Recensione libro: Eddie Deve Morire (Iron Maiden)
Eddie Deve Morire
di Antonio Biggio
406 pagine
ISBN-13: 979-1280553102
15 Euro
I più maliziosi penseranno: facile, riuscire ad ottenere un riconoscimento certo, se nel titolo di un libro ci sbatti Eddie, il personaggio simbolo di una band conosciuta a livello planetario quale gli Iron Maiden.
Niente di più sbagliato!
Antonio Biggio, colui il quale si è occupato della traduzione in lingua italiana di Loopyworld, I miei anni con gli Iron Maiden, dal Ruskin Arms a Powerslave, libro targato Tsunami Edizioni uscito di recente, “utilizza” la Vergine di Ferro britannica come “scusa” per poter sviscerare il proprio trasporto per i gialli dai contorni thriller.
Eddie Deve Morire, uscito nel 2021 per Blitos Edizioni è un tomo bello massiccio di quattrocento pagine scritte fitte dall’ottima e azzeccata copertina. Intrigante quanto il racconto che la sviluppa.
Come esplicitato nelle varie presentazioni le vicende fanno principalmente riferimento alla Londra degli anni Ottanta, più precisamente al concerto degli Iron Maiden del 28 ottobre 1982 presso il mitico Hammersmith Odeon, autentica Mecca per tutti i metalhead del globo. Il periodo è quello susseguente al cambio dietro al microfono della band: fuori l’amatissimo (dai fan) Paul Di’Anno e dentro l’ex Samson “Bruce Bruce” Dickinson, in quel momento l’astro nascente dell’empireo siderurgico.
A corollario delle vicende che videro Harris e compagnia cantante accusati di satanismo e blasfemia per via delle immagini, dell’iconografia e dei testi contenuti dentro il loro album The Number of the Beast, un sottobosco di personaggi molto caratterizzati, dall’ispettore di Scotland Yard alla prostituta âgé, passando per il giornalista di Kerrang! e oscuri educatori ovviamente senza farsi mancare la coppia di drogati, il colluso, il capo rompimarroni, lo sbandato che s’è rovinato al gioco, la belloccia e i leccaculo di turno più una selva di nerd vari e assortiti.
Costituirebbe peccato mortale svelare su queste pagine web a sfondo nero ulteriori particolari di una storia che si regge da sola, che non si fa mancare nulla in termini di intrighi, manipolazioni e omicidi, in grado di conferire adrenalina lungo la lettura, sebbene risulti piuttosto ostico sapersi orientare nei frequenti e obbligatori salti temporali operati dall’autore ad ogni capitolo. Molto probabilmente, però, se le varie vicissitudini fossero state rappresentate sequenzialmente, in modalità classica, Eddie Deve Morire non avrebbe avuto lo stesso sapore, una volta conclusa la lunga cavalcata di quattrocento pagine. La voglia di volerne ancora, cosa non proprio così scontata nel momento in cui si termina un libro, prevale sulle licenze poetiche che talvolta Biggio si concede: oggettivamente dedicare ben sei pagine alla descrizione di un amplesso risulta un po’ troppo, ma va parimenti dato atto all’autore di aver saputo cesellare delle pregevoli perle letterarie, come quando cita il colpo di tacco à la Sócrates o dispensa per voce dei propri personaggi lezioni di vita (pag. 275).
E l’heavy metal?
C’è, c’è…
Oltre agli Iron Maiden e alle molteplici, fondamentali citazioni di alcune delle loro canzoni, vi sono passaggi nei quali Steve Harris e soci fungono da assoluti protagonisti del narrato. Ottima anche la ricostruzione architettonica e sociale della Londra anni Ottanta e il fatto di lasciare un po’ di spazio anche ad altri, come Motorhead, Jaguar e Judas Priest.
Eddie Deve Morire è opera maniacalmente curata, pressoché senza refusi degni di menzione. Un’intuizione, quella di mischiare il Metallo e killer, ad alto rischio, ma risultata vincente.
Stefano “Steven Rich” Ricetti