Recensione libro: AC/DC per Sempre Sulle Autostrade Del Rock
AC/DC
Per Sempre Sulle Autostrade Del Rock
di Paul Elliot
240 pagine
29.90 Euro
Come ebbi modo di scrivere in passato riguardo altre uscite, la differenza fra le biografie non ufficiali “per sentito dire” e quelle nelle quali l’autore ha potuto interagire con la band sono evidenti. O quantomeno nella stragrande maggioranza dei casi funziona così, ovviamente a favore delle seconde. Paul Elliot, vecchia triglia delle cronache rock, ha “messo su strada” quanto aveva in casa riguardo gli AC/DC anche a livello di dichiarazioni raccolte personalmente e vi ha creato un libro. Anzi un librone, dal momento che AC/DC per Sempre Sulle Autostrade Del Rock si rivela essere un bel “bestione” di 240 pagine formato 30 x 25,5 centimetri con copertina rigida.
Trattasi della traduzione in lingua italiana – operata da Daniele Follero per Hoepli – di AC/DC For Those About To Rock, uscito originariamente per Palazzo Editions Ltd.
Paul Elliot, cronista con un curriculum lungo così – Sounds, Kerrang!, Mojo, Metal Hammer, Total Guitar, Classic Rock – ha saputo condensare dentro il tomo le proprie esperienze giornalistiche nei confronti degli australiani insieme con la loro storia arrivando sino a Power Up del 2020 integrandola con testimonianze di prima mano da parte di altri musicisti, ottenendo uno scritto che scorre via che è un piacere, cosa non proprio così scontata nel momento in cui ci si confronta con il vissuto di un gruppo storico come gli AC/DC, attivo sin dal 1973. Non a caso, in copertina, campeggia in alto a destra il bollino del cinquantennale del gruppo. Quando vi è troppa carne al fuoco, infatti, costituisce facile tranello indugiare un po’ troppo su di un particolare momento storico o su qualche episodio, rischiando di tralasciare passaggi importanti, con il risultato di fiaccare poi irrimediabilmente il ritmo generale della lettura. In quest’ottica, saggiamente, l’autore, dedica il giusto spazio alle recensioni dei vari album, privilegiandone gli aspetti più piccanti e stuzzicanti, evitando di produrre i classici stancanti pipponi filosofici che spesso albergano in lavori similari.
AC/DC per Sempre Sulle Autostrade Del Rock risulta quindi essere lavoro equilibrato, anche se va rimarcato che nel momento in cui un qualcosa di saliente vada analizzato Elliot non si tira certo indietro, come quando uscì il formidabile Back In Black, nel 1980, il disco più venduto della storia del rock di sempre e a livello generale secondo dietro a Thriller di Michael Jackson, tanto da riportare i passi fondamentali della recensione del critico David Fricke:
Back In Black non è solo il migliore dei sei album degli AC/DC, è l’apice artistico dell’heavy metal: il primo LP dai tempi di Led Zeppelin II in cui si sentono il sangue, il sudore e la superbia del genere. In altre parole, Back In Black spacca il culo! [pag. 132]
Interessante poi leggere che i fratelli Young, in particolare Malcolm, dopo la svolta heavy metal – più nei suoni e nell’impatto, che non musicalmente – operata su Back In Black e ancor di più sul successivo For Those About To Rock (We Salute You) si sia impuntato affinché da lì in poi, a partire dal seguente Flick Of The Switch, gli AC/DC tornassero a essere una band 100% hard rock. Questione di scelte, più o meno condivisibili…
AC/DC per Sempre Sulle Autostrade Del Rock, aiutato anche dal formato cartaceo particolarmente generoso, è inoltre dispensatore di ottime foto – se ne contano quasi duecento, molte delle quali totalmente inedite – non solo degli AC/DC, ma anche di molte altre band, funzionali alla storia. Solo per citare quelle più legate all’heavy metal, spiccano gli scatti a Saxon, Iron Maiden, Trust, Metallica, Accept. Le immagini a doppia pagina, poi, assumono le tonalità dei classici poster, dal momento che la loro misura arriva al mezzo metro di larghezza per trenta centimetri di altezza.
Inutile sottolineare che AC/DC (qui loro intervista del 1986) per una moltitudine di persone permane la più grande band di tutti i tempi. In cinque decenni si è esibita in tutto il mondo, conquistando fan in ogni dove. Da quando Angus e Malcolm Young diedero fuoco alle polveri per la prima volta in quel di Sydney è trascorso mezzo secolo, fra morti laceranti – quella del cantante Bon Scott e del fondatore Malcolm Young – , successi incredibili, leggasi alla voce Back In Black e tonfi clamorosi, del calibro di Fly On The Wall.
Come riportato sul libro Hoepli, da parte del giornalista John Mendelsohn:
gli AC/DC con The Razor’s Edge stabiliscono un nuovo record: quello della più lunga serie di album senza una sola nuova idea
Già, ma come la storia dell’hard rock e dell’heavy metal insegna, ci vuole una particolare magia per riuscire a scrivere lo stesso disco più volte limitandosi a cambiare i titoli delle canzoni e la copertina. Restando sempre in cime alle preferenze, o lì vicino. AC/DC docet.
Stefano “Steven Rich” Ricetti