Recensione libro: Aleister Crowley – La Bestia 666
ALEISTER CROWLEY
LA BESTIA 666
di John Symonds
Traduttore: Andrea Tranquilli
Curatore: Sebastiano Fusco
Euro 39,50
La Bestia 666 è un “bestione” nel vero senso della parola. 601 pagine scritte di 17×24 centimetri non sono poche, tenendo conto che quelle contenenti le foto, che assommano a sedici, non rientrano nel conteggio. John Symonds, l’autore di questo volume targato Edizioni Mediterranee, già curatore di altre release di carattere occultistico, successivamente alla morte di Aleister Crowley venne nominato suo esecutore letterario, riuscendo così ad avere la possibilità di consultare documenti, diari e appunti privati di notevolissimo interesse, tanto che La Bestia 666 assume la valenza di opera definitiva, in questo senso.
Inquadrare in poche parole Aleister Crowley è pressoché impossibile. Di certo si trattò di una persona difficilmente catalogabile che seppe seminare nel suo cammino terreno tantissimi spunti e interrogativi che permangono tremendamente attuali. Mago, occultista, scrittore, esoterista, poeta, alpinista, pittore e chissà cos’altro ancora, nel caso dell’uomo nato nel 1875 nelle Midlands Occidentali qualsiasi tipo di definizione pare riduttiva. A lui l’empireo legato all’heavy metal e all’hard rock deve tantissimo, a livello di ispirazione e di citazioni esplicite, basti ripassare le inclinazioni dei Led Zeppelin, di Ozzy Osbourne, degli Iron Maiden di “Revelations” sino ad arrivare ai nostri Death SS. Allargando gli orizzonti anche al “semplice” rock e al pop, impossibile non citare The Beatles, The Doors, Prince e David Bowie fra quelli caduti nell’orbita di influenza crowleyana, oltre a tantissimi altri.
Scorrendo le pagine del libro di John Symonds durante la lettura fa un certo effetto incorrere in situazioni musicalmente familiari, che in modo naturale rimandano a dischi, accadimenti e titoli di canzoni: To Mega Therion, Scarlet Woman, Do What Thou Wilt, Hymn to Pan, solo per citarne un poker eccellente. Di spunti per approfondire tutto lo scibile umano La Bestia 666, non solo in campo musicale, evidentemente, ne fornisce a iosa. Chiaro che non si tratti di una fruizione che si possa prendere “alla leggera”, il libro va approcciato nella giusta maniera prendendosi il tempo necessario per poterne assaporare a fondo il sapore, anche il più recondito. L’opera originariamente uscita in lingua inglese con il titolo di The Beast 666 è stata interamente tradotta da parte di Andrea Tranquilli nonché revisionata in maniera accuratissima da Sebastiano Fusco il quale, come scritto da Edizioni Mediterranee, è sommo esperto di magia e in particolar modo di Crowley e di Golden Dawn, ed ha aggiunto copiose note a quelle già presenti nella versione originaria oltre a richiami a opere d’interesse venute alla luce nel frattempo, in modo da offrire un corredo critico compiutamente aggiornato.
La vita di Aleister Crowley è un vero e proprio rollercoaster, talvolta realizzare che si tratti di vicende legate prevalentemente alla prima metà del secolo scorso stride con i vari accadimenti, dando la misura di quanto fosse “avanti” l’agire e il pensiero dell’inglese. Sulla spinta della regola “fai ciò che vuoi”, figlio della sua dottrina di Thelema, il nostro si è drogato, ubriacato e ha fatto sesso con più persone gli fosse possibile non facendosi mancare pressoché nulla, compresa la pratica della coprofagia, ossia il fatto di mangiare escrementi umani, anche di altri soggetti.
Carismatico in vita e anche da morto, il genio Crowley ha fornito una spinta fortissima nella riscoperta delle pratiche magiche, attività che ha ripreso vigore a partire dalla seconda metà del secolo scorso. Il fatto che se ne sia andato da questo mondo non di certo da signorotto economicamente benestante lascia pochi dubbi sulla convinzione che fra una pratica e l’altra abbia sempre lavorato parecchio sulla sua personalità, sulla fisicità e sul carisma che lo avvolgeva, capitalizzando il più possibile il “come gli altri lo vedevano”. Pratica che ha prodotto frutti a fasi alterne, giovando quanto bastava per sostenere le numerose attività nelle quali era uso cimentarsi nei momenti più fulgidi ma ritorcendosi su di lui in maniera spietata nei periodi dall’appeal meno florido.
Penso sempre a cosa racconteranno di me quando sarò morto.
Aleister Crowley, 1875 – 1947.
L’uomo che tenne fede alle promesse psicotiche [cit.] e che venne raffigurato nella copertina del celebratissimo “Sergent Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei The Beatles.
Stefano “Steven Rich” Ricetti