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Off The Metal: Heavy Games | Holy Diver (Nintendo Famicom, 1989)

Di Giuseppe Casafina - 25 Gennaio 2021 - 10:00
Off The Metal: Heavy Games | Holy Diver (Nintendo Famicom, 1989)

OFF THE METAL:  HEAVY GAMES

Quando il gioco si fa Heavy, e la scuola dell’Heavy Metal incontra quella dei Videogames, nasce “Heavy Games”

“Off The Metal”, rubrica di TrueMetal.it dedicata a mondi paralleli, ma non per questo meno affini al nostro amato mondo della musica dura,  dopo la sua serie dedicata al cinema horror italiano inaugura anche una nuova, pixellosissima sottoserie dedicata ai videogiochi, sia vecchi che nuovi e rigorosamente curata dal “Retromaniaco” della redazione, vale a dire il sottoscritto!

“Off The Metal: Heavy Games” è il nome di questa nuova, affascinante (almeno per chi la scrive) avventura in forma scritta, ma che rimanda molto ad un mondo che della visualizzazione ha fatto della sua stessa essenza: i videogiochi, ma con una particolare, o almeno iniziale, enfasi sulla vecchia scuola di questi e vale a dire i retrogames, termine tecnico per definire i cari, vecchi videogiochi di un tempo, un tempo disponibili per console (retroconsole per le vecchie console dei bei tempi andati) oggi sicuramente non più in commercio (dove le sempre più comuni versioni Mini che affollano il mercato odierno rappresentano una questione che affronteremo sicuramente in una prossima puntata) ma che tuttora tanto fascino riscuotono tra i tanti appassionati del settore.

Andando ancora più nel dettaglio, ci soffermeremo su tutti quei videogiochi, sia vecchi e nuovi, che vantano/vantavano delle affinità col mondo Rock e Metal, sia a livello di copertina che soprattutto esecutivo: la loro storia e le loro ambientazioni infatti, così come alcune caratterizzazioni e pure alcune musiche, erano un qualcosa che molto spesso col mondo della musica dura aveva molto a che fare…quindi, perché non partire proprio con quello che è inequivocabilmente il ‘retrogame’ più “Heavy Metal” di tutti i tempi?

E no, non sto parlando di “Brütal Legend”, quello verrà mooolto, ma molto dopo…qui siamo nel 1989, anno di rilascio di moltissimi capolavori della nostro musica preferita e anno conclusivo del decennio più Metal che c’è….che la storia abbia inizio.

EPISODIO 1 : “Holy Diver”, legioni infernali pixellose nel segno di Ronnie James Dio.

 

PREFAZIONE: Giappone, 1989.

 

Il mercato dei videogiochi, sia nel Sol Levante che nel resto del Mondo, è in stato fervente grazie ai geni del marketing di Nintendo, i quali vinsero la non facile missione di lasciar riprendere terreno al settore delle console da gioco casalinghe dopo il crash economico causato da Atari nel 1983 (storicamente noto come “Atari Crash”, successivo al rilascio del videogioco “E.T.”, di cui ne furono sotterrate migliaia di copie nel deserto di Alamogordo, New Mexico, assieme ad altri titoli, testimoniando la caduta di un impero, quello di Atari, caduto nel peggiore dei modi possibili): sul territorio nipponico in particolare, nel 1989 i maggiori ‘competitor’ sul mercato erano rappresentati dal Famicom di Nintendo, vale a dire la versione dagli occhi a mandorla di quello che sia in Nord America che in Europa sarà il Nintendo Entertainment System/NES, e il fenomenale PC Engine di NEC/Hudson Soft (esportato negli Stati Uniti come Turbografx -16 e Turbografx nel solo Regno Unito), console che a partire dal 1988 è poi divenuta una vera e proprio istituzione nel mercato giapponese, superando addirittura lo stesso Famicom in termini sia di popolarità che di vendite.

La piccola console Nintendo, sempre nel 1989, era tuttora sulla cresta dell’onda all’epoca e nonostante un primo, timido sorpasso commerciale da parte dell’ancor più minuto (nelle dimensioni) ‘bolide’ NEC, tecnicamente molto superiore in qualsiasi aspetto grazie alla sua CPU a 8-bit e ben due processori grafici a 16-bit, era ancora onnipresente nei microscopici, ma accoglienti, salotti giapponesi.

Il Famicom era, invece, un 8-bit puro, e per di più classe 1983 come il disco che ha ispirato il titolo che andremo a trattare…coincidenze? …sì, ma il legame tra ciò di cui abbiamo parlato e ciò di cui andremo a parlare resta, e ciò è rappresentato dall’oggettino qui sottostante…

 

Una (costosissima) cartuccia originale per Nintendo Famicom di “Holy Diver”, risalente al 1989.

 

Ed è proprio nel 1989 che il team Irem, software house che da lì a breve diverrà famosa in tutto il Mondo per aver donati agli annali dei videogames la serie di Shoot’em Up R-Type, pubblicò, sul mercato nipponico, “Holy Diver”, un gioco che già a partire dal titolo genera più di un sospetto.

 

…non è un disco dei Secret Sphere e nemmeno dei Domine, bensì un videogioco del 1989 dal nome piuttosto familiare ai cari metalhead!

 

LE PREMESSE: “Holy Diver” di Ronnie James Dio prende vita,

ma nel regno decantato dai King Crimson.

 

“Holy Diver”…ci ricorda per caso qualcosa? A me sì. E anche a voi credo.

E…quella copertina! Cavoli, sembra davvero la copertina di un disco Heavy Metal!

Analizzi la storia, e leggi nomi altisonanti come Crimson King, Randy, Ozzy e Zakk…ma andiamo con ordine, o almeno cerchiamo di farlo: quindi, partiamo con la descrizione della storia stessa fornitaci dal titolo, rigorosamente tradotta dal sottoscritto.

<< È il 666 ° anno per il mondo della magia e il Regno del Re Crimson sta affrontando la distruzione per mano di The Black Slayer, Re Demone dell’oscuro impero sotterraneo. Rendendosi conto che i suoi giorni sono contati, il sedicesimo imperatore Crimson, Ronnie IV, decide di affidare il tutto ai suoi due figli più giovani, Randy e Zakk, e al suo fedele servitore, Ozzy. Con le forze di Slayer che si avvicinano, Ozzy, Randy e Zakk fuggono in un'altra dimensione, con la speranza di riportare la luce nel mondo.

Nei successivi 17 anni, Randy, Zakk e Ozzy si dedicano e si addestrano alla causa della Magic Justice, diventando Re Maghi. Nel frattempo, Black Slayer ha aumentato il suo impero tra le campagne, rendendo le sue forze interdimensionali ancora più forti. Per sconfiggere Black Slayer e il suo esercito, Randy dovrà recuperare i cinque emblemi dei sigilli di Crimson. A peggiorare le cose, Randy ora dovrà condurre la sua guerra contro Black Slayer da solo, perché Zakk scompare improvvisamente, e Ozzy muore*. >>

(* = Ozzy TOCCATI! – Nda)

Insomma, dopo aver adottato nientepopèdimenoche una citazione agli Slayer (e per di più Black, quindi ancora più malvagi degli originali in teoria) per dare nome alla personificazione del Male Assoluto all’interno del gioco ( – a pensarci bene anche Black Araya sarebbe stato un nome figo –Nda) , aver ‘riciclato’ Ozzy Osbourne e Zakk Wylde nel ruolo di Maghi, i King Crimson nel dare spudoratamente nome al regno dove, sullo sfondo di esso, si terranno le furiose scorribande di Ran….Randy? No aspetta, Randy…Rhoads?

Tale dettaglio è tuttora avvolto nel mistero, e pare che solo i programmatori del gioco custodiscano tuttora la verità. Probabile che il personaggio principale fosse un voluto riferimento proprio allo sfortunato ex-chitarrista di Ozzy Osbourne (convinzione ulteriormente forzata dalla presenza di Ozzy all’interno della trama), ma si dà il caso che una probabile verità ben più convincente stia proprio nel mezzo…

 

Randy Rhoads…?! A giudicare dal look direi più Ronnie Roads….o forse Ronnie James….Ronnie James Belmont?!

 

Infatti, se analizziamo attentamente lo sprite di Randy, possiamo notare come questo, oltre ad essere spudoratamente basato su quello di Simon Belmont del primo Castlevania (ehm…), vanta qualche particolare in grado di differenziarlo dal protagonista del titolo Konami (ed evitare qualche palese denuncia da parte di Konami stessa per copyright…) e ciò risiede nel vestiario, il quale sicuramente richiama alla mente il travestimento in stile ‘stregone’ a volte adottato da Ronnie James Dio quando saliva sul palco…e allora riesci quasi ad intuire che “Randy”, oltre ad essere un palese tributo al defunto chitarrista, è anche il termine che, per assonanza, più si avvicina a “Ronnie”, evitando così alla Irem una probabile, ma sempre palese, denuncia per Copyright di violazione dei diritti del nome, d’immagine, o chissà cos’altro…già il titolo era di per sé un richiamo fin troppo spudorato, e le leggi sul copyright al periodo erano ancora decisamente ‘violente’, soprattutto quelle valide per il suolo statunitense.

