I 10 migliori album Doom del 2020
In ambito Doom il 2020 ha visto il ritorno di alcuni mostri sacri, l’esordio di nuove leve ed alcune collaborazioni di valore: selezionare le 10 migliori uscite dello scorso anno di questo genere è stata quindi un’impresa ardua. I criteri che hanno guidato la compilazione della lista che segue sono stati la ricerca di una sintesi tra i gusti della Redazione di TrueMetal.it e l’inclusione di dischi che, al di là del voto ottenuto nella recensione, possano ritenersi davvero rappresentativi. Ciò ha inevitabilmente comportato l’esclusione di realease di qualità e che meritano senz’altro una menzione: su tutte le ben 2 fatiche dei My Dying Bride (l’LP “The Ghost of Orion” e l’EP “Macabre Cabaret”), “At the Maw of Ruin” dei Green Druid, “Occult Fantastique” dei Briton Rites e Cosmic Ritual Supertrip dei “nostri” Black Rainbows.
Per rifuggire l’artificialità delle etichettature si è utilizzata un’accezione di Doom ampiamente inclusiva, accostando band che, se dal punto di vista stilistico sembrano avere poco da spartire, evidenziano come denominatore comune un’attitudine e un’ approccio all’arte e all’esistenza filtrate da un velo di oscurità e caratterizzate da una percezione del Destino come entità ineluttabile e spesso avversa, concezione – questa – che è poi l’essenza stessa del Doom. Tra i lavori riportati si segnala quello che, a parere di chi scrive, è stato il miglior album del 2020: “Stygian Bough: Volume I”, risultato della collaborazione tra Bell Witch e Aerial Ruin, è infatti uno di quei dischi in grado di ridefinire i canoni di un genere. Buon ascolto…
Bell Witch & Aerial Ruin “Stygian Bough: Volume I”
“Stygian Bough: Volume I”, uscito su Profound Lore Records alla fine dello scorso giugno, è frutto della collaborazione tra i Bell Witch e Aerial Ruin. Per quanti non avessero familiarità con queste band, circostanza non improbabile dal momento che si muovono all’interno dell’ambiente underground statunitense, iniziamo con il dire che provengono entrambe da quella regione così artisticamente e culturalmente prolifica che è il Pacific Northwest […] In meno di un decennio i Bell Witch hanno saputo imporsi come una delle realtà più interessanti del panorama Modern Doom mondiale, grazie a doti tecniche e compositive fuori dal comune e a una notevole propensione all’evoluzione sonora e concettuale […] La transizione della collaborazione con Aerial Ruin verso una forma strutturale ne è la riprova definitiva: quali altre band sono in grado di fondere con tanta armonia e naturalezza Americana e Doom estremo, Folk e Drone? “Stygian Bough: Volume I” è un’opera monumentale: a parere di chi scrive il miglior album Doom del 2020. (leggi tutto)
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Dark Buddha Rising “Mathreyata”
Da anni, ormai, la Finlandia si è imposta come punto di riferimento per il sottobosco della psichedelia oscura e pesante, grazie a una scena estremamente variegata che spazia dallo Psych rock a tinte Doom di Atomikylä e PH (in passato Mr. Peter Hayden) al folk degli Hexvessel, dal Black metal degli Oranssi Pazuzu fino al Drone/Sludge/Doom dei Dark Buddha Rising […] Si tratta indubbiamente di un ascolto impegnativo, ma la durata complessiva di circa quarantacinque minuti, in linea con il precedente “Inversum”, rende la fruizione di “Mathreyata” meno ostica rispetto a quella dei primi lunghissimi lavori del combo […] È evidente come, a quasi quindici anni dalla nascita, i Dark Buddha Rising siano da annoverare tra i principali propulsori del panorama Drone/Sludge/Doom internazionale. La loro forza risiede nella capacità di rimanere nei solchi della tradizione tracciata dai grandi che li hanno preceduti (Sunn O))), Earth, Burning Witch, Electric Wizard) evitando però di riproporne pedissequamente la lezione, ma introducendo elementi di assoluta originalità, in grado di definire una proposta davvero unica. (leggi tutto)
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Draconian “Under a Goddess Veil”
Rispetto al precedente Sovran, dotato di un’andatura placida, i cui brani si susseguivano quasi senza soluzione di continuità, in Under a Goddess Veil troviamo una scrittura magmatica e palpitante, che rende le tracce ben distinguibili l’una dall’altra. Ed i Draconian conseguono tale esito non soltanto mediante un collaudato estro compositivo, figlio di una carriera senza pressoché falsi passi, bensì in particolar modo grazie all’influenza di Heike Langhans, protagonista sempre più consapevole e presente del full-length. Under a Goddess Veil rappresenta dunque non soltanto il compimento che i fan si aspettavamo, bensì un platter in grado di eccedere i loro desideri: uno scrigno di oscurità, insomma, che mai come questa volta rappresenta un dono. (leggi tutto)
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Ecclesia “De Ecclesiae Universalis”
Reminiscenze Candlemass, Cathedral, suoni maestosi, epicità… Rimandi heavy/doom senza tralasciare sonorità NWOBHM. Proprio un menu ricco (forse troppo?) quello proposto dai francesi Ecclesia, al debutto con la nostrana Aural Music […] Il contesto narrativo in cui si sviluppa il lavoro fa riferimento alla Sacra Inquisizione del XII secolo, e in tal senso pare proprio di trovarsi di fronte a un vero e proprio concept, teso a rievocare uno dei periodi più oscuri, ma per certi versi, affascinante della storia medievale, con un organo dal sapore ecclesiastico che caratterizza buona parte dei brani, colmi di riff epici, cori roboanti e un groove invidiabile e devoto ai Candlemass […] Gli Ecclesia confezionano un debutto con i fiocchi, carico di entusiasmo e per certi versi persino goliardico – basti pensare agli pseudonimi volutamente esagerati con cui si presentano i componenti della band, tutti incappucciati di rosso e coperti da maschere di metallo […] (leggi tutto)
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Elder “Omens”
In “Omens” il suono del combo di Fairhaven (Massachusetts), ora stabilitosi a Berlino, trova un bilanciamento ottimale. Fragorosi riff downtuned, su cui si innestano le linee vocali pulite e ben riuscite di Nicholas DiSalvo (voce/chitarra), lasciano spazio a interludi onirici e cavalcate psichedeliche (Omens e Embers), il tutto caratterizzato da intricati passaggi di chitarra e numerosi cambi di tempo […] Nei 55 minuti di “Omens” non c’è spazio per riempitivi: tutto è al posto giusto e tutto è necessario agli Elder per plasmare brani vivi e in continua evoluzione […] In ambito stoner metal/rock “Omens” è una delle produzioni migliori che questo 2020 ci ha regalato ed è probabilmente destinato a occupare i primi posti della Year End List di molti appassionati del genere […] (leggi tutto)
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Emma Ruth Rundle & Thou “May our Chambers Be Full”
Il sodalizio tra Emma Ruth Rundle e i Thou è iniziato all’edizione 2019 del Roadburn Festival, dove si esibirono in un live set collaborativo, per poi sfociare nella pubblicazione di “May our Chambers Be Full”, uscito alla fine dello scorso ottobre per Sacred Bones Records. Sebbene sarebbe ragionevole supporre che, per trovare un punto di sintesi, i Thou ed Emma Ruth Rundle abbiano dovuto “venire a patti”, adattandosi gli uni all’altra, o viceversa, dall’ascolto dell’album emerge immediatamente come gli artisti coinvolti nel progetto non si siano discostasti dalle rispettive formule espressive, ma come siano stati capaci di combinarle con maestria […] Per quanto la proposta rimanga estrema, la componente melodica apportata da Emma Ruth Rundle, la qualità esecutiva e del songwriting e la durata contenuta rendono “May our Chambers Be Full” un disco potenzialmente fruibile da una platea diversificata, composta, oltre che dai seguaci del Doom, anche degli appassioni di generi come Post rock/metal e l’Alternative rock […] un album che va ben oltre alla semplice somma delle parti che lo compongono e che propone un sound personale, ma desideroso di mostrare la giusta riconoscenza alle proprie radici. (leggi tutto)
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Paradise Lost “Obsidian”
I Paradise Lost sono tornati […] Dopo un percorso di appesantimento del proprio sound – iniziato con “Faith Divide Us – Death Unite Us” e culminato con il ritorno alle origini, a quelle sonorità death-doom che hanno caratterizzato il monumentale “The Plague Within” e l’altalenante “Medusa” – il quintetto di Halifax ci regala un nuovo lavoro, dove la rabbia e la pesantezza lasciano il passo a quelle melodie che solo la formazione inglese sa proporre. Melodie che sanno toccare l’animo, nel profondo […] l’eco di “Draconian Times” compare in alcune delle composizioni del nuovo lavoro dei ‘Lost. Un qualcosa che dona ulteriore magia al platter […] Stiamo parlando di un lavoro destinato a finire tra i papabili candidati al titolo di album dell’anno, e scusate se è poco. Un lavoro che ci regala una formazione in forma smagliante, ispirata, con ancora tanto da dire. E se dopo oltre trent’anni di carriera una band sa sfornare un disco di tale intensità, beh, non possiamo che inchinarci al suo cospetto. I ‘Lost son tornati, lunga vita ai ‘Lost! (leggi tutto)
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Pallbearer “Forgotten Days”
Con “Forgotten Days” i Pallbearer sono tornati al sound più ruvido degli esordi, in cui hanno fuso armoniosamente stili differenti, definendo una proposta così personale da rendere difficile la comparazione con altre band. Le composizioni, mediamente più brevi di quelle dei suoi predecessori, evidenziano un’accresciuta maturità nel songwriting e la capacità di drenare le idee e condensarle in pezzi che, ad eccezione di un paio di episodi, rimangono al di sotto dei setti minuti […] Questo lavoro conferma come i Pallbearer siano una delle realtà più interessanti che la scena Doom statunitense ha prodotto nell’ultimo decennio e, ancora più importante, come il Doom non sia affatto quel sottogenere stantio, refrattario al cambiamento e pieno di clichè come a volte viene dipinto da chi non lo capisce, ma come, al contrario, sia una delle forme più pure di Heavy Metal che, consapevole del proprio status, non ha paura di ibridarsi con altri generi e tentare di muoversi lungo nuove direttrici. (leggi tutto)
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Shores Of Null – Beyond The Shores (On Death And Dying)
In un panorama musicale fatto di streaming, di playlist e di singoli pubblicati al volo di tanto in tanto, gli Shores Of Null per la loro terza uscita discografica compiono la scelta coraggiosa di usare il formato della traccia unica e senza interruzioni […] No skip, no shuffle, ma 40 minuti di tempo – forse una delle risorse più preziose al giorno d’oggi – da dedicare ad un ascolto attento e focalizzato […] “Beyond The Shores (On Death And Dying)” scuote chi lo ascolta con la dovuta attenzione, tanto è scombussolante nel concept quando impeccabile nell’elaborazione. Più che di un album, si tratta di un viaggio, un percorso personale che non può che essere drammatico e carico di sensazioni estreme che la band capitolina mette in musica in un flusso continuo di stati d’animo diversi, a volte opposti, ma senza mai perdere il controllo […] Un lavoro atrocemente splendido, un raro esempio di grande maturità compositiva. Sicuramente tra i dischi migliori di questo maledetto 2020. (leggi tutto)
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Wino “Forever Gone”
Folgorato dall’ “illuminazione oscura” durante uno show dei Black Sabbath a Baltimora (tour di “Paranoid”), Scott “Wino” Weinrich è, insieme a Bobby Liebling dei Pentagram, Lief Edling dei Candlemass, Dave Chandler dei Saint Vitus e pochi altri, uno di quei “Caronte” a cui si deve il merito di aver traghettato la componente più plumbea del sound del quartetto di Birmingham fino ai giorni nostri […] “Forever Gone”, un disco acustico (con sporadiche incursioni di chitarra elettrica, basso e batteria) che calca i solchi della tradizione del rock/folk americano che va da Johnny Cash a Townes Van Zandt, è una sorta di compendio della poetica di Wino e del suo tragitto artistico e personale […] Con “Forever Gone”, Scott Weinrich inserisce un’altra gemma di valore nella propria discografia, confermando la definizione che con gli amici abbiamo affettuosamente coniato per lui e che ripetiamo ogni volta che lo vediamo suonare dal vivo: un fottutissimamente grande rocker americano. (leggi tutto)
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