Recensione libro: Perkeros – Diabolus In Musica
Edizioni BD, su queste pagine web sempre a sfondo nero, nonostante il recente restyling tecnico-informatico, si è distinta per volumi a tema metallico di prim’ordine: Guns N’ Roses, Iron Maiden, Motörhead, Kiss, Ac/Dc, Metallica, Ramones (ad ogni link è associata la recensione relativa…). La casa editrice nata sull’asse Milano-Torino, però, ha sempre detto la sua anche in campo fumettistico. L’esempio lampante più recente è Perkeros, di JP Ahonen, lo stesso autore del webcomic Belzebubs.
Il libro, incorniciato in una copertina rigida di cartone come quelli “veri” – esiste anche in versione con cover “flessibile”, comunque- si dipana lungo quasi duecento pagine e narra le gesta dei Perkeros che, come scritto sinteticamente da BD, “si muovono tra pentagrammi e pentacoli facendo esplodere dalle pagine il potere magico e travolgente della musica!”.
La line-up di questa band metallara ma assolutamente non defender, solo apparentemente scalcagnata, schiera: Akseli, goffo nella vita, balbuziente, dislessico (ha pure sbagliato a scrivere il nome originario della band, “Kerberos”), ma chitarrista dal talento cristallino, un cantante che si dimena fra il microfono e il suo impiego come pizzaiolo, poi uno che pare sbucato fuori dall’ancien règime, l’immancabile nostalgico legato al periodo hippy al basso e un orso – vero! – alla batteria. A chiudere la formazione la tastierista Lilja.
Il loro obiettivo, legittimo, come quello del 95% dei gruppi di questo mondo, è scalare le gerarchie e riuscire ad arrivare lassù in cima, dove si dominano l’intera scena e le classifiche heavy metal e dintorni, nel caso specifico della Finlandia.
Il cammino dei Perkeros è punteggiato di agrodolce: decisioni molto difficili sotto il profilo umano e gli inevitabili scazzi fra i componenti rischiano di minare per sempre i sogni di una vita musicale tanto sperata e, a tratti, idealizzata. Non è corretto svelare oltremodo la trama di Diabolus In Musica, nella quale campeggiano, oltre a momenti di piena gioia ricchi di soddisfazione, anche i semi di un male oscuro, strisciante… Il tomo griffato BD associa la parabola artistica di una band alla metafora della vita, con in più uno special guest, non propriamente gradito.
Ammetto candidamente di preferire molto di più la raffigurazione “classica” dei fumetti, con personaggi legati somaticamente alla realtà vera, anche nel disegno che li rappresenta. Debbo altresì constatare, però, che dopo un po’ di rodaggio, ci si fa l’occhio e la lettura scorre poi spedita e avvincente, fra tavole figlie di un indubitabile talento.
Si possono fare cose terribili con la musica… [Cit. pagina 74]
Stefano “Steven Rich” Ricetti