 

L’ANALISI: “Holy Diver” è l’inferno di nome e di fatto. Per chiunque ne prenda parte.

 

“Gaming Hell”.

Tale è lo pseudonimo affibbiato al buon, metallico prodotto partorito dalle menti dei programmatori della Irem, da parte della community di videogiocatori mondiale,

“Holy Diver” è, a conti fatti, un titolo decisamente ostico: non solo dovrete affrontare delle lande popolate da abominevoli creature infernali, ma è la difficoltà stessa del titolo a risultare….INFERNALE!

(….e no, qui Richard Benson non ci azzecca granchè)

I comandi non sono esattamente i più reattivi del Mondo (e qui poco ci azzecca la questione della latenza derivata dagli emulatori o in generale dalle vecchie console attaccate ai moderni televisori) e, sebbene non esagerata, a volte la piccola latenza che intercorre tra l’input sul joypad e la corrispondente azione sullo schermo non verrà certo in nostro favore: il difetto è reso ancora più evidente in alcuni momenti particolarmente ostici sparsi lungo i livelli, nonostante tutto il resto non è che viaggi esattamente su binari di maggiore facilità, primo livello incluso.

“Holy Diver” di Irem è un titolo brutale e senza pietà, la cui difficoltà estrema viene arginata solo in parte dalla presenza dei ‘continue’ infiniti.

La magia riveste, come la storia del titolo insegna, un ruolo fondamentale da saper strategicamente sfruttare lungo numerosi passaggi: curioso notare come i nomi di alcuni di questi incantesimi siano dei leggeri (appunto non eccessivi, ma sempre tali restano) richiami ad alcuni pezzi incisi dal folletto cantore dalle italiche origini!

I nuovi incantesimi possono essere acquisti sconfiggendo i difficilissimi boss di fine livello (fatta eccezione del primo di questi, decisamente semplice una volta capito il suo schema di azione): tra sfere infuocate, possibilità di gelare le acque, fulmini e saette, sta a voi scoprire tramite quale di questi possa risultare il più adatto nel superare questo o quel passaggio. Ma, andate cauti anche sotto questo aspetto, perché la capacità di esecuzione degli incantesimi da parte del buon Randy è limitata dall’energia magica che costui ha a disposizione.

Ogni incantesimo infatti, intercambiabile tramite il menu di pausa del titolo (pulsante Start) ed azionabile o meno durante il gioco premendo il tasto Select del nostro controller Famicom/NES (il quale tramuterà il buon Randy in un bizzarro colore bluastro neanche fossimo nel remake a 8-bit di Avatar), ha un suo preciso consumo di punti magia il quale viene indicato con precisione nel suddetto menu, e l’uso della magia va quindi calibrato molto, molto attentamente.

 

Randy sconfigge il primo Boss di fine livello ottenendo così l’incantesimo Blizzard: una volta entrato in modalità Stregone, potrà finalmente tramutare in ghiaccio sia le acque e immobilizzare tutti i nemici sullo schermo. Ma occhio: ogni utilizzo vi toglie 10 punti magia!

 

Insomma, come se già il titolo non fosse di certo facile di suo, ci si mette pure questo aspetto….per fortuna Randy può ricaricare i suoi punti magia scovando sfere e pozioni, rigorosamente di colore blu, sparse o nascoste lungo i livelli: queste sono sì presenti in discreta quantità, ma non eccessivamente.

Pertanto, fate attenzione anche su questo ulteriore aspetto.

Graficamente, il titolo si presenta in maniera più che decorosa per gli standard Famicom/8-bit dell’epoca, con scenari spesso suggestivi alternati ad altri purtroppo decisamente blandi. Idem dicasi per le musiche, dai toni moderatamente cupi e seriosi, intuitivamente pensate in una decisa ottica Chiptune Metal, in grado di rimanere nella testa in parecchi frangenti.

Per farla breve, personalmente lo ritengo un titolo tecnicamente da 7 (su 10) pieno in entrambi i fattori. Peccato per la presenza di alcuni bug, comunque non eccessivamente fastidiosi, che possono a tratti rovinare l’esperienza di gioco.

 

OLTRE IL SOL LEVANTE: la mancata pubblicazione in Nord America ed Europa.

 

La storia di Nintendo e dei videogiochi in genere ci ha insegnato come la stessa Nintendo lasciasse campo libero alla fantasia degli sviluppatori in Terra Natia (generando un fenomeno di libertà di pubblicazione pari a quella per l’Atari 2600 negli Stati Uniti), ma che per quanto riguarda la pubblicazione in territori extra-Famicom esigeva che qualsiasi sviluppatore dovesse sottoporsi ai rigidi controlli della casa madre. Tutto, dal packaging fino al titolo stesso, doveva essere analizzato scrupolosamente in ogni sua controparte ed eventualmente modificato da Nintendo stessa per poter così ottenere l’ormai storico bollino “Nintendo Seal of Quality” ( – …e tuttora mi chiedo sotto che razza di droghe dovessero essere i tester quando approvarono parecchia paccottiglia! – Nda) e, di conseguenza, poter essere così confezionato in formato cartuccia 72 pin (dove lo standard Famicom ne vedeva 60), formato compatibile con il Nintendo Entertainment System/NES.

 

Una Mod (versione modificata) della ROM originaria del titolo ci mostra la schermata iniziale senza mezzi termini…che mattacchioni!

 

“Holy Diver” fu, ovviamente, sottoposto anch’esso a tali rigidi controlli e ne uscì…bocciato!

Eccessiva difficoltà di gioco, ritenuta inadatta al pubblico occidentale (stessa motivazione che portò alla bocciatura di “Super Mario Bros 2 – The Lost Levels” in territori occidentali, costringendo così Nintendo a modificare un titolo Famicom noto in Sol Levante quale “Doki Doki Panic” e commercializzandolo anche dalle nostre parti, appunto, sotto  il nome di “Super Mario Bros 2”. Il titolo venne commercializzato anche in Giappone come “Super Mario USA”), ma soprattutto eccessivi riferimenti all’allora ancora scomodo Heavy Metal, la paura di eventuali denunce per copyright sul suolo statunitense e soprattutto l’eccessiva presenza di simboli religiosi ritratti fin nei mini dettagli (8-bit permettendo), costrinse Nintendo ad un patto scomodo che il team Irem fu del tutto restio ad accettare, vale a dire dover modificare pesantemente Holy Diver in ogni sua componente, dalla difficoltà fino al look di alcuni livelli e nemici, e solo così il team avrebbe potuto eventualmente ottenere il superamento dei testo con conseguente pubblicazione in terra estera. Idem dicasi per il titolo del prodotto stesso con i suoi ovvi riferimenti al mondo Heavy Metal, tutto scartato…insomma, un titolo così, con quel titolo, in Nord America…era tutto troppo, troppo scomodo!

Già me li immagino i tester di Nintendo intenti ad uscirsene con sentenze tipo:

“ Oh Irem, ma siete pazzi? Passi il Famicom, ma in America ed Europa il Nintendo Entertainment System è un prodotto per famiglie felici e inoffensivo per i bambini, ricordate? Lì mica sono come noi giapponesi, con il nostro Famicom, i nostri Samurai,  i nostri Godzilla, i nostri Gundam, i nostri cartoni animati, i nostri fumetti, le nostre action figure, le nostre manie bizzarre e i nostri gusti discutibili! Certo, abbiamo anche dei difetti, ma nessuno è perfetto! L’abbiamo reinventato e commercializzato come giocattolo futuristico, giusto? E stato un po’ come reinventare il sushi, proponendolo ai germofobi nella sua variante cotta a vapore, che ideona! E’ colpa nostra se da ora in poi i videogames saranno associati ai giocattoli e i videogiocatori spacciati per bambocci, cacchio! E’ per quello che lo abbiamo fatto assomigliare ad uno strambo lettore VHS dal colore discutibile nel design finale, rigonfiando all’eccesso il design delle cartucce rinominandole come Game Pak, non è vero? Quindi ora arrivate voi, con la copertina strafiga, i riferimenti alla stupefacente musica del diavolo e una difficoltà che incita il nostro piccolo pubblico a bestemmiare e distruggere televisori, a rovinare le nostre zuccherosissime strategie commerciali occidentali?! No, non se ne parla! Qui o rinominate il tutto come Holy Super Mario riadattando tutto da zero, o nisba! Ah, e possibilmente senza Super Mario, dato che è un nostro copyright e non potete certo utilizzarlo così, senza chiederci la licenz….”

(i tizi della Irem escono di prepotenza dagli studi Nintendo)

Mmmh…ok, forse ho romanzato un pochino la cosa ma, ironia a parte, è andata pressappoco così.

Morale della favola: “Holy Diver” rimase definitivamente una esclusiva giapponese, destinata ad essere una costosa scelta d’importazione prima, e una succosa perla per collezionisti da spolpare dopo…ma poi arrivarono i ragazzi di Retro-bit a guastare le feste degli sciacalli del Retrogaming!

 

IL FINALE: Irem non demorde, “Holy Diver” giunge finalmente anche in Europa!

