Heavy

Recensione libro: L’Enigma dei Tre Eddie (Iron Maiden)

Di Stefano Ricetti - 19 Giugno 2024 - 8:08
Recensione libro: L’Enigma dei Tre Eddie (Iron Maiden)

L’ENIGMA DEI TRE EDDIE

di Antonio Biggio

466 pagine

EAN: 9791281297265

Spirito Libero Edizioni

16.90 Euro

 

Dopo Eddie Deve Morire (qui recensione) e Il Sepolcro di Eddie (qui recensione), entrambi del 2021, la saga maideniana allestita da Antonio Biggio giunge al suo terzo e ultimo capitolo e lo fa per il tramite di un bestione di più di 450 pagine.

Intricato oltremodo, con perennemente sullo sfondo il gruppo di Harry (Steve Harris, bassista nonché leader degli Iron Maiden), L’Enigma dei Tre Eddie, questo il titolo del lavoro uscito qualche settimana fa che vede la luce per la fedele Spirito Libero Edizioni.

Siamo nel 1984, anno nel quale la Vergine di Ferro britannica pubblica lo scintillante Powerslave, album pregno di classici, a partire dalla title track. La situazione a livello Europeo e anche Mondiale non è fra le più tranquille, politicamente e il fatto che gli Irons abbiano ricevuto un invito ufficiale per aprire il loro mastodontico World Slavery Tour a Varsavia, in Polonia, nazione sotto il dominio del blocco sovietico, prima band heavy metal della storia ad oltrepassare la Cortina di Ferro, non aiuta di certo a stemperare la tensione fra le Superpotenze, ma non solo.

Evidentemente là fuori si sta giocando una partita più grande anche degli Iron Maiden che, per certi versi inconsapevolmente, si ritrovano protagonisti di un intrigo di livello internazionale dalle trame tentacolari. Il modo di vivere all’occidentale attira sempre di più soprattutto i giovani cresciuti sotto i dettami del Patto di Varsavia, ai quali va stretta l’egemonia di Partito. Le sirene provenienti da Ovest si fanno di giorno in giorno più insistenti e il fatto che un gruppo di capelloni inglesi si incunei all’interno di un Sistema sino ad allora impenetrabile dall’esterno non fa di certo fare salti di gioia ai capoccioni russi più tradizionalisti e conservatori, che mettono in atto tutto quanto in loro potere per fermare la band e l’iniziativa.

Apparentemente disgiunti da queste vicende sono l’ispettore inglese Andrew Briggs – il vero protagonista dei lavori di Biggio – e l’affascinante agente americana Rebecca Ward, che partendo da un formalmente semplice omicidio compiuto nello Yorkshire di un uomo la cui unica colpa è quella di essersi fatto tatuare la mascotte dei Maiden Eddie sul proprio corpo vengono risucchiati nelle viscere di una ben più ampia cospirazione mondiale.

Il sottile fil rouge che lega le diverse vicende, che poi piano piano risulteranno fatalmente collegate fra loro è costituito da un velenoso grumo figlio di voltafaccia, tradimenti, invidie, intercettazioni, depistaggi, corruzione, sequestri di persona, torture, incarcerazioni e ovviamente qualcuno ci lascia la pelle. Il tutto perfettamente in linea con la perfidia che animava i rapporti tesissimi fra il blocco sovietico dell’URSS – del quale la DDR era titolata emanazione – e il mondo occidentale, USA in testa, con in mezzo i rigurgiti rivoluzionari di un Gorbaciov che si stagliano all’orizzonte.

Cattiverie e giochi sporchi abituali non solo a livello di servizi segreti, ma fortemente protagonisti anche nelle stanze amiche – eufemismo – delle varie declinazioni degli organi di polizia inglesi, mentre sulla scena si materializza la sinistra sagoma di un inquietante Postino, silente portatore di morte, però fatalmente privo del motorino, della divisa, del rassicurante berretto d’ordinanza e della sacca con dentro la corrispondenza da consegnare…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti