Great Master: “Montecristo” studio report
Sabato 2 settembre 2023: noi di Truemetal.it siamo stati invitati a Padova, ai Jetglow Recordings Studio, per ascoltare in anteprima “Montecristo”, sesto album in carriera dei veneti Great Master. La formazione capitanata da Gianluca “Jahn” Carlini rappresenta ormai un pezzo di storia della scena metal nazionale e per noi è stato un vero piacere poter presenziare a tale evento. Eccovi quindi il resoconto della giornata vissuta a Padova, a base di metal, letteratura e… prosecco!
Studio report a cura di Marco Donè
Arriviamo ai Jetglow Recordings Studio attorno alle 15:30 e veniamo accolti da dei raggianti Great Master, quasi al completo [manca solo il batterista Denis Novello, n.d.a.]. Una volta radunati gli invitati all’ascolto in anteprima di “Montecristo”, vengono subito stappate le prime bottiglie di prosecco, accompagnate da un ricco buffet: un’accoglienza spettacolare. Un loquace e simpaticissimo Stefano Sbrignadello ci mette subito a nostro agio, rompendo il ghiaccio con una battuta. Ci spiega che l’aver aperto il prosecco prima dell’ascolto di “Montecristo” è una cosa voluta, un modo per stordire tutti e ottenere solo pareri positivi [risate collettive, n.d.a.].
Ultimato il bicchiere di prosecco, entriamo in cabina di regia, per iniziare a conoscere “Montecristo” in ogni suo dettaglio. L’album, come da tradizione Great Master, è stato mixato e masterizzato ai Domination Studio di Simone Mularoni e uscirà per l’Underground Symphony di Maurizio Chiarello il prossimo 21 settembre.
Dopo aver preso posto, Stefano e Gianluca ci spiegano come procederemo all’ascolto del disco. Il nuovo album dei Great Master è un concept incentrato sul romanzo “Il conte di Montecristo”, di Alexandre Dumas, e la compagine veneta ha deciso di presentarci le canzoni spiegandoci di volta in volta il momento del romanzo narrato in ogni singola traccia. Un modo per comprendere al meglio l’evoluzione del platter e, perché no, ripassare un autentico classico della letteratura mondiale.
Stefano e Gianluca, inoltre, ci raccontano come sia avvenuto lo split con Jack Lauretani alla batteria. Il musicista, a causa della pandemia e del lockdown, è stato obbligato a cambiare lavoro, ritrovandosi a non avere il tempo materiale per arrangiare e registrare le canzoni del nuovo “Montecristo”. Avendo lo studio prenotato, i Great Master sono stati obbligati a trovare un nuovo batterista. Stefano ha subito chiesto aiuto a due vecchie conoscenze: Simone Morettin [Elvenking ed ex Revoltons, n.d.a.] e Denis Novello [Agarthic ed ex Bad As, n.d.a.]. Entrambi hanno accettato con piacere, dando il loro contributo su “Montecristo”: Simone Morettin con sette tracce, Denis Novello con cinque. Quest’ultimo, poi, è entrato ufficialmente in line-up.
Con “Montecristo” i Great Master hanno deciso di sviluppare ulteriormente il percorso iniziato con “Skull and Bones – Tales from over the Seas”. “Montecristo”, infatti, è un lavoro dal taglio power, con forti connotazioni epiche e sinfoniche. Sul termine sinfonico Stefano e Gianluca si soffermano un attimo, sottolineando il fatto che il loro “essere sinfonici” non pone le tastiere al centro delle composizioni, ma il loro operato tende a completare, a enfatizzare le atmosfere, le emozioni delle singole tracce. Lo potremmo tradurre come un lavoro di contorno che, però, risulta fondamentale per la struttura canzone. E credeteci: l’ascolto dell’album ci ha dato proprio questa sensazione.
I Great Master, inoltre, ci spiegano come i cori stiano acquisendo sempre più importanza nel sound nella band, e “Montecristo” ha visto un lavoro maniacale per sviluppare al meglio proprio questo aspetto.
