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Recensione libro: Dave Gahan, Depeche Mode e oltre…

Di Stefano Ricetti - 10 Dicembre 2024 - 11:06
Recensione libro: Dave Gahan, Depeche Mode e oltre…

Dave Gahan

Depeche Mode e oltre…

di Trevor Baker

Ean13: 9788827604861

Pagine: 312

19 Euro

Il Castello Editore

 

 

*Ai tempi di Black Celebration, quindi nel 1987, Dave Gahan dichiarò:

“Penso che ci troviamo in una posizione strana, in Gran Bretagna siamo parecchio isolati, mentre in Germania, Francia e Italia abbiamo più o meno lo stesso pubblico di band “new wave” come i Cure. In UK non credo che siano poi così tante le persone che comprano dischi dei Cure e anche dischi dei Depeche Mode. Tutto dipende dal marchio “pop” che ci hanno affibbiato e dal nostro background”

In un certo senso i Depeche Mode erano più affini alle grandi band heavy metal britanniche come Iron Maiden e Judas Priest che ai loro contemporanei poppettari. Neanche questi gruppi erano presi molto sul serio in Gran Bretagna eppure vendevano pacchi di dischi all’estero. Avevano anche una fanbase devota in ogni città e in genere erano vestiti di nero. Il nesso c’era, ed era evidente.

Durante un’intervista in Danimarca sorridendo avevano definito la loro musica “metal elettronico” e Martin – Gore, chitarrista e tastierista dei Depeche Mode – aveva rincarato la dose dicendo:

“L’heavy metal è in voga al momento. La nostra musica è heavy ma sottilmente. Sono ballate lente ma sono comunque toste”

*[estratto dalle pagine 116 e 117]

 

Dopo l’uscita di A Broken Frame i Depeche Mode vennero etichettati dalla critica musicale UK come band tendente al Doom (???).

PS: nel 1982 il concetto di Doom come lo intendiamo oggi era meno stringente…    😉

 

Sempre ai tempi di Black Celebration Martin Gore spingeva i Depeche Mode affinché diventassero più dark e più heavy.

PS II: non a caso Black Celebration è universalmente riconosciuto come l’album preferito dai “true” hardcore fan della band.

 

I contenuti sopra, declinati lungo tre incisi, tanto per far capire quanto la trattazione di un libro su Dave Gahan e sui Depeche Mode non sia poi così tanto fuori dalla linea editoriale che governa queste pagine web truemetallare

Fine della precisazione.

 

Per certi versi la carriera di Dave Gahan si può sovrapporre a quella di un eroe del mondo hard and heavy: Ozzy Osbourne. Stesse radici, profondamente consolidate nel terreno inglese contrassegnate da un’infanzia particolarmente difficile. Entrambi cantanti hanno saputo svoltare per davvero nella vita grazie a due grandi band, Black Sabbath e Depeche Mode, che hanno segnato la storia con della “S” maiuscola della musica rock. Mi correggo: i Black Sabbath immensi!

GahanOsbourne: un accostamento stupefacente!

Dave Gahan, Depeche Mode e oltre… a cura di Trevor Baker, ultimo nato all’interno della casa editrice Il Castello, traduzione in lingua italiana di Dave Gahan, Depeche Mode & The Second Coming operata da Barbara Caserta, costituisce per l’appunto la biografia non autorizzata di Gahan, all’anagrafe David Callcott (Epping, 9 maggio 1962). L’edizione italiana oggetto della recensione gode di un capitolo in più, intitolato 2010-2024, a cura di Francesco Falco, così da arrivare all’album Memento Mori e ricomprendere la scomparsa di Andy Fletcher e la ritrovata intesa artistica fra Gahan e Gore.

Così come i Black Sabbath agli inizi – croci al collo in metallo realizzate dal padre di Ozzy a parte – anche i Depeche Mode ne azzeccarono davvero poche, in termini di look e presenza scenica e ancor meno a livello di ospitate televisive: Bananas in Germania mentre suonavano “See You” – facevano finta, visto che era playback puro! – agghindati da far schifo in un pagliaio con le galline che razzolavano in mezzo a loro, Tiswas in Inghilterra attorniati da bambini chiassosi tutt’altro che interessati se non per il fatto di poter sbattere in faccia a Dave una torta alla panna e l’allucinante Jim’ll Fix It, sempre in UK ove, al cospetto del pedofilo e stupratore seriale Sir Jimmy Savile, che si dilettava anche in atti di necrofilia – furono scoperte comunque dopo la morte, le sue efferate azioni – si esibirono con una ragazza alle tastiere. Senza parlare dalla copertina di Speak and Spell

Poi avviene la svolta, sebbene NON gratis a livello mentale e di stabilità pressoché per tutti i componenti, fra uso di droghe, farmaci e alcool spesso in compagnia di fan di sesso femminile compiacenti e un’incompatibilità caratteriale (eufemismo) crescente in seno alla band, mentre ogni album sfornato ottiene più successo di quello che lo ha preceduto.

Una perla, si fa per dire, di quel periodo, legata a Gahan:

Quando sei un tossicomane, non puoi fare la cacca o la pipì, né venire, niente. Perdi perfino le funzioni corporee. te ne stai rinchiuso in questo guscio senz’anima     

Nel 1995 per il protagonista del libro raggiunge il punto di non ritorno, tanto che per un paio di minuti venne considerato clinicamente morto. Si salva per miracolo, si lecca le ferite e poi dà il via a una nuova avventura musicale in veste di artista solista sino al riapprodo, non senza frizioni, al primo vero amore, i Depeche Mode, nome da lui stesso scelto ad minchiam anni prima, con i quali in realtà mai si era interrotto il rapporto per davvero. Il tutto condito da divorzi, figli nati e turbolenze private a gogò nel solco dei più frequentati cliché della classica rockstar. Etichetta che non sta per nulla stretta a uno come Gahan, da sempre narciso e alla ricerca costante dell’attenzione da parte del prossimo. Mica tutti, del resto, si fanno fare un piercing “guiche” per puro esibizionismo sessuale.

Vizi e virtù ben narrati dentro Dave Gahan, Depeche Mode e oltre…, libro che stranamente non contiene alcuna fotografia ma che poggia le proprie fondamenta su fatti acclarati e dichiarazioni di prima mano raccolte fra le interviste effettuate dello stesso Dave ma anche fra la fauna di persone che hanno gravitato intorno a lui negli anni.

 

“Quando metto su i vostri dischi è come far girare sul piatto una fetta d’Europa”

Fan texana dei Depeche Mode, citazione da pagina 97

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti