Heavy

Recensione libro: Black Sabbath e Ozzy Osbourne, mezzo secolo di leggenda Heavy Metal

Di Stefano Ricetti - 16 Dicembre 2024 - 9:10
Recensione libro: Black Sabbath e Ozzy Osbourne, mezzo secolo di leggenda Heavy Metal

Black Sabbath e Ozzy Osbourne

Mezzo Secolo di Leggenda Heavy Metal

di Antonio Piazzolla

Formato 14 x 21 cm

304 pagine

EAN 9788836162093

19 Euro

Diarkos Editore

 

Effettuando un rapidissimo excursus mentale penso di non sbagliare di molto asserendo che all’interno della letteratura hard and heavy le band che vantano il maggior numero di uscite cartacee a loro riferite siano Led Zeppelin e Black Sabbath.

Evidentemente la fame dei lettori nei confronti di queste due stratosferiche compagini non conosce né confini né limiti temporali.

Della serie, nella fattispecie: dei Black Sabbath non se ne ha mai abbastanza…

Altrimenti non troverebbe spiegazione la recente pubblicazione di Black Sabbath e Ozzy Osbourne, Mezzo Secolo di Leggenda Heavy Metal da parte di Diarkos Editore. Un tomo di 304 pagine totalmente privo di qualsivoglia foto al proprio interno realizzato da Antonio Piazzolla che suddivide il proprio lavoro in due sezioni ben distinte: la prima e decisamente più corposa a livello di facciate ad appannaggio dei Sabs e la seconda all’Ozzy Osbourne solista.

Per lo scriba, senza dubbio alcuno, l’heavy metal nacque venerdì 13 febbraio 1970, giorno nel quale vide la luce Black Sabbath, il primo leggendario album di quattro scalcagnati provenienti da Birmingham che sino a qualche tempo prima si chiamavano Polka Tulk Blues Band. Scalcagnati solamente nell’aspetto, all’epoca, perché per via del resto erano “carichi” a sufficienza per conquistare l’intero mondo musicale, anche se ancora non lo sapevano. Ad accompagnarli, più o meno inconsapevolmente, dei grossolani addentelli all’esoterismo, al maligno, alle pratiche occulte e alla stregoneria, che per la prima volta emergevano in maniera così evidente e ostentata associati ad un complesso. Pratiche e modalità di porsi che poi faranno scuola, eccome, ossessionando e influenzando molteplici varie e valide formazioni successive ai Black Sabbath così come pletore di scappati di casa, a essere buoni.

Da allora di acqua nel Tame – il fiume principale di Birmingham – ne è passata parecchia, a guidare quei quattro, sia in modalità “gang” che disgregata, tanto da assommare a 19 album pubblicati, concerti in ogni buco del mondo e un’aurea di mammasantissima riferita al genere da loro coniato che non può avere uguali in termini di soddisfazione individuale e di gruppo.

Piazzolla passa in rassegna tutto quanta la loro traiettoria artistica e personale facendo leva sulle svariate interviste pubblicate nel tempo dai vari componenti allargando il discorso anche a tutta quella fauna umana che ha avuto a che fare con i Black Sabbath, Ozzy Osbourne e la band facente capo al suo nome. Quello che ne esce e che poi è stato pazientemente, scrupolosamente e cronologicamente riversato dentro il libro griffato Diarkos è un puzzle dal quale sgorga un piacevolissimo racconto punteggiato da svariati aneddoti e chicche assortite ma anche dichiarazioni puntute molto probabilmente ampiamente giustificate da parte di un po’ di ex. Qualche nome? Bob Daisley, Jake E. Lee e Lee Kerslake, solo per citarne tre, comunque più che sufficienti per far uscire con le ossa rotte le immagini di Osbourne e quella del suo perfido management.

Qualcuno potrà giustamente obiettare: ma cosa c’è che ancora non si sappia dei Black Sabbath? Poco, invero, ma spesso a dar forma e slancio a pubblicazioni di questo tipo è la modalità con la quale è stata sviluppata un’idea e l’autore, al netto di qualche refuso di troppo, riesce con un linguaggio semplice e un tiro diretto a rendere scorrevolissima e intrigante la narrazione afferente una band immensa e un cantante incredibile, che insieme costituiscono un unicum nella storia della musica rock.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti