Recensione Libro: La Storia di Hard Rock & Heavy Metal
LA STORIA DI HARD ROCK & HEAVY METAL
Prefazioni di Micheal Weikath, Aaaron Stainthorpe e Pino Scotto
Di Follero Daniele e Masperone Luca
Curatore: Guaitamacchi Ezio
Pagine: 484
Euro 29.90
Da qualche anno a questa parte la letteratura hardrockettara e metallara si è infarcita di opere su opere. Quando si raccontano storie è perché evidentemente esse stesse possiedono la titolarità e la “ciccia” necessaria per essere narrate. La musica dà tanto, tantissimo, ma certe cose è bello leggerle per poterla ancor più apprezzare.
Oggi, Anno Domini 2021, l’heavy metal compie cinquantun anni. Quantomeno per lo scriba, insieme con tanti altri, che ritiene “Black Sabbath” del 1970, uscito il 13 febbraio, l’inizio del tutto. Colui il quale (il disco) ha dischiuso le porte dell’Ade per tutti quanti sono venuti dopo. Agli ammirevoli rigurgiti elettrici precedenti l’esordio discografico su full length dei quattro disadattati di Birmingham mancava sempre quel qualcosa che invece Oz e soci seppero liberare definitivamente dall’oltretomba.
L’heavy metal, nel tempo, di bordate se ne è dovute sopportare parecchie, ma è ancora qua vivo e vegeto. Gufi di varia specie e natura ne avevano preconizzato la fine già negli anni Ottanta, quando qualche scricchiolio effettivamente lo si avvertiva. Da decenni ormai il Metallo è genere codificato e rispettato, un “classico” della musica tutta. Il fatto che non si possa più definire un’avanguardia musicale “giovane” è suffragato dal distacco generazionale dei teenager di oggi, che probabilmente a ragione (il tempo scorre e le cose cambiano) sono attirati da altre forme artistiche e considerano l’heavy metal un genere adulto e per adulti.
Certo è che di Metallo non se ne ha mai abbastanza, quantomeno per noi Suicide Commandos, prendendo in prestito il nome degli ultras dei Saxon che si radunavano nelle prime file ai loro concerti di inizio anni Ottanta. Altrimenti non avrebbe senso esaminare con piacere e addentrarsi con entusiasmo fra le righe dell’ultima creatura tutta Anima e Acciaio di casa Hoepli: La Storia di Hard Rock & Heavy Metal. Un bestione bello massiccio, con prefazioni di Micheal Weikath (Helloween), Aaaron Stainthorpe (My Dying Bride) e Pino Scotto (Vanadium, Fire Trails) di ben 484 pagine che, come da titolo, passa in rassegna LA STORIA di un genere a tutti gli effetti STORICO.
Nonostante negli ultimi lustri siano uscite opere assimilabili, per tematiche trattate, a quest’ultima griffata Daniele Follero/Luca Masperone, con Ezio Guaitamacchi in veste di curatore, va reso onore al suddetto trio di aver saputo confezionare un’opera fresca, che si lascia leggere senza annoiare e che possiede nel proprio Dna un buon ritmo. Al di là delle milestone, che permangono inamovibili e inscalfibili per chiunque e delle quali si conoscono ormai vita, morte e miracoli, La Storia di Hard Rock & Heavy Metal la differenza la sa marcare sui particolari. Quelle piccole grandi cose che hanno segnato l’epopea dell’Acciaio, che contribuiscono a rendere epico il genere e ad assaporare ancor di più certuni passaggi epocali.
All’interno del tomo Hoepli non manca nulla: si passa dalle origini dell’hard e dell’heavy alla Nwobhm e, in un crescendo rossiniano, a seguire vengono approfonditi Glam, Thrash, Death, Black, Nu Metal, Folk, Viking, Djent e Melodic Metalcore, solo per citare i capostipiti. Le varie disamine si rivelano onnicomprensive senza risultare pedanti, andando a stanare anche le varie ramificazioni di genere e le derive assunte in contesti geografici diversi da quello “madre”, mantenendo un equilibro di base anche in termini di ingombro. A corroborare il tutto una grafica e delle foto avvincenti, tutte a colori.
Da menzionare il capitolo 9, Born to Fight, Hard & Heavy in Italia: un pregevole spaccato del Metallo Italiano infarcito di interventi esterni che, in un’opera redatta da italiani ci sta alla grandissima. Ed era doveroso fare.
Non era facile redigere un ulteriore libro sulla storia dell’heavy e dell’hard autoconsistente, ma Follero e Masperone sono riusciti a trovare la chiave giusta per penetrare una volta di più nel cuore degli appassionati. Perché, come ribadito sopra, di Metallo non si è mai sazi. Basta che si tratti di prodotti di qualità, però. Categoria nella quale ricade appieno l’ultimo vagito di casa Hoepli, dalla copertina nero-argentata…
Stefano “Steven Rich” Ricetti