Hard Rock

Recensione libro: Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock

Di Stefano Ricetti - 18 Dicembre 2017 - 12:30
Recensione libro: Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock

GUNS N’ ROSES

Gli Ultimi Giganti del Rock

di Mick Wall

Gli Uragani 28

448 pagine + 16 a colori – 16×23 – Cartonato  

ISBN 978-88-94859-10-2

€ 24.90

Tsunami Edizioni

 

 

Guns N’ Roses, Gli Ultimi Giganti del Rock è un gran bel tomo di 448 pagine, più sedici consecutive zeppe di foto che, forte di una copertina cartonata come i libri “veri”, segna l’ultimo colpo editoriale in ambito musicale hard&heavy da parte della nota casa editrice Tsunami Edizioni.

Tradotto in maniera impeccabile da Stefania Renzetti, Last of the Giants – The True Story of Guns N’ Roses, nella sua versione originale in lingua inglese vide la luce l’anno scorso (2016). Trattasi quindi di opera fresca, aggiornata con le recenti uscite dei famigerati Gunners, per molti – compreso l’autore Mick Wall – l’ultima grande band dell’empireo legato al Rock’N’Roll.  

Cinque musicisti disadattati, che seppero cogliere e proporre alla propria maniera l’essenza del Rock, quello vero, figlio della strada e degli anni Settanta, che nel volgere di poco tempo decretò di fatto la fine dell’hard rock tutto lustrini, paillettes e nylon, il famoso Glam della Los Angeles anni Ottanta. L’Hair Metal, insomma. Irto di spine fu il cammino dei Guns N’ Roses, soprattutto agli inizi: vita da barboni, senza soldi né una vera casa, cartoni abbandonati utilizzati come water e un giaciglio di fortuna da dividere sempre in troppi. Una vita d’espedienti, ove però non è mai mancata la droga e nemmeno l’alcool a buon mercato, grazie ad amicizie strette fra i locali di Los Angeles e spogliarelliste varie dal cuore d’oro, ma non solo… La fame, quella vera che stringe lo stomaco, Izzy, Slash, Steven, Axl e Duff insieme con quella variabile corte dei miracoli che orbitava intorno alla loro band l’hanno provata sul serio. E per questo meritano il rispetto di chi il mazzo se l’è fatto per davvero, rischiando spesso la pellaccia. Nulla è avvenuto per caso e nulla è stato regalato loro.

Un’accozzaglia di sopravvissuti alla dannazione della loro interpretazione dell’esistenza, spinta all’eccesso, che purtroppo ha prodotto anche delle vittime. Su tutte l’amico Todd Crew, bassista dei Jetboy, che perì per overdose di eroina a soli ventun anni. Perennemente in stato alterato o, nella migliore delle ipotesi immersi per l’ennesima volta nell’hangover più pesante, i cinque rocker in erba nella loro testolina pensante avevano però ben chiaro un solo, ben preciso obiettivo: farcela! A discapito di tutto e di tutti. Al timone il meno fuso di tutti, apparentemente, W. Axl Rose, il frontman della band, a trainare un’accozzaglia di ubriaconi molesti, drogati, sporchi, vomitanti e privi delle seppur minime buone maniere, quando sballati. Gente dal talento smisurato, però, nel momento in cui doveva buttar giù una canzone. E la storia ha dato loro ragione, a suon di milioni di dischi venduti e di pezzi divenuti patrimonio di tutti, anche di quelli che manco sanno cosa sia l’heavy metal e l’hard rock, ma si emozionano lungo le note di “November Rain”, “Paradise City”, “Sweet Child of Mine” e magari pensano – il 99% delle volte senza il magari – che “Knockin’ on Heavens Door” l’abbiano scritta i Guns…     

Mick Wall, nella stesura del libro griffato Tsunami, incide nel cuore dell’etica del giornalismo, anche musicale. Quindi largo spazio alle notizie, quelle verificate e con una sola verità. Nel caso di più versioni esse vengono riportate insieme con coloro i quali le hanno propugnate. Proprio in questi termini risiede la differenza fra Guns N’ Roses, Gli Ultimi Giganti del Rock e molta altra letteratura legata alle vicende dei wannabe di Los Angeles, tanto per citare una delle definizioni con le quali venivano apostrofati Izzy, Slash, Steven, Axl e Duff agli inizi del loro percorso.

Un testo equilibrato, che rifugge il facile sensazionalismo, scivolone probabilissimo nel momento in cui si è alle prese con le vicende di cinque sciamannati ai quali probabilmente i soli Motley Crue erano in grado di tenere testa, per via di sbornie, sesso, risse e consumo di stupefacenti. Il libro è bello perché sgorga nella Valle dell’Oggettività: non è figlio della piaggeria ed essere persona informata sui fatti aiuta a scrivere bene. La differenza nei confronti della vera – o sola presunta – concorrenza la demarca il senso di appartenenza, anche e soprattutto fisico, dell’autore nei confronti delle band della quale dipinge le gesta. E Mick Wall, per dirla alla Totò, vi appartenne, per un periodo, ai Guns N’ Roses, finché non scazzò pure lui.     

Uno su mille ce la fa”, cantava e continua a cantare l’eterno ragazzo della musica leggera italiana. I Gunners entrarono di prepotenza fra i Giganti del Rock e vi restarono. Altri spesso citati nel libro come i Great White, decisamente delle star già ai tempi che furono, quando Slash&Co. facevano fatica a mettere insieme il pranzo con la cena oggi suonano all’onorevolissimo Parco la Bressanella di Cusano Milanino di fronte a qualche manipolo di appassionati – fra i quali lo scrivente – mentre i Guns N’ Roses sbancano l’Autodromo di Imola in mezzo a novantamila persone adoranti. Il Rock sa anche essere impietoso, come scritto da Mick Wall all’interno delle quattrocento e passa pagine, e gli esempi lampanti sono lì da vedere: Jetboy, Faster Pussycat, solo per riportarne due.  

Gli Ultimi Giganti del Rock costituisce anche un ripasso della storia, che non si fa mancare le più o meno velate stoccate a Poison, Motley Crue e Iron Maiden da parte dei Guns alle quali si sommano rare uscite bizzarre a firma dello stesso autore che definisce appunto bizzarri gli Helloween, coloro i quali hanno inventato il Power Metal di un certo stampo… Bah!?!  

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

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