 

…non è mai troppo tardi!  E così,”Holy Diver” giunse finalmente in terra europea!

 

E così, solo pochi anni or sono, Irem riuscì nel proprio sogno segreto: portare “Holy Diver” oltre i confini del Sol Levante!  Il titolo infatti, ha negli anni guadagnato una discreta popolarità sia per gli ovvi riferimenti al mondo dell’Heavy Metal occidentale che per la sua storica, eccessiva difficoltà.

E così Retro-bit (link), compagnia nordamericana che da anni, tra la varie cose (tra cui anche console esclusive con parecchi titoli precaricati in memoria) stuzzica i retrogamer con periferiche pensate appositamente per le vecchie console, ha ben pensato di ottenere una licenza direttamente da Irem per poter così ripubblicare, in un lussuoso formato Collector’s Edition, ben due titoli ormai reperibili unicamente a prezzi da ladrocin…ehm, piuttosto rari: Metal Storm (non fatevi ingannare dal titolo, l’Heavy Metal qui non ci azzecca nulla, però se amate i robottoni giapponesi potrebbe fare al caso vostro) e…rullo di rullante….Holy Diver!

 

La Collector’s Edition di “Holy Diver”è un oggetto decisamente allettante….

 

EPILOGO DEFINITIVO – Il lusso di una Collector’s Edition!

 

2018, vale a dire quasi trent’anni dopo.

Il gioco giunge finalmente anche da noi, tramite Retro-bit Europe, in una Collector’s Edition di tutto rispetto in cui, oltre alla ovvia cartuccia racchiusa nella sua lussuosa custodia d’ordinanza, all’interno dell’oscuro box atto a conservare il tutto troveremo anche tanti simpatici gadget oscillanti tra l’affascinante (una spilla in acciaio col logo del gioco ad esempio, assieme ad una action figure del pixellosissimo Randy, senza dimenticare la presenza di alcuni disegni tratti dall’artwork originale creato all’epoca dagli sviluppatori) e l’inutile (il libretto per gli appunti…no, ne vogliamo parlare? Però se nel caso fosse stato pensato per permetterci di trascrivere le più originali imprecazioni forgiate dalle nostre linguacce sporche e maleducate durante le nostre sessioni di gioco, allora forse potrebbe essere utile).Oggetti di dubbia utilità in ogni caso, ma sempre graditi alla controparte più nerd del nostro animo, e che nel complesso rendono l’offerta decisamente ghiotta, dato il prezzo vantaggioso.

Infatti, il prezzo medio si aggira tra i 45 e i 59€ e, nel caso possediate o siate tuttora veri e propri fanatici del NES, potrebbe rappresentare una seria tentazione, soprattutto se siete metallar…ma che sciocchezza,  è ovvio che lo siete, STATE LEGGENDO TRUEMETAL!

Grazie alla preziosa iniziativa di Retro-bit è quindi possibile, finalmente, gettarsi a capofitto nel sadico mondo pixelloso progettato dai visionari programmatori di Irem, ispirati a loro volta dalle magiche fantasie decantate dall’immortale Ronnie James Dio ai tempi del suo debutto solista, nel 1983.

Per fortuna, a 32 anni di distanza dall’uscita originale del titolo, Ozzy è ancora vivo (e si spera ancora a lungo) a differenza delle profezie di quei becchini di Irem, così come Zakk Wylde, ma sia Randy che Ronnie non ci sono più…quindi, quale migliore occasione di onorare la loro memoria in maniera differente dai dischi una volta ogni tanto, provando il titolo in questione?

Una sola cosa: armatevi di tanta, ma proprio tanta, sana pazienza.

Credetemi, vi servirà!

Un’ultima cosa…non ci provate nemmeno a pronunciare la bestemmia più famosa del Mondo….sarebbe come insultare Ronnie James Padavona. E in un gioco a lui dedicato, per giunta: altamente blasfemo, parlando da metallari. Magari, se dovete imprecare (e conoscendolo il titolo, lo farete), accanitevi contro…qualcun altro, come ad esempio quel #### di Black Slayer e tutte le sue generazioni, lui sì che è stron*o forte!

Con questo è tutto e vi saluto con l’augurio di poterci ribeccare (soprattutto a me stesso), nella speranza che abbiate gradito quanto scritto finora, al prossimo episodio di Heavy Games!

Credetemi, abbiamo ancora molto di cui parlare a riguardo, e le connessioni tra Heavy Metal e videogames sia vecchi che nuovi sono più varie e molteplici di quanto si possa mai pensare.

Alla prossima, cari TrueMetaller!

Giuseppe ‘House’ Casafina