Recensione libro: Parola di Lemmy (Motorhead)
PAROLA DI LEMMY
di Harry Shaw
Nuova Edizione riveduta e corretta
I Cicloni 22
128 pagine illustrate – 16×23
ISBN 978-88-96131-80-0
€12.00
C’è gente che passa l’intera esistenza campando di slogan, frasi fatte, proverbi e dicerie del passato. L’unica preoccupazione è alternare qualche congiunzione nell’eloquio e tanto basta. Perché quindi non raccogliere le dichiarazioni di un’icona dell’heavy metal divenuta col tempo icona del rock (prima), e icona trasversale (dopo) in un libro e infiocchettarlo bene bene affinché possa raccogliere un buon appeal in libreria?
L’operazione è stata condotta a suo tempo da Harry Shaw, più precisamente nel 2002, con il volume In His Own Words, uscito per Omnibus Press (UK). La Tsunami Edizioni, per opera della traduzione di Massimo Baroni, fa uscire la versione italiana del prodotto in modalità riveduta e corretta rispetto alla prima release di qualche tempo fa.
Il protagonista del racconto è Ian Fraser Kilmister detto Lemmy, nato la vigilia di natale del 1945 a Burslem (Stoke-on-Trent), nello Staffordshire, in Inghilterra. Bassista/cantante e fondatore degli inimitabili Motorhead, con un passato importante in band come gli Hawkwind e ancor prima roadie e procacciatore di droga per nientepopodimeno che Jimi Hendrix, da decenni è assurto allo status di leggenda vivente della musica, ma non solo.
Personaggio incredibile, il Nostro, che realmente incarna ancora oggi, a pochissimi mesi dai settant’anni suonati, un modo di essere e di suonare che non è mai passato di moda, tipico delle unicità. Nessun altro, nel mondo dell’HM, obiettivamente può e potrà competere con Mr Motorhead: uno che non s’è fatto mancar nulla a livello di vizi e stravizi in una vita pienissima, eccezion fatta per l’eroina, saggiamente.
Parola di Lemmy racchiude il Kilmister-pensiero suddiviso per argomenti in altrettanti capitoli: Gli Anni Della Crescita, Eroi e Influenze, Sopravvivere Agli Anni ’60, Gli Anni Con Gli Hawkwind, Motorhead: La Band, Gente Che Va, Gente Che Viene, Punk e Casinisti – I Motorhead e la New Wave, I Rivali, La Musica, La Musica In Generale, II sesso, La Droga, Il Rock’N’Roll, I Motorhead Contro l’Industria Musicale, L’Importanza Dei Media, L’attrezzatura (Chitarre, Amplificatori, etc), Nazi Chic, Lemmy In Esilio, Sul Palco, Fuori Servizio, Leggi e Regole, Gli Anni Che Passano, Muori, Bastardo?
Nelle intenzioni del volume griffato Tsunami non v’è alcuna velleità competitiva nei confronti di un capolavoro della letteratura HM come La Sottile Linea Bianca, sempre riferito al mastermind delle Teste di Motore e nemmeno tenta di avvicinarsi al decisamente inferiore ma pur sempre dignitoso La Storia dei Motorhead di Joel McIver uscito sempre per la casa editrice milanese nel 2012.
Parola di Lemmy è libro piacevole, che può essere letto a spizzichi e bocconi senza per questo perdere il filo del discorso, certamente più leggero di tanti altri e ideale da spararsi sotto l’ombrellone senza dover impegnare la testa in chissà quali elucubrazioni, anche se il buon vecchio Lemmy dispensa perle di saggezza che varrebbe la pena di segnarsi, fra un passaggio e l’altro (e una risata e l’altra). Non solo musica ma tutto lo scibile umano viene passato al setaccio, senza farsi mancare ambiti da sempre molto ben frequentati dal Nostro come quelli afferenti il sesso e le droghe.
All’interno delle 128 pagine campeggiano anche delle belle foto, in bianco e nero: i Motorhead insieme con le Girlschool, la band in mutande, la formazione killer con Pete Gill, Wurzel e Phil Campbell poi Lemmy appoggiato da dietro una fatalona bionda incredibile oltre a vari, ovvi, suoi primi piani. Alla fine del volume v’è un capitolo che raccoglie cosa pensano di Ian Fraser (intitolato Alcune Testimonianze) colleghi e personaggi vari, a rendere ancor più l’idea della peculiarità di Lem.
Le chicche abbondano, sgorgano una dopo l’altra durante le lettura e le sparate sono tante e interessanti, fra le centinaia presenti ne cito una immortalata a pagina 124, che dà una minima idea della portata del lavoro:
Non voglio vivere “per sempre”, è un tempo troppo lungo. Potresti arrivare a 294 anni e ancora non sarebbe “per sempre”. E penso che a quel punto ti saresti già rotto le palle. Credo che chiunque ne sarebbe stufo marcio, persino io. E io adoro stare in piedi sino a tardi, sai? A dire il vero mi piacerebbe morire l’anno prima di “per sempre”. Per evitare la ressa.
Lemmy Kilmister (1999).
Lunga vita a Lemmy e lunga vita ai Motorhead. HAIL!
Stefano “Steven Rich” Ricetti