Recensione libro: Il giorno che non arriva mai
Il giorno che non arriva mai
di Mariano Fontaine
Pagine 252
Isbn 9791221478938
Youcanprint
14.90 €
Si fa tanto parlare di anni Ottanta, in ambito heavy metal, spesso mitizzando e spesso a ragione quel momento storico. Un’epoca aurea e unica per la musica dura. Basti sapere che, esagerando un po’, anche comprando Lp (o musicassette, in alternativa) a scatola chiusa solo poco tempo dopo si scopriva di avere in casa uscite che sarebbero divenute dei classici della storia del genere. Calcando ulteriormente la mano si può affermare che mediamente ogni cinque acquisti sicuramente uno sarebbe divenuto un pilastro inamovibile, una pietra angolare per gli anni a seguire. Non solo per la band interessata ma per tutto quanto il movimento. Pare di raccontare delle barzellette, se rapportato alla situazione attuale, ma così era. Enfatizzando oltremodo: formidabili quegli anni!
A fornire un gustoso ripasso su quel decennio ci ha recentemente pensato l’ultima fatica letteraria di Mariano Fontaine intitolata Il Giorno Che Non Arriva Mai.
Il saggio è ambientato nell’estate del 1986 e vede come protagonisti un gruppo di adolescenti, perfettamente calati negli stereotipi dell’epoca, così da poter fornire una fotografia assolutamente credibile delle varie vicende e caratterizzazioni. Il delicato passaggio fra la spensieratezza del passato e la consapevolezza del divenire pian piano adulti costituisce il leitmotiv delle 252 pagine del libro, accompagnato da bellissimi disegni a tema, che non si fa mancare reiterate incursioni nella musica e nell’estetica dell’heavy metal senza per questo ignorare le altre tribù giovanili coeve, ossia i dark, i new wave più cupi, i punk e la violenza degli immancabili skinhead.
L’insofferenza per la società consumista costituisce quel sottile fil rouge capace di collegare le diverse avanguardie che, se viste dall’esterno parrebbero essere distanti anni luce fra loro. Significativo sottolineare, con gli occhi e l’esperienza di oggi, quanto certi discorsi fossero così attuali già nella metà degli anni Ottanta: corsa al benessere, competitività, freddezza nei rapporti umani, cinismo e menefreghismo delle persone. Negatività frammista a fiducia nel futuro nel momento in cui le vicende con l’altro sesso prendono la piega giusta. A far da sfondo alle varie, agrodolci vicende, l’intero immaginario di quel periodo: gli stupefacenti, l’AIDS, la musica antagonista (leggasi disco music), i classiconi quali il Banana Split, Tex Willer e gli zaini Invicta, i discotecari, i conflitti generazionali con i genitori e quel processo di omologazione di massa in atto fra quelli che vogliono apparire prima di essere.
La fine dell’estate 1986 come metafora della vita, il crepuscolo dell’adolescenza e l’avvio verso il mondo dei grandi, accompagnata da quel senso di vuoto che si chiama malinconia, ma quando tutto sembra perduto ecco che…
La magia espressa da Fontaine risiede nel fatto di aver scritto il libro come se avesse ancora lui stesso sedici/diciassette anni, con quella fantasia, naturalezza e pulizia letteraria tipiche dell’adolescenza. Una cosa che ha quasi dell’incredibile dal momento che l’autore è un uomo fatto e finito da mo’ (è nato nel 1970) e ha vergato l’intenso Infernum Metallum storie e leggende del black metal in Italia, di Tsunami Edizioni, tanto per citare solo una delle sue recenti opere.
“devi seguire la strada dei sogni e quel giorno che non arriva mai, prima o poi, arriverà”
[da pagina 201]
Stefano “Steven Rich” Ricetti