In memoria di Vitalij Kuprij
Lo scorso 20 febbraio ci ha lasciato a causa di un infarto il famoso pianista ucraino Vitalij Kuprij. Per chi scrive ha incarnato il ruolo del virtuoso per eccellenza, il musicista votato alla causa rock e metal, oltre che alla musica colta. La sua perdita va di pari passo a quella del bassista Sean Malone e altri grandi artisti nostri contemporanei precocemente scomparsi.
Fare un ritratto di Kuprij non è facile, come Giano bifronte sapeva stupire stando al pianoforte a coda quanto ai sintetizzatori. Sono pochi i tastieristi che possono vantare il suo curriculum vitae (già in precoce età) e concerti in sale rinomate come la Carnegie Hall. Il bello di Kuprij è che riversava il suo amore per la musica d’arte nei suoi dischi solisti, tutti da assaporare a piccole dosi per non eccedere nel profluvio di note proposto.
Ascoltare VK3 o Extreme measures per la prima volta è qualcosa di spiazzante e adrenalinico al contempo: sembra di essere di fronte a un gemello di Yngwie Malmsteen, con fiumi di semicrome, virtuosismi e melodie commoventi a comporre un quadro di musica strumentale pirotecnica.
Kuprij era avanti anni luce, i suoi sintetizzatori infatti proponevano un ventaglio sonoro e una potenza che ancora oggi si fatica a trovare in ambito progressive metal. Derek Sherinian (Whom Gods Destroy), pur con il suo stile unico, non ha lo stesso eclettismo; Jordan Rudess (Dream Theater) si avvicina alla maestria tecnica del maestro ucraino ma non la raggiunge; Michael Pinnella (Symphony X) e Andre Andersen (Royal Hunt) nemmeno. Reggono il confronto forse il mitico Jens Johansson (Stratovarius) e Pär Lindh (Pär Lindh Project), entrambi cresciuti all’insegna della musica d’arte.
Tornando a Kuprij, va ricordato che nei suoi dischi solisti si avvale sempre di degni comprimari, cimentandosi con chitarristi come Michael Romeo, Greg Howe, George Bellas, e il risultato è qualcosa di epico. Ha omaggiato Albinoni, Bach, Beethoven, Chopin, Liszt e Paganini inserendo esecuzioni pianistiche di livello nei suoi album metal. La sua versione al cardiopalmo della “Fantasia cromatica in Re minore (BWV 903)” è qualcosa d’inarrivabile, tecnica allo stato puro, lascia basiti ancora oggi.
Ha vissuto momenti di gloria con gli Artension di John West, i Ring of Fire capitanati da Mark Boals e la Trans-siberia orchestra (firmando il brano “King Rurik”), ma tutti lo avremmo voluto vedere coinvolto in un super gruppo ancora più ambizioso, perché no?, anche con Malmsteen.
Come ospite ha dato il suo apporto ai concerti dei Savatage, ai dischi solisti di Greg Howe, James Murphy, alla John Macaluso Union Band (nata dalle ceneri degli Ark), ma anche ai nostrani Noumeno e al Vivaldi Metal project. Proprio in riferimento a quest’ultimo progetto, forse Mistheria, il mastermind del progetto, potrebbe essere un potenziale erede di Kuprij.
Come non bastasse, dai commenti in suo ricordo, apprendiamo che era pure un buon giocatore di scacchi e amava pescare, il suo élan vital era invidiabile…
Ci mancherà il suo genio, la sua energia e la sua capacità di far dialogare i due emisferi della musica che conta. Di seguito propongo una playlist commemorativa per chi volesse ricordare la sua maestria e creatività.
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Si parte con i lavori solisti. “Symphony V” in High Definition è virtuosismo puro, sentire duellare Kuprij e Greg Howe è qualcosa di unico, sembra di essere nella Vienna di duecento anni fa ma con qualche decibel in più! Segue un tributo al clavicembalo dalla Sonata No. 8 in La minore (K. 310) e un omaggio a Paganini.
Da Extreme Measures proponiamo “Destination” con il famoso synth di fisarmonica all’avvio che apre le danze per nove minuti di pirotecnia pura, con gli unisoni targati Kuprij–Bellas. Lo studio 11 Op. 25 in La minore (soprannominato “Winter wind”) è interpretato magistralmente, a partire dal perfetto connubio tra accordi poderosi e scale snocciolate senza soluzione di continuità. Se Freidrich Nietzsche scriveva che pochi come Chopin sapevano danzare con le catene indosso, Kuprij ci riesce anche come interprete. Immancabile, poi, “Epilogue-Improvisation on a Theme by J.S. Bach”: cinque minuti con un solo sintetizzatore imbizzarrito che inizia citando la Fantasia cromatica in Re minore e nel finale raggiunge ritmi sincopati al limite del cacofonico. Da brividi.
Dall’album VK3 (il titolo è un omaggio alla propria tastiera) proponiamo la conclusiva “Reflections”, epitome del terzo disco solista di Kuprij, che qui dialoga con Tony MacAlpine (Planet X). In Forward and beyond (il suo album migliore?) abbondano i chitarristi, incluso Michael Romeo (Symphony X), presente in “Piano overture”, uno degli highlight assoluti di Kuprij, che trova un perfetto equilibrio tra heavy, power e baroque metal. Da segnalare anche “Idol tribute”, centone di brani di musica d’arte tra i più famosi.
Nella line-up di Revenge troviamo coinvolti al basso Randy Coven (scomparso nel 2014) e alla batteria John Macaluso, ma anche vocalist di tutto rispetto come Joe Lynn Turner in “Follow your heart”. Aggiungiamo “Classic War” per ribadire l’amore per la musica d’arte. In Glacial Inferno, invece, la progressive “Dancing flame” ripropone il trio delle meraviglie composto da Kuprij, Macaluso e Coven. Toccante l’Adagio di Albinoni rivisitato.
L’ultimo disco solista, Progression, è del 2020 e propone un cast di ospiti di nuovo validissimo, Kuprij sapeva chiamare a raccolta musicisti di spessore e variare le proprie collaborazioni per mettersi ogni volta in gioco. L’opener “Internal Force” regge il confronto con la celebre “Rising force” di Malmsteen e Tommy Vitaly (chitarrista live dei Virgin Steele in sede live e attivo con il Vivaldi metal project) furoreggia alla chitarra.
Dopo tanta ottima musica si rischia di eccedere in bpm. Per quanto riguarda le altre produzioni che vedono Kuprij in line-up proponiamo “Tree of knowledge” degli Artension, dal loro ultimo album (ormai risalente a vent’anni fa) e “Land of frozen tears” dei Ring of fire (dal concept album ispirato alla battaglia di Leningrado e uscito nel 2014). Imperdibili “Feeding the machine” di James Murphy e “Soul in your mind” con John Macaluso e James LaBrie. Chiudiamo con “King Rurik” a firma Trans-Siberian Orchestra.
A tutti buon ascolto.