Recensione libro: Adepti della Chiesa del Metallo
Adepti della Chiesa del Metallo
di Francesco Gallina
319 pagine
18.50 Euro
Francesco “Raven” Gallina è uno della vecchia guardia. Già autore di “Donne Rocciose”, qui a suo tempo recensito, dopo una lunghissima militanza nello scibile dell’hard e dell’heavy si può permettere, con cognizione di causa, di affrontare una disamina su come eravamo ieri e come siamo diventati oggi. Ovviamente, e principalmente, nell’ambito della musica dura, ma non solo.
All’interno delle trecento e rotti pagine del libro Adepti della Chiesa del Metallo, pubblicato quest’anno da Arcana e oggetto della recensione, ci si immerge in un’analisi lucidissima e supportata da dati oggettivi, nonché da testimonianze ad hoc, riguardo quanto sia mutato l’ambiente musicale negli ultimi decenni. La fotografia dell’evoluzione – o involuzione – del mondo legato alle sette note si staglia su un panorama a 360°, un ideale grandangolo che non trascura alcun ambito, fornendo a ciascuno il proprio spazio. E come qualsiasi scatto degno di tale definizione, ogni singolo elemento che lo compone gode di luci e ombre.
Avendo vissuto real time certune emozioni, Gallina sciorina, con la classe che lo contraddistingue, pennellate di emozioni e brividi d’altri tempi, quando il Metallo su vinile di colore nero o su nastro magnetico ce lo si doveva sudare e NON era lui a cercare noi ma NOI a cercare lui. L’epoca delle prime fonti di informazione, dei primi cronisti di riferimento, del tape trading e delle foto “rubate” viene distillata in maniera sublime. Il gusto dell’attesa era tutto, o quasi… Ma, attenzione, l’autore è tutt’altro che un “nostalgic freak”, prendendo in prestito un’espressione regalatami da Biff Byford dei Saxon lungo una delle nostre interviste del passato. Egli sa discernere il buono e il gramo dei vari periodi e poi, diciamola tutta: un po’ se ne hanno piene le tasche di quelli che più che dire “ah, una volta si che…” non sanno fare, vivendo imprigionati in un qualcosa che non tornerà mai più. Gallina, da bravo cronista capace di approfondire racconta prima di tutto i fatti e solamente poi, e neanche sempre, esprime la propria opinione, condendola con aneddoti e chicche strettamente personali, ma non per forza atte a mitizzare questo o quello, anzi…
Adepti della Chiesa del Metallo prende in esame i vari passaggi che hanno permesso alla musica di essere veicolata sino ai giorni nostri, quindi dal 45 o 33 giri e alle musicassette all’attuale liquidità della stessa, passando per il Cd e il Dvd. Non da meno viene vivisezionata la stessa sotto forma di parole, siano esse impresse su di una rivista di settore piuttosto che disponibili dopo una ricerca sul più performante degli smartphone. Interessante avventurarsi lungo i molti passaggi che hanno decretato l’avvento dei magazine specializzati, l’odore carbonaro delle fanzine e l’avvento, irruento, del web, a scompaginare il gioco. Il concetto di cambiamento legato alla siderurgia applicata alle sette note è molto probabilmente il sottile fil rouge che accompagna l’intera disamina di Gallina che arriva a toccare anche il fenomeno della fruizione e della missione della musica, oggi, concedendo parecchie pagine al successo dei talent show.
Qualche colpo a vuoto al ritmo della lettura il libro lo assesta, proprio mentre si addentra nei meandri dei vari X-Factor, delle radio e compagnia cantante, per poi risollevarsi prontamente nel momento in cui prorompono le avventurose e lunghissime trasferte affrontate dallo stesso autore per potersi godere qualche concerto hard&heavy negli anni Ottanta, definite dallo stesso barbonèsodi (esodi da barboni). Da Messina a Roma o Bologna, allora, era un viaggio “vero” per vedere Ac/Dc, Mötley Crüe, Iron Maiden. La vita del giovin metalhead di provincia, a quei tempi, era davvero dura, rispetto a chi dimorava nelle big city rock, come ben esplicitato più volte con molti esempi illuminanti all’interno del lavoro griffato Arcana. Chiusura affidata a uno stuzzicante excursus su come l’HM abbia letteralmente patito le pene dell’inferno in paesi come Iran, Iraq, Sudafrica, Botswana, Cuba e Nicaragua.
Le canzoni si sentono, non si ascoltano più
[Cit. pagina 183]
Francesco “Raven” Gallina, come scritto in quarta di copertina del libro e a inizio recensione, analizza come noi metallari eravamo, siamo diventati e cosa rischiamo di diventare…
Proprio per questa sua propensione antropologica, Adepti della Chiesa del Metallo è un libro che fa pensare e che pone interrogativi, non è la classica uscita da “una botta e via”.
Interessante e intrigante.
Stefano “Steven Rich” Ricetti