La parola passa poi a Stefano, che ci introduce la prima canzone del disco:
Le Pharaon e Back Home
Stefano Sbrignadello: “Il romanzo è stato scritto attorno alla metà del 1800 e la storia inizia con la figura di Edmond Dantès, un marinaio, che nel 1815, a bordo della nave Le Pharaon, torna a Marsiglia, sua terra natale. Vi fa ritorno governando la nave, sebbene fosse il secondo in comando. Il capitano era morto durante il viaggio. Edmond sta per affrontare una situazione nuova: è giovane, di buon cuore ed anche è molto ingenuo. A Marsiglia deve sposarsi con Mercédès, la sua amata. Deve inoltre ritrovare il padre, che è molto malato ma a cui è fortemente legato. Edmond torna a Marsiglia dall’isola d’Elba, portando con sè una lettera, di cui non conosce il contenuto. Gli è stata data dal capitano, con il compito di consegnarla a un messo. Edmond, seguendo il codice marinaresco, porta con sé la lettera, senza battere ciglio. Arrivato a Marsiglia, Morrel, il suo armatore, lo nomina nuovo capitano de Le Pharaon. Edmond si trova quindi a vivere una situazione molto positiva: un matrimonio imminente, baciato da un nuovo incarico, con una paga migliore. Nelle prime due tracce, ‘Le Pharaon’ – l’intro – e ‘Back Home’, parliamo proprio di questo ritorno, ma con un “ma” nel finale, proprio a causa della lettera che Dantès porta con sé. ‘Back Home’ è uno dei pezzi suonati da Simone”.
“Montecristo” si apre con ‘Le Pharaon’, intro tastieristico dal forte flavour marinaresco. Sembra proprio di essere a bordo di una nave arrivata in porto, pronta ad attraccare. Questo momento magico viene spezzato dall’attacco di ‘Back Home’, traccia cadenzata, epica ed enfatica. L’importanza svolta dai cori in questo nuovo disco affiora già dalle battute iniziali, così come la teatralità di Stefano Sbrignadello al microfono, autore di una prova magistrale. Il ritornello, poi, si stampa subito in testa: epico e avvincente. ‘Back Home’ si chiude con un completo cambio d’atmosfera, frasi sussurrate e un arpeggio cupo e desolante che sfuma nel finale, lasciando capire che qualcosa di non proprio allegro farà capolino nella nostra storia. Che inizio!
The Left Hand Joke
Stefano Sbrignadello: “Eh, il finale di ‘Back Home’ fa capire come le cose stiano andando un po’ a puttane. È come se volessimo dire: «Dantès! Sveglia!». Cosa sta succedendo? In ‘The Left Hand Joke’ – il gioco della mano sinistra – parliamo di tre, diciamo quattro personaggi che ruotano attorno alla vita di Dantès. Questi personaggi non sono per nulla felici dei successi che Edmond sta ottenendo. Il primo di loro è Danglars, lo scrivano de Le Pharaon, geloso di Edmond perché pensava di essere nominato lui capitano, e non Dantès. Poi c’è Fernand Mondego, cugino di Mercédès, di cui è follemente innamorato: le si è dichiarato ma è stato respinto. Ricordiamo che all’epoca i matrimoni tra cugini “andavano di moda”. Questi due uomini – i cui interessi muovono contro quelli di Dantès – una sera si trovano a sbevazzare in una locanda. A loro si aggiunge Caderousse, che fa un po’ il Mefistofele della situazione. È il più vecchio dei tre, ed è più ubriaco che altro. Caderousse inizia a dire che a Dantès va sempre tutto bene e propone di fargli uno “scherzo”. Danglars, visto che Dantès portava con sé una lettera che arrivava dall’Elba, dice che lo si potrebbe denunciare come agente bonapartista. All’epoca Napoleone era esiliato sull’isola d’Elba, in Francia c’era un nuovo governo spaventato da un suo possibile ritorno, gli agenti bonapartisti non è che facessero proprio una bella fine. I tre decidono quindi di scrivere una lettera e inviarla al magistrato. Caderousse, però, dice che una lettera potrebbe essere identificata e propone di scriverla con la mano sinistra, da qui ‘The Left Hand Joke’. Danglars scrive la lettera, i tre la consegnano e Dantès viene arrestato e portato dal magistrato Villefort. Villefort è molto giovane, ma ha già accumulato tanta esperienza e capisce in tempo zero che Dantès è innocente. Il magistrato chiede però a Edmond se avesse davvero con sé una lettera dall’isola d’Elba. Dantès gliela mostra, Villefort la apre, la legge e sbianca: quella lettera era indirizzata al padre del magistrato, un vero agente bonapartista. Quella è una prova. Villefort decide di bruciare la lettera, per eliminare la prova, ma rimane comunque un testimone: Dantès. Lo fa quindi arrestare e deportare al Castello di If, la prigione peggiore della Francia. In “The Left Hand Joke” la batteria l’ha suonata Denis”.
‘The Left Hand Joke’ si apre con le classiche melodie made in Great Master, con le chitarre protagoniste. La traccia si sviluppa con una strofa incalzante, in cui Sbrignadello sale in cattedra, con una prestazione davvero trascinante. ‘The Left Hand Joke’ esplode poi in un ritornello tipicamente power, dal tiro micidiale. Ottima la solistica, così come le orchestrazioni e i cori. Altro pezzo riuscitissimo, che non a caso è stato scelto come terzo singolo di “Montecristo”.
Where the Shame Lives e I Am the Master
Stefano Sbrignadello: “Dantès viene portato al Castello di If senza sapere perché. Villefort l’aveva salutato con il sorriso, dicendogli una cosa tipo: «Vai sereno, ci vedremo per un caffè» [risate, n.d.a.]. Al Castello di If Dantès fa tutta una serie di appelli, per avere una sorta di riesamina del processo. Appelli che non vengono presi in considerazione”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Il Castello di If è una prigione di stato, dove vengono mandate le persone che devono sparire. Chi entra al Castello di If non ne esce più. Vi venivano condotti i prigionieri politici e Dantès, accusato di essere un agente bonapartista, poteva finire solo lì”.
Stefano Sbrignadello: “In prigione Dantès tenta il suicidio più di una volta e rischia la totale pazzia. Un giorno, però, incontra un altro prigioniero, l’abate Faria, anch’egli incarcerato per motivi politici. Faria stava scavando un tunnel, per fuggire dal Castello di If, ma aveva preso male le misure, sbucando nella cella di Edmond. I due fanno amicizia e tra loro si viene a creare una sorta di sodalizio. Faria era una persona estremamente colta e diventa una sorta di maestro, per Dantès. Nei due anni successivi il loro incontro, Faria insegna a Edmond la chimica, la filosofia, il latino: lo accultura, insomma. Gli fa inoltre capire cosa sia realmente accaduto. Sì, perché Edmond racconta la sua storia a Faria e l’abate, capendo tutto al volo, gli spiega di quale inganno sia stato vittima. È proprio in quel momento che Dantès inizia a sviluppare il suo desiderio di vendetta. Faria morirà, Dantès si sostituirà al suo cadavere…”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Ferma, ferma, ti xe drio contar tre canson [detto in veneto, con risate generali, n.d.a.]”.
Stefano Sbrignadello: “Mi ero fatto prendere la mano, questo, d’altronde, è il mio romanzo preferito. Dai, ascoltiamo due canzoni di seguito, ‘Where the Shame Lives’ e ‘I Am the Master’. ‘Where the Shame Lives’ parla del Castello di If. Shame perché andare al Castello di If significava essere marchiati di infamia, chi vi entrava spariva proprio. La stessa Mercédès non sa più nulla di Dantès. Sa che è stato arrestato ma non sa dove sia finito”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Mentre ‘I Am the Master’ va glorificare la figura di Faria, che era l’abate di un Cardinale italiano molto ricco, un componente della famiglia degli Spada, un particolare fondamentale per lo sviluppo della storia. Faria, conoscendo Dantès, lo prende sotto la sua ala protettrice, lo istruirà e gli insegnerà anche a tirar di spada. ‘Where the Shame Lives’ è suonata da Simone, mentre ‘I Am the Master’ è suonata da Denis”.
‘Where the Shame Lives’ si apre con dei cori tipicamente marinareschi, che vanno a scandire il momento in cui Dantès viene condotto al Castello di If, su una nave. La canzone risulta più riflessiva, meno incalzante rispetto alle prime due tracce. E non potrebbe essere altrimenti, visto il momento narrato. In questo modo, in “Montecristo”, appare subito evidente il lavoro maniacale svolto in fase di composizione, nel tentativo di tradurre in musica le varie emozioni che si susseguono nel romanzo. Un tentativo fin qui perfettamente centrato. ‘Where the Shame Lives’ è senza ombra di dubbio l’episodio più cupo del disco. La successiva ‘I Am the Master’ attacca in maniera maestosa, con delle orchestrazioni ricercate. Sorprende la prova di Sbrignadello al microfono, che interpretando l’abate Faria traccia una linea vocale completamente diversa rispetto a quelle fin qui ascoltate, sia per colore, che per espressività. Sembra di trovarsi al cospetto di una persona dotta ed estremamente acculturata, pronta a impartirci importanti lezioni di vita. Davvero una grande prestazione quella offerta dal cantante. ‘I Am the Master’ si presenta come una canzone evocativa, con delle improvvise accelerazioni nel bridge e nel ritornello. Da sottolineare l’uso dei cori – chiaramente influenzati dalla scuola Savatage – e l’eleganza dell’assolo di chitarra.
Your Fall Will Come
Stefano Sbrignadello: “Siamo arrivati alla fuga di Dantès. Edmond, seguendo le indicazioni di Faria, riesce a trovare il tesoro degli Spada, che si trova nell’isola di Montecristo. Il tesoro è un qualcosa di assurdo, altro che superenalotto! [risate generali, n.d.a.] Da lì inizia la macchinazione della vendetta contro i tre, diciamo quattro, che l’hanno tradito. Prima, però, deve capire quale ruolo abbia avuto ognuno di loro. Il pezzo che andremo ad ascoltare ora, che si intitola ‘Your Fall Will Come’, con Simone alla batteria, rappresenta proprio lo sfogo di Dantès. Your fall will come è la frase che lui ha ripetuto all’infinito nei suoi quattordici anni di reclusione al Castello di If. Quattordici anni che lo hanno cambiato profondamente, sia dal punto di vista caratteriale, che fisico: è più magro, smunto, sembra quasi un vampiro. È più forte, è più colto, è proprio irriconoscibile agli occhi degli altri. Uno dei temi fondamentali del romanzo è proprio l’identità, un qualcosa di profondamente labile. Questa è proprio la canzone in cui Dantès dirà: «Sono il Conte di Montecristo». Qui, inoltre, cantando tutto in prima persona, do anche un’impronta diversa a Dantès, ora Conte di Montecristo. Il protagonista adesso è più sicuro di sé, è più forte e, di conseguenza, spingo molto di più sulle note alte, rispetto ai primi pezzi”.
‘Your Fall Will Come’ è una bella botta di adrenalina, una canzone incalzante, in cui melodia e aggressività si sposano alla perfezione. Le chitarre ritornano protagoniste e incontriamo uno Stefano Sbrignadello bello incazzoso al microfono, pronto a spingere verso le parti più alte del suo registro vocale. Dopo una strofa e un bridge cadenzati, il ritornello esplode in un classico refrain power, per una traccia che si piazza tra gli higlight di “Montecristo”.
Nest of Stone
Stefano Sbrignadello: “Eh, come avete sentito, siamo belli incazzati. Non siamo venuti fuori proprio morbidissimi dall’esperienza al Castello di If… Cosa fa ora Dantès? Torna a Marsiglia, assumendo identità diverse, per capire cosa sia successo a chi l’ha tradito e a chi gli ha voluto bene. Vuole capire il quadro della situazione, insomma. La canzone che ascolteremo è ‘Nest of Stone’, il nostro secondo singolo. Qui cosa succede: nel pezzo abbiamo fatto un attimo il focus della situazione, nel libro, però, Dantès scopre tante cose grazie a Caderousse. Edmond gli si presenta come l’abate Busoni e scopre che Mercédès si è sposata con Mondego e ha avuto un figlio. Dantès, che ormai è il Conte di Montecristo, quando ripensa a lei, quando vede l’attuale situazione, prova una desolazione che ha pochi appigli: non c’è più posto per quello che c’era una volta. ‘Nest of Stone’ parla di una persona priva di ogni speranza, che ha perso tutto. Per lui esiste solo il ricordo di ciò che è stato. Il sentimento, l’attaccamento, la visione del futuro che Mercédès ha ancora – è lei l’unica a riconoscere Dantès – tutto questo non trova più posto nel nuovo Edmond”.
‘Nest of Stone’ è la ballata di “Montecristo”. Canzone toccante, carica di pathos, in cui il pianoforte di Giorgio Peccenini dona eleganza e un tocco di malinconia alla traccia. ‘Nest of Stone’ rappresenta alla perfezione il momento in cui ci lasciamo alle spalle ciò che è stato, l’attimo in cui ci rendiamo conto che il passato è passato, e non potrà mai tornare. ‘Nest of Stone’ è senza ombra di dubbio uno dei passaggi più intensi di “Montecristo”.
My Name
Gianluca “Jahn” Carlini: “Dopo ‘Nest of Stone’ c’è ‘My Name’, canzone dal titolo emblematico perché parla del concetto di identità. Dantès, per poter raggiungere la sua vendetta, si serve di varie identità: l’abate Busoni, Lord Wilmore e Simbad, un marinaio. In ‘My Name’ descriviamo queste tre identità. Tramite l’abate Busoni, Dantès scoprirà che il padre è morto e che Mercédès si è sposata con Mondego. Servendosi di Lord Wilmore, invece, andrà a trovare il suo vecchio armatore, Morrell. Lo troverà in un momento di profonda tristezza, in quanto è sommerso dai debiti. Dantès deciderà di aiutarlo. Attraverso queste identità colpirà chi l’ha tradito, è vero, ma aiuterà chi gli ha voluto bene”.
Stefano Sbrignadello: “Dantès deciderà di aiutare il figlio di Morrel, tanto che il finale della storia sarà proprio l’unione tra chi l’ha tradito e chi gli ha voluto bene. Vi sveliamo anche una piccola curiosità: ‘My Name’ e ‘Man from the East’, la canzone successiva, sono una piccola novità in casa Great Master, in quanto sono opera del maestro Giorgio Peccenini. E dopo questa informazione, che ‘My Name’ sia!”.
‘My Name’ è una canzone maestosa, dalla forte epicità, condita da atmosfere marinaresche. Il suo incedere è cadenzato, con una parte centrale caratterizzata da un forte uso di cori e orchestrazioni, subito seguita da un assolo davvero ben strutturato. È il perfetto collante tra quanto narrato in ‘Nest of Stone’, il momento in cui Dantès si scrolla di dosso il passato, diventando freddo e glaciale, e il compimento della vendetta, con l’esplosione della rabbia che caratterizzerà le battute conclusive di “Montecristo”.
Man of the East
Stefano Sbrignadello: “Ci troviamo nel momento in cui Edmond, dopo aver aiutato gli amici, viene a conoscenza di un bel po’ di cose che riguardano i suoi nemici. Scopre che sono tutti diventati personaggi di successo: Danglars è diventato Barone ed è un banchiere di alto livello; Mondego ha fatto fortuna in guerra, come ufficiale – soprattutto grazie a delle azioni che definire poco lecite è davvero poco –; Villefort ha avuto successo scalando la società parigina. In questo momento Montecristo decide che deve acculturarsi ulteriormente e se ne va nove anni in Oriente, dove impara l’alchimia, l’arte dei veleni, la cultura orientale. Torna completamente cambiato, di nuovo. Fa inoltre ritorno con una serie di contatti e ramificazioni composte da ladri, assassini, persone di fiducia che piazza in quasi tutta Europa. Una rete di spie con cui inizia a minare la situazione dei tre avversari. Il quarto, Caderousse, Montecristo cercherà di salvarlo per tutta la durata del libro. Il problema è che Caderousse, ogni volta che si muove, pesta una merda colossale [risate, n.d.a.]. Ha una vera e propria abilità per mettersi nei guai. Caderousse alla fine muore, anche se Dantès aveva deciso di lasciarlo stare”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Da questo momento in poi il disco subisce un’accelerata importante, perché Montecristo passa all’azione. Le canzoni hanno quindi più impatto”.
‘Man from the East’ si apre con delle orchestrazioni dal forte sapore orientaleggiante, chiaro riferimento al viaggio fatto da Montecristo in Oriente. La canzone esplode poi in un concentrato di velocità e impatto, con chitarre belle graffianti e uno Sbrignadello che regala una prestazione sontuosa al microfono. ‘Man from the East’ è un pezzo tirato, il capitolo power-speed di “Montecristo”, in cui il drumming di Simone Morettin si fa notare, eccome. L’album si avvicina al suo atto conclusivo e la velocità e l’aggressività prendono il sopravvento. A questo punto nasce spontanea una considerazione: durante l’ascolto, “Montecristo” si è distinto per una caratteristica: riesce nel non facile compito di mantenere sempre alta la tensione, in un crescendo di enfasi e adrenalina. Imbriglia l’ascoltatore, catalizzandone l’attenzione. È forse l’album che rappresenta il punto artistico più alto mai toccato dai Great Master.
The Weak Point
Stefano Sbrignadello: “Nel prossimo pezzo Dantès pianifica la sua vendetta. Dopo aver scavato nel passato di ognuno dei suoi nemici, scopre che hanno diversi scheletri nell’armadio. Inizia quindi a preparare tutto, per colpirli dove fa più male. Li colpirà nel loro punto debole, da cui il titolo ‘The Weak Point’. Entrare nei dettagli della vendetta è impossibile, ci sono vicende davvero molto intricate. Speriamo però di avervi fatto venire voglia di leggere il libro!”.
Dopo un inizio che riporta alla mente gli Stratovarius di “Visions”, ‘The Weak Point’ si sviluppa come un classico pezzo in stile Great Master. Le aperture melodiche delle chitarre, tipiche della penna di “Jahn” Carlini, si fanno apprezzare con piacere. Bridge e ritornello risultano curatissimi, entrano in testa subito, grazie a dei cori enfatici e alla prestazione aggressiva di Stefano Sbrignadello. Molto eleganti le orchestrazioni – di cui segnaliamo un bellissimo assolo di clavicembalo – che donano quel tocco di maestosità, in grado di fare la differenza e arricchire di fascino la traccia. Un aspetto che, fin’ora, abbiamo apprezzato in tutte le composizioni di “Montecristo”. ‘The Weak Point’ è pezzo di power melodico all’ennesima potenza, riuscito in ogni suo aspetto. “Montecristo”, insomma, continua a regalare gradi emozioni.
The Final Revenge
Stefano Sbrignadello: “Ci stiamo avvicinando alle battute conclusive della storia. In ‘The Final Revenge’ Dantès realizza i suoi propositi: condurrà Mondego al suicidio e Villefort impazzirà. Per quanto riguarda Danglars, Dantès lo farà imprigionare, facendogli provare, per qualche mese, quello che lui ha vissuto per quattordici anni al Castello di If”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Durante la prigionia di Danglars – a Roma, tra l’altro – Dantès si faceva pagare per portargli da mangiare e in questo modo gli ha prosciugato le ricchezze”.
Stefano Sbrignadello: “Villefort impazzirà dopo aver trovato moglie e figlio uccisi. Mondego si suiciderà e Mercédès dirà al figlio di cambiare cognome, anche perché il figlio, dopo essere venuto a conoscenza delle azioni commesse dal padre, deciderà di non portare il cognome Mondego. Lo cambierà in Herrera, il cognome del padre di Mercédès, e partirà per la Legione straniera. Deciderà di partire dopo aver rischiato uno scontro con Dantès, che era disposto a farsi uccidere da lui. La cosa è un po’ complessa, ma diciamo che alla fine il figlio di Mercédès riconoscerà gli errori del padre e per riabilitarsi partirà per la Legione straniera. E qui, Montecristo inizia a rendersi conto di come tutti i suoi piani di vendetta stiano trascinando nel baratro anche persone innocenti. La vendetta di Montecristo stava davvero spazzando via qualsiasi cosa”.
I tempi continuano a essere sostenuti e serrati, nonostante l’apporto melodico sia notevole. ‘The Final Revenge’ è una delle canzoni più articolate di “Montecristo”, con continui cambi di tempo e atmosfere. Il ritornello si rivela davvero ben strutturato, sorretto da un impetuoso uptempo power, una sorta di fiume in piena, pronto a spazzare via qualsiasi cosa incontri sul suo passaggio. Un po’ come Dantès, ormai nel vivo della propria vendetta. L’intensità emotiva è davvero alta e, nonostante ci troviamo all’undicesimo pezzo, “Montecristo” non smette di stupire e impressionare. ‘The Final Revenge’ si rivela l’ennesimo bersaglio centrato.
October 5th – Wait and Hope
Stefano Sbrignadello: “La vendetta si è conclusa e siamo arrivati alla chiusura del concept. La canzone si intitola ‘October 5th – Wait and Hope’. Questo perché il 5 di ottobre avviene la redenzione di Dantès, nell’isola di Montecristo”.
Gianluca “Jahn” Carlini: “Cosa succede: Valentine de Villefort, figlia di Villefort, il principale antagonista di Dantès, è una ragazza di buon cuore, di animo semplice. La matrigna è gelosa di lei, perché una volta morto il padre erediterà tutta la fortuna di famiglia, lasciando a bocca asciutta il proprio figlio. Valentine è innamorata del figlio di Morrel, indebitatissimo dopo la morte del padre. Montecristo, sapendo dell’amore tra i due, si intromette. Dà una delle pozioni che ha imparato a fare in oriente a Valentine, portandola a una morte apparente. Il figlio di Morrel, venendo a sapere della presunta morte di Valentine, decide di suicidarsi. In questo contesto, il 5 ottobre, viene invitato da Montecristo nell’isola, con l’intento di dargli una pozione e farlo morire. Quando però il giovane Morrel arriva sull’isola, trova Valentine viva; il Conte, senza salutarli, decide di partire, lasciando loro un messaggio di speranza. Il messaggio lo trovate nel CD, all’interno del digipak. Montecristo lascerà loro una parte della sua fortuna e se ne andrà, senza salutarli. La famosa frase “aspetta e spera” arriva proprio da questo romanzo, perché è il messaggio finale che il Conte lascia ai ragazzi, cioè di attendere e sperare”.
‘October 5th – Wait and Hope’ ci proietta nel passato dei Great Master, con un attacco e una prima strofa che ci riportano ai tempi di “Serenissima”, all’ennesima potenza, però. Le velocità sono sostenute, con chitarre e tastiere ben presenti. Le chitarre suonano Great Mater fino al midollo, e Stefano, alla voce, regala un’altra prova straordinaria. La canzone risulta curata in ogni dettaglio, in particolare nelle soluzioni melodiche e nei cori, potenti ed evocativi, in pieno stile Blind Guardian. ‘October 5th – Wait and Hope’ è una delle tracce più maestose di “Montecristo”, una canzone in grado di trasmettere impressioni fortissime, che riempie il cuore di sensazioni d’altri tempi, che si possono respirare solo in quelle opere cariche di spessore emotivo.
Montecristo
Stefano Sbrignadello: “L’ultimo pezzo dell’album è il nostro primo singolo, la title track, ‘Montecristo’. È una riflessione sulla storia di Montecristo, in quanto non c’è un risvolto positivo alla fine della storia e del libro. Una vendetta di questo tipo, che travolge tutti, porta a empatizzare con il Conte. Man mano che ci si addentra nella storia, però, ci si rende conto di come le cose stiano completamente sfuggendo di mano. Dall’abisso non si torna fuori come una figura positiva, ma bensì come un demone”.
‘Montecristo’ è il primo singolo dell’album, uscito lo scorso maggio. Una canzone che rappresenta il perfetto epilogo del disco: riflessiva, poetica, maestosa. Ancora una volta i cori svolgono un’azione decisiva e donano una marcia in più alla composizione. L’influenza Savatage torna a farsi notare, in particolare nel ritornello e in quel “Montecristo” ripetuto più volte nella strofa. La sensazione che trasmette la canzone è quella di un addio, come se il Conte, dopo averci raccontato la sua storia, avesse deciso di andarsene, lasciandoci lì, a rimirare l’orizzonte e riflettere su quanto ascoltato. Il richiamo all’immagine di copertina è davvero forte, con quelle atmosfere e melodie marinaresche tipiche del songwriting di “Jahn” Carlini.
Un ascolto intenso quello vissuto ai Jetglow Recordings Studio, che ci ha permesso di scoprire in ogni suo dettaglio una delle gemme di questo 2023. “Montecristo” uscirà il prossimo 21 settembre e, senza ombra di dubbio, è il disco più maturo mai composto dai Great Master. Ancora pochi giorni e potremo finalmente farlo nostro.
Marco Donè