Recensione libro: Iron Maiden Le Origini del Mito
Iron Maiden
Le Origini del Mito
di Mick Wall
Formato: 15×23 – cartonato – 352 pagine
ISBN: 9788861238206
20 Euro
Iron Maiden le Origini del Mito è un classicone che, sebbene non sia uscito né ieri né l’altro ieri ma molto prima, merita senza alcun dubbio una recensione su queste pagine a sfondo nero. La versione originale in inglese è datata 1998 e vide la luce con il titolo di Run to the Hills. Quella italiana in oggetto da anni campeggia sugli scaffali delle librerie italiane grazie alla traduzione di Michele Bisceglia e alla griffe Edizioni BD.
L’autore del libro è quella vecchia triglia di Mick Wall, giornalista inglese affermato che ha saputo, meglio di tantissimi altri suoi coevi, ricavarsi una vita professionale parallela con la pubblicazione di libri musicali: Metallica, Status Quo, Bon Jovi, Black Sabbath, Ac/Dc e Guns N’ Roses sono solo alcune delle band passate sotto le sue grinfie.
Testimone oculare di moltissimi episodi che hanno segnato l’epopea del Metallo, Wall ha capitalizzato al meglio le conoscenze e i contatti di una vita passata alle cronache della Musica Dura, fra le redazioni di Sounds e Kerrang! quando queste dettavano legge a livello mondiale.
L’amicizia con Mr. Iron Maiden in persona, ossia Steve Harris, nasce agli albori della Nwobhm ed è quasi naturale che, nel momento in cui a “qualcuno” viene in mente di mettere nero su bianco la storia della Vergine di Ferro dell’East End londinese, essa venga affidata a una persona di fiducia, ossia Mick Wall. E qui siamo alle solite per quanto afferente la scrittura di un libro che gode della “benedizione” diretta da parte di una band: tonnellate di dati ufficiali, dichiarazioni di prima mano, disponibilità piena – o quasi – da parte dei vari protagonisti, chicche su chicche inedite, cose mai pubblicate e via di questo passo. Ineccepibile, il discorso, apparentemente. L’ufficialità di un’uscita garantisce inoltre uno svolgimento dei fatti senza “buchi” temporali di sorta data l’abbondanza di informazioni o di omissis lungo il cammino, consentendo all’autore una narrazione a mo’ di romanzo, quindi stuzzicante e solitamente col lieto fine incorporato. Se poi il tutto è dato in mano a un asso come Mister “Muro”, il gioco è fatto. E in effetti così è: per un fan degli Iron Maiden “bello preso” Le Origini del Mito è pubblicazione irrinunciabile, un oggetto da rileggersi almeno una volta all’anno e da memorizzare nei passaggi più significativi. Diverso il discorso legato all’obbiettività di giudizio: seppur si parli degli Iron Maiden, ossia una band con i controcolleoni che s’è sbattuta all’inverosimile agli inizi e quindi meritevole depositaria della stima e del rispetto da parte del 95% dei metallari del globo terraqueo, la pressoché mancanza cronica di qualsivoglia appunto o critica negativa V E R A – i buffetti sulle guance dispensati nel libro non rientrano nel novero – lungo le 352 pagine del prodotto BD lascia un po’ di amaro in bocca. Al netto di questo il lavoro scorre via che è una meraviglia, il “tiro” durante la lettura è garantito dalla classe dell’autore che sa rendere arrapante lo svolgersi dei vari accadimenti con sullo sfondo il turbinio artistico della Londra targata Eighties.
Il che lo rende avvincente, soprattutto perché la parte del leone la fanno i primi anni della band, quelli irripetibili, quelli degli scazzi furiosi, del freddo patito e dei pranzi saltati, conditi da porte in faccia e da lavori di emme per sopravvivere. Gli Iron Maiden si sono mossi non bene, ma benissimo all’interno del music biz, forse solo i Metallica ne hanno azzeccate tante quanto loro, a conti fatti. Ma quello che hanno portato in cascina se lo sono guadagnato. Le Origini del Mito è suddiviso in quattordici capitoli, ognuno con il nome di un componente la band o di un momento significativo. Il periodo d’oro del gruppo, quello contraddistinto dalla classic line-up dei primi anni Ottanta, con Paul Di’Anno alla voce è scandagliato in maniera meravigliosa e tanto basterebbe per valere “il prezzo del biglietto”. Stessa sorte per Bruce Dickinson e i vari protagonisti della parabola successiva a Paul, quella della svolta, quantomeno nella fase primigenia. Gli anni più recenti vengono invece trattati frettolosamente, come se il tomo rappresentasse il primo tassello di una storia destinata ad avere un seguito letterario. Nel capitolo finale, oltre alle parole di Wall vi sono delle integrazioni ad hoc di Michele Bisceglia, il traduttore, e vengono passati in rassegna, in poche pagine, Fear of the Dark, il periodo Blaze Bayley per chiudere con The Final Frontier. D’altronde viene scritto a chiare lettere che: “Le origini del mito sono lì, fra i giorni sudati della fine degli anni Settanta e l’inizio dei Novanta” e, per l’appunto, il lavoro si intitola non a caso Le Origini del Mito…
Come accennato sopra, la situazione musicale e sociale del periodo iniziale dei Maiden viene affrescata in maniera impeccabile e l’opera sa regalare perle di questa portata a proposito del declino delle grandi band hard rock degli anni Settanta, defenestrate dall’uragano Nwobhm: “Gonfie di eccessi, convinte di essere immortali, coccolate e viziate da una corte di parassiti e leccaculo, le rockstar si erano trasformate in goffi dinosauri incapaci sia di avere rapporti con i propri fan sia di scrivere nuovi inni hard rock in grado di emozionare il pubblico. Niente canzoni, niente sogni, la vecchia guardia non aveva più ragione di esistere”.
Ma non di soli Irons tratta il volume di Edizioni BD, come è ovvio che sia. Il loro quarto d’ora di notorietà di warholiana memoria se lo ritagliano, meritatamente, anche Saxon, Def Leppard, Motorhead, Angel Witch, Judas Priest, Samson, Diamond Head e Praying Mantis nonché e alcuni personaggi mitici quali Rob Loonhouse e Ken Jenkins, uno che viene ricordato così: “Non l’ho mai visto sobrio. Se Ken è ancora vivo, è la prova medico-scientifica dell’immortalità dei fegati cockney”. A tal proposito: se qualcuno sapesse che fine hanno fatto queste due “sagome” batta un colpo, thanx.
Iron Maiden le Origini del Mito: imperdibile, ma con riserva…
Stefano “Steven Rich” Ricetti