Hard Rock

Recensione libro: Duff McKagan, It’s So Easy e altre bugie

Di Stefano Ricetti - 5 Aprile 2024 - 11:20
Recensione libro: Duff McKagan, It’s So Easy e altre bugie

DUFF McKAGAN

IT’S SO EASY E ALTRE BUGIE

 

Ean13: 9788827604113

Editore: CASTELLO

Collana: MUSICA

Pagine: 400

Euro: 22

 

 

It’s So Easy e altre bugie è un libro che inizia in sesta piena.

Qui di seguito alcuni estratti colti fra le prime pagine:

i miei amici e i vecchi componenti del gruppo potrebbero ricordare in modo diverso alcune delle storie che racconto, ma ho scoperto che tutte le storie hanno molteplici sfaccettature. Queste sono le mie storie. Questo è il mio punto di vista. Questa è la mia verità.

…rientrando a casa, mi sentivo male come non mai. Le mani e i piedi mi sanguinavano. Soffrivo costantemente di epistassi. Cagavo sangue. Mi si erano aperte delle piaghe sulla pelle. La mia casa era ammorbata dai fetidi odori del mio corpo in disfacimento.

Nel momento in cui vi sono di mezzo band come Guns N’ Roses e Motley Crue, solo per enumerarne due, è pressoché certo imbattersi in racconti avvincenti – eufemismo – sempreché l’oratore di turno sia disposto a dispensare la verità. Magari un po’ romanzata, ma la verità. Esercizio che impone, nelle situazioni più scabrose e al limite, il sorvolamento piuttosto che la citazione fugace, non di certo l’approfondimento. Un peccato veniale, dal momento che di ciccia ce n’è sempre in abbondanza, addirittura in quantitativi industriali, tanto da schiantare il 99% dei gruppi là fuori, che magari da anni attendono una biografia su di loro o se già ce l’hanno pubblicata di fronte a ‘sti colossi fanno al figura del Brachetto allungato con l’acqua – scritto con il massimo rispetto, of course – contrapposto al Jack Daniel’s puro, così da rimanere in territori tanto cari ai Gunners.

Duff McKagan, classe 1964, bassista, membro fondatore di Guns N’Roses e Velvet Revolver, in vita non s’è fatto mancare nulla, o quasi: è passato dallo scolarsi due bottiglie di Vodka al giorno a dieci di vino, ha defecato sangue puro e s’è sfasciato le narici a botte di coca per poi, un bel giorno, rischiare di lasciarci per davvero la pelle nel momento in cui gli è letteralmente scoppiato il pancreas con conseguenti dolorosissime ustioni interne e immediato ricovero in ospedale. Ha inoltre spesso dormito con la consapevolezza di sentire su di sé gli scarafaggi mentre girovagavano per la lurida stanza dove era alloggiato. All’occasione anche ladruncolo, ma con una motivazione fortissima in nome della musica. Far parte dei Guns N’ Roses evidentemente esigeva un prezzo da pagare, o quantomeno era vero solamente per qualcuno. It’s So Easy incarna proprio questo: rende partecipi del suo incredibile viaggio attraverso il lato oscuro di una delle band più famose e apprezzate della storia del rock [cit.].

Innumerevoli gli aneddoti di vita on the road nei quali ci si imbatte lungo la lettura: scazzottata fra donne nel backstage con una delle contendenti che ci rimette un dente, risse provocate dagli Hells Angels, pugilato fra gli stessi componenti della sua band solista dentro un aeroporto, solo per citarne tre.

Qualche altra perla sparsa:

Izzy era fatto per la maggior parte del tempo, ma non si lasciava andare, non gli cascava la testa sonnecchiando. Era un tipo da “mantenimento”, ossia si bucava giusto quel tanto per pervenire i sintomi dell’astinenza

Avere i capelli lunghi, a Seattle, significava non essere al passo coi tempi. Quelli che li portavano provenivano dalle periferie, dalle fattorie o dai villaggi dei taglialegna. I capelli lunghi significavano heavy metal

La gente ci tirava le sigarette e ci sputava addosso. Non che la cosa significasse sempre che ci odiassero, erano irrequieti e si stavano solo divertendo: alcuni locali Punk di L.A. erano così, ai tempi. Eravamo abituati a essere trattai male da tutti, come Guns N’ Roses: pubblico, promoter, club e anche dagli altri musicisti                

Dentro It’s So Easy e altre bugie, oggetto della recensione e tradotto nella sua edizione italiana pubblicata da Il Castello Editore da Giuseppe Ciotta, Duff McKagan si racconta con un’onestà intellettuale che ha del sorprendente, mettendosi di fatto completamente a nudo, svelando tanto le sue fragilità fonti di un passato burrascoso quanto la lucidità dimostrata per rimettere in carreggiata la propria esistenza. Sullo sfondo la parabola dei Guns N’ Roses, di Slash, di Axl, degli altri fondamentali componenti e una lunga serie di croci, di gente che non ce l’ha fatta, di talenti gettati alle ortiche schiavi delle proprie dipendenze. Un racconto agrodolce, scritto da un sopravvissuto, ancora oggi lacerato da profonde ferite emotive e sensi di colpa, che però ha avuto il coraggio di vuotare il sacco, una volta per tutte, da persona pensante, priva di quell’insopportabile egomania da rockstar che uno come lui si sarebbe potuto permettere.

Duff McKagan: un hard rocker fino al midollo, uno che coraggiosamente non ha mai fatto segreto di non amare l’heavy metal.

Ammaliante.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti