Live Report: Lamb of God @ Streaming 26/09/2020
Il 26 settembre 2020 vieni invitato ad assistere ad un concerto; finisci di lavorare, arrivi a casa, doccia, cena, rutto libero, ti apposti sul divano, guardi il telegiornale, poi Real Time che c’è Bake Off Italia, vai in bagno, cucina, stappi una birra, torni sul divano e prendi in mano il pc per poi assistere a un concerto. A UN CONCERTO. Il 2020 è così, nel frattempo il tuo sguardo gira a sinistra, verso il mobiletto dove è custodito il biglietto per gli Emperor del 7 luglio e ti viene voglia di tirare il computer contro l’inferriata della finestra per sminuzzarlo e darlo da mangiare alle galline. In un’industria musicale già allo sfascio prima, ci si è dovuti arrangiare e inventare qualcosa che potesse permettere alle band di sopravvivere. Da qui la rete, il web e i live a pagamento, che consistono semplicemente in una band che suona senza pubblico e morta lì. Ha senso? No. E’ solo sopravvivenza.
Ciancio alle bande, entriamo nel locale attorno alle 23, dopo aver sbrigato la pratica dell’accredito alla cass… Dopo aver fatto il login (prezzo al pubblico 15 dollari) col codice gentilmente fornito dai promoter e, dopo un pre show a dire il vero non molto avvincente con un soporifero live dei Whitechapel e una breve intervista a Mike Morton, i Lamb Of God danno inizio alle ostilità. Quest’oggi suoneranno tutto Ashes Of The Wake e l’occasione è quindi piuttosto succosa. Non sembra cambiato nulla tranne un piccolo dettaglio: dietro le pelli non c’è più Chris Adler ma Arturo Cruz, e siamo tutti più anziani di 16 anni.
Il concerto viene trasmesso da un club in Virginia e la qualità audio/video è pazzesca. La band appare piuttosto statica tranne il buon Randy; va però detto che suonare per i cameraman è ben diverso dall’avere un pubblico adorante davanti. Ashes Of The Wake è un disco che ha resistito benissimo alla prova del tempo e suona ancora oggi fresco e potente; sicuramente il miglior lavoro dei Lamb Of God assieme al successivo Sacrament.
Parte Now You’ve Got Something to Die For e la mente viaggia al Flame Fest del 6 giugno 2005, quando l’Estragon era ancora in Via Calzoni e Ashes Of The Wake era uscito da nemmeno un anno. Fu un macello: gente dentro, fuori, sopra e sotto, mentre ora l’unico essere vivente che vedi durante il concerto è il tuo gatto che viene a chiedere dei croccantini mentre continui a scofanarti luppolo ormai diventato caldo per colpa dei Whitechapel.
I Lamb Of God nel frattempo si sono scaldati per bene, il ghiaccio è rotto e la brutalità delle esecuzioni inizia ad essere incalzante. Mentre The Faded Line butta giù anche le pareti tu selezioni con meticolosa premura i peluche con cui fare un circle pit in salotto. Prima però c’è da spostare il televisore, onde evitare di romperlo per tirare poi pletore di madonne in 4k e prenderle anche dalle galline che già hanno mangiato un pc e della tecnologia ne hanno piene le scatole.
Omertà, Blood Of The Scribe; One Gun, suonata in questa sede per la prima volta live, avrebbe meritato miglior fortuna che essere fruita da un salotto, ma tant’è. Break You e What I’ve Become sono una vera e propria badilata nei denti; la titletrack aumenta la difficoltà esecutiva e presenta qualche sbavatura evidente negli stacchi iniziali con Mark che guarda torvo i compagni, mentre la conclusiva Remorse Is for the Dead é sempre un gran bel brano e va a calare il sipario su un’opera che, nel bene o nel male, ha comunque lasciato un segno.
L’encore del concerto è affidato a brani tratti da New American Gospel, con Art che precisa che all’uscita dell’album era dodicenne. Si parte dalle fine con O.D.H.G.A.B.F.E. seguita da The Subtle Arts of Murder And Persuasion; con questi suoni il potenziale balistico rispetto all’originale mal prodotto quintuplica. L’ultimo brano in scaletta è Black Label e finisce tutto con un “Thank you and goodnight”. Schermo nero.
Tirando le somme, il live è stato ottimo: bella gente, ottime birre, prezzi abbordabili, locale facilmente accessibile e comodo, come essere a casa insomma! Meglio alzarsi e dare i croccantini al gatto, che stava già iniziando a puntare un gallo zeppo di transistor che il mattino seguente avrebbe dato la sveglia in c++. Seriamente, a chi la vogliamo raccontare? Tutto questo è solo un brutto sogno.