla di copiato, tutto è farina del sacco di Andrea Tito, ma l’atmosfera, il songwriting, perfino i temi trattati nella canzone, sono così tanto da Iron Maiden, che l’associazione spicca immediata alla mente, fin dalle prime note.
Si scavalla la metà del CD con “From an Is to a Was” e si fa un nuovo passo indietro nel tempo fino al periodo in cui i Mesmerize erano impegnati a scrivere “Off the Beaten Path”, il loro secondo album. Anche qui i riferimenti sono percepibili in alcuni passaggi, mentre l’intro ricorda per certi versi “The Werewolf”, prima song di “Tales of Wonder”, prima di volgere verso altri lidi. Molto interessante l’assolo di basso in controtempo, in cui un Andrea di solito sempre molto posato e pacato, si lascia andare a qualche virtuosismo.
Al settimo posto della scaletta troviamo “The Absence”, brano che si basa principalmente sull’alternarsi di parti lente e d’atmosfera con altre più veloci e pestate. Nelle prime torna a farsi viva l’indole un po’ alla Dickinson di Manuel Malini, a cui la sua voce tende ad assomigliare per alcune linee vocali. Nelle seconde e in particolare nel bridge, si sente il crescendo poi presente anche in alcuni brani di “Painthropy”, anche se questa canzone risale al 1997 e quindi li anticipa di diversi anni.
Proprio ai primi tempi di “Painthropy” risale, invece, “Ninth Ring of Hell”, ma lo stile è molto diverso da quello del disco dei Mesmerize, quindi non meraviglia che sia stato messo da parte e non utilizzato. È sicuramente uno dei pezzi più complessi e costruiti di “Better Beware!” e necessiterebbe più ascolti per essere completamente assimilato. In particolare diversi passaggi risultano molto spessi, nel senso di presentare molti strumenti e molti suoni che si sovrappongono. Scelta che noi condividiamo, in quanto non troppo amanti dei dischi che esauriscono quello che hanno da dire già al primo ascolto, ma col rischio che qualcosa, anche di importante, se non di fondamentale, vada perso, se il CD venisse ascoltato con un impianto audio non del tutto all’altezza.
Giungiamo così alla conclusione con quella che, in realtà, è stata la canzone che ho meno apprezzato: “The Invisible Man”. Il motivo è da ricercarsi principalmente nella parte parlata ed effettata che lo contraddistingue, che purtroppo non è riuscita a convincermi e che, anzi, non ho potuto fare a meno di trovare fuori luogo. Giudizio, però, dato a freddo dopo un solo ascolto, quindi nulla vieta che, riascoltando il brano, possa cambiare.
A chiudere del tutto questo “Better Beware!”, visto che se ne è fatto così tanto parlare per tutto il report, non poteva mancare una cover di una band in particolare: ovviamente gli Iron Maiden. La scelta è caduta su “Total Eclipse”, pezzo che è stato riadattato per integrarsi al meglio, per sound e stile, al resto dell’album al punto dal sembrarne una vera e propria parte integrante, come fosse stato scritto apposta. Non presenta molte variazioni, invece, rispetto all’originale, essendone per certi versi una copia quasi perfetta (colpa dei diritti di utilizzo del brano, che non permettevano troppe variazioni ed esperimenti).
Per concludere non possiamo che dirci soddisfatti da questo disco, frutto di un lavoro, capacità e genuinità che davvero si possono toccare con mano. A renderci ancora più felici è anche il poter constare come musicisti che si sono sempre apprezzati nel corso degli anni, anche nel momento in cui il loro gruppo principale si sta prendendo un momento di pausa, non restano con le mani in mano, ma continuano a produrre, a scrivere buona musica, a battere nuove (o vecchie) strade, alla ricerca di una propria precisa identità. Lunga vita, quindi, ai Black Phantom e che questo sia solo il primo di tanti altri dischi!
Alex “Engash-Krul” Calvi