Heavy

Recensione libro: “A cosa serve questo pulsante?” Autobiografia Bruce Dickinson (Iron Maiden)

Di Stefano Ricetti - 3 Maggio 2018 - 12:24
Recensione libro: “A cosa serve questo pulsante?” Autobiografia Bruce Dickinson (Iron Maiden)

Bruce Dickinson

Autobiografia

A cosa serve questo pulsante?

Può Contenere Heavy Metal in Volo

429 pagine

HarperCollins Italia

19,50 Euro

 

Bruce Dickinson è uno dei personaggi appartenenti al mondo dell’heavy metal che pressoché da sempre divide in due schiere ben distinte lo stuolo dei die hard fan della nostra musica preferita. Da una parte gli irriducibili che non gli hanno mai perdonato di avere spodestato Paul Di’Anno dietro al microfono degli Iron Maiden, sebbene quest’ultimo se la fosse ampiamente cercata con dei comportamenti al di sopra delle righe – o meglio ancora dettati proprio da quelle righe, o strisce, che dir si voglia – lontani dalla professionalità che una band in ascesa in quel momento pretendeva. Certo è che nella storia della Vergine di Ferro londinese lo spartiacque sia proprio stato sancito dall’ingresso di “Bruce Bruce”: da quel momento in poi la carriera del gruppo è letteralmente decollata, lasciandosi definitivamente alle spalle, a torto o a ragione, beninteso, quell’aurea di working class band rozza, tamarra e verace che tuttora provoca, a ripensarci, rabbia nei nostalgici duri e puri che considerano “Iron Maiden” del 1980 e “Killers” dell’anno dopo dischi inarrivabili per chiunque, Iron Maiden “post” compresi.

Dall’altra parte della barricata, la molto più nutrita schiera di quelli che considerano Dickinson come il vero artefice del passaggio al livello superiore della band di Steve Harris, che nel tempo si è poi assestata al massimo dei massimi dell’HM lungo il medio-lungo termine dettando pressoché legge in ogni dove. Quel che è certo è che Mr. Paul Bruce Dickinson, sessant’anni il prossimo 7 agosto ha avuto e probabilmente continua ad avere, un rapporto privilegiato con il Nostro Paese, nel bene ma anche nel male. Gli Iron Maiden infatti utilizzarono la data di Bologna del 26 ottobre 1981 per “testare” ufficialmente il nuovo cantante, al suo debutto assoluto a livello mondiale alla corte di Steve Harris & Co. Un onore, senza dubbio, per l’Italia metallara. Luci ma anche ombre, si diceva: fonti certe asseriscono che il Signore di cui sopra abbia mancato di rispetto, in una data all’estero, alla bandiera e conseguentemente ai fan italiani. La testimonianza attendibile di quell’accadimento – o di uno analogo – la si può trovare all’interno di questa intervista. A scanso di equivoci, “Bruce Bruce”, appartiene a quella ristretta cerchia di cantanti che si possono definire dei veri fuoriclasse dell’heavy metal. Tanto per capirci, alla stregua di campioni quali Rob Halford, David DeFeis, Ronnie James Dio ed Eric Adams. Un personaggione, insomma, il nostro, nel suo campo.       

Il fatto, quindi, che per conto di HarperCollins Italia, esca per la prima volta in lingua italiana l’autobiografia dello stesso Bruce Dickinson, intitolata, per l’appunto, “Bruce Dickinson, Autobiografia” con titoli di corollario quali “A Cosa Serve questo Pulsante?” abbinato a “Può Contenere Heavy Metal in Volo” non può che suscitare un cospicuo interesse nei numerosi appassionati della musica dura.

Il libro, dalla copertina rigida e di 429 pagine – più 16 di belle fotografie – è la traduzione, a opera di Stefano Chiapello, di “What Does this Button Do?”, uscito, sempre per HarperCollins, nel 2017.

La narrazione è nel solco della sobrietà, a quanto pare è lo stesso Bruce Dickinson in persona che si è occupato della stesura e della scrittura del lavoro. Non vi è infatti nessun riferimento a chicchessia in veste di co-autore piuttosto che “aiutante maggiore”. E pensare che un mammasantissima come il singer degli Iron Maiden avrebbe potuto avere chiunque, fra le grandi firme inglesi piuttosto che americane, pure gratis, probabilmente!

I primi capitoli vanno a scavare nel passato remoto del protagonista, come da copione. I tempi delle scuole – varie, in diverse città e dalle connotazioni molto differenti fra loro –, la pratica dell’autoerotismo e poi, finalmente, la prima conoscenza da vicino del genere femminile. E’ tutta una scoperta, invero. Il leader degli Iron Maiden, capace di arringare qualsiasi tipo di folla a qualsiasi latitudine da piccolo venne bullizzato di brutto e, particolare ancora più eclatante, non è che fosse ‘sto fenomeno fra i banchi di scuola. Un’immagine che stride fortemente con il Bruce Dickinson adulto, perfezionista, pilota d’aereo e perennemente multitasking. Curioso notare come Chiapello, probabilissimamente volutamente, all’interno del terzo capitolo, partendo proprio dal titolo dello stesso si ostini a scrivere scuola con la “Q”.

Dickinson, da ottimo schermitore qual è, utilizza il fioretto al posto dell’Excalibur per colpire bonariamente qualche collega cantante, che sia Biff Byford piuttosto che Joe Lynn Turner e in linea generale si tiene lontano dalla polemica di basso profilo dosando ben bene le rare bordate delle quali è comunque portatore.          

Il sottile fil rouge che accompagna l’intera lettura del libro griffato HarperCollins è figlio di una narrazione positivamente asciutta, per nulla roboante, che scansa il sensazionalismo. Basti pensare sino a che punto si sarebbe potuta spingere la prosa del primo incontro sessuale di Bruce con una gentile signorina se si fosse trattato, ad esempio, di un membro dei Motley Crue piuttosto che dello stesso Paul Di’Anno, mentre in “A Cosa Serve questo Pulsante?” viene liquidata in poche righe.    

Goliardia ma anche momenti drammatici, come il viaggio a Sarajevo in piena guerra piuttosto che la scoperta di avere un tumore. Chicche qua e là, comunque, ve ne sono un’infinità, come da cliché HM, a rendere succoso il racconto: il maiale di Blackie Lawless, la vomitata di fronte al proprio idolo Ian Gillan e quella famosa la pisciata a irrobustire il sapore di una pietanza, solo per citarne tre di numero.     

Lettura consigliatissima, sia per i detrattori che per i die hard fan di Dickinson che, a un certo punto, all’interno del tomo HarperCollins Italia si lascia anche “scappare“, coraggiosamente, un “Io avevo bisogno di un pubblico di liberi pensatori del rock, non di un ghetto di metallari conservatori”.  

        

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

BRUCE DICKINSON   LIBRO   BIG