Live Report: Scorpions@Roma, Palalottomatica
SCORPIONS
Lunedì 9 novembre 2015
Palalottomatica, Roma
Una folla sufficientemente folta (ma, ahimè, non c’era il tutto esaurito che sarebbe stato lecito aspettarsi), è confluita qualche sera fa al Palottomatica per l’arrivo degli Scorpions a Roma, per la prima data italiana di questo tour che festeggia ben cinquant’anni di carriera per gli inossidabili hard rockers teutonici. Un pubblico composito, inevitabilmente, quello che ha accolto la band: dentro il palazzetto dello sport sito nel quartiere Eur della Capitale, si aggiravano, infatti, giovani metalheads, vecchi rockers dal capello imbiancato, belle signore il cui giubbotto di pelle conciliava la moda del momento con un look adeguato all’ambiente.
Il vostro live reporter è arrivato troppo tardi per godere a pieno dello show dei supporters Rhapsody Of Fire, ma abbastanza presto per capire che la band italiana stava regalando al pubblico romano un brano inedito (Into The Legend), e per apprezzare l’energia, la classe e la padronanza tecnica di una delle migliori formazioni tricolori.
Subito dopo, dunque, largo agli Scorpions: il sipario che riproduce la copertina dell’ultimo album, Return To Forever, cade, ed ecco che i cinque assi dell’Hard’n’Heavy si palesano, nel tripudio generale, al suono della recente, bombastica Going Out With A Bang. E’ subito chiaro che siamo alle prese con uno spettacolo assai energico a dispetto dell’età dei suoi protagonisti, che gli ingegneri del suono hanno avuto in gran parte la meglio sulla di solito insoddisfacente acustica del Palalottomatica, e che, anche dal punto di vista visivo, gli Scorpions regalano al pubblico emozioni fantasmagoriche. Il palco, infatti, ci rimanderà via via immagini dinamiche di Flying V gigantesche, muri di amplificatoti Marshall, bandiere tricolori e simboli di pace.
La musica, però, è sempre in primo piano: scorrono impeccabili e grintose Make It Real e The Zoo, mentre la strumentale Coast to Coast mette in mostra le doti delle due asce, ed in particolare, qui, di Rudolf Schenker (lo stesso succede, più avanti, con Delicate Dance, ma con Matthias Jabs prioritariamente sugli scudi). Il medley Top of The Bill/Steamrock Fever/Speedy’s Coming/Catch Your Train ci consente di fare un tuffo del repertorio maggiormente settantiano del five-piece tedesco, con qualche venatura blues, ma We Build This House (dall’ultimo CD), ci riporta nei territori del più scoppiettante hard melodico.
Ad un certo punto, come nella migliore tradizione del rock classico, i nostri s’affacciano sulla propaggine più avanzata del palco imbracciando strumenti acustici, e parte una sezione unplugged o giù di lì di rilevante dolcezza e delicatezza: sfilano, in un rosario di suggestioni romantiche, l’antica Always Somewhere, la recente Eye Of The Storm, e la magica Send Me An Angel, cantata in coro dagli astanti, che fanno eco all’inconfondibile timbro vocale di Klaus Meine. E che capiscono, a questo punto, che li aspetta uno dei momenti topici della serata. Sì, nel buio si fa strada, infatti, quella certa melodia fischiettata, Wind of Change si apre con il suo irresistibile aplomb di epocale power ballad, e nel Palalottomatica anche le sedie ed i muri cantano in coro ed hanno le lacrime agli occhi.
Il tempo di riprendersi dalla commozione, e l’hard’n’roll della fresca Rock’n’Roll Band irrompe sul pubblico per l’inizio di una lunga e travolgente cavalcata heavy metal che procede incessante fino alla fine. Va detto che i nuovi brani erano ben noti sono stati ben accolti dai fans, ma tale accoglienza è nulla in confronto al tripudio suscitato da Dynamite e Blackout (in mezzo alle quali hanno dato segno di sé In The Line of Fire, l’assolo di batteria di James Kottak – con trovate sceniche un po’ pacchiane ma divertenti – e la catchy Crazy World).
Mentre sullo schermo appaiono immagini metropolitane, il baldanzoso uptempo Big City Night chiude col botto la serata, ma non si può andare via senza riascoltare le emozionanti melodie di Still Loving You ed i riff, le ritmiche e l’innodico chorus di Rock You Like A Hurricane. Le quali vengono, difatti, puntualmente presentate nel bis, e trasportano magicamente in questa Roma del 2015, attraverso una macchina del tempo comandata dagli Scorpions e dai loro strumenti, un pezzo significativo degli anni Ottanta del secolo scorso. E suggellano, così, con le canzoni di maggior successo, il concerto di una band che ha attraversato con orgoglio quasi tutta la storia del rock.
Francesco Maraglino
Qui il Photo Report della data di Trieste (Daniele Peluso)
Line Up:
Klaus Meine – voce
Rudolf Schenker – chitarra, cori
Matthias Jabs – chitarra, cori
Pawel Mąciwoda – basso, cori
James Kottak – batteria, cori
Tracklist:
01. Going Out With A Bang
02. Make It Real
03. The Zoo
04. Coast to Coast
05. Top of The Bill/Steamrock Fever/Speedy’s Coming/Catch Your Train
06. We Build This House
07. Delicate Dance
08. Always Somewhere/Eye Of The Storm/Send Me An Angel
09. Wind Of Change
10. Rock’n’Roll Band
11. Dynamite
12. In The Line of Fire
13. Kottak Attack
14. Crazy World
15. Blackout
16. Big City Night
Bis:
17. Still Loving You
18. Rock You Like a Hurricane