Hard Rock

Recensione libro: Pino Scotto, Cuore di Rock’n’roll, una vita meravigliosamente stonata

Di Stefano Ricetti - 10 Aprile 2025 - 13:06
Recensione libro: Pino Scotto, Cuore di Rock’n’roll, una vita meravigliosamente stonata

Pino Scotto 

Cuore di Rock’n’roll

Una vita meravigliosamente stonata

Editore: Il Castello

Collana: Chinaski

Autori: Pino Scotto con Massimo Villa

Pagine: 180

Formato: 15 x 21 cm – bross. + alette

Prezzo: 18,00 €

Codice ISBN: 9788827605110

 

 

 

Ho smesso di fare il pirla!

Questo quanto mi riferì Pino Scotto una decina di anni fa all’interno di una conversazione privata.

Nel momento in cui nel giugno del 2014 incrociò Lemmy dei Motörhead con la bombola dell’ossigeno attaccata, smagrito, con il dramma che stava vivendo riflesso negli occhi e il bastone per sorreggere la propria figura Giuseppe Scotto di Carlo da Monte di Procida (NA) realizzò che forse era il momento di cambiar vita anche per lui… Per la cronaca nel dicembre dell’anno successivo Lemmy Kilmister lasciò per sempre questa valle di lacrime.

Tornando alla chiacchierata di cui sopra incalzai Pino:

Quindi ha deciso di smettere con le candide polverine magiche e il Whiskey?

Si, definitivamente. Mi faccio bastare i due pacchetti e mezzo di Lucky Strike al giorno

Da allora di acqua sotto ai Navigli ne è passata parecchia e Scotto da tempo ha chiuso anche con le amate sigarette. Oggi è un uomo di 75 anni ben portati, nonostante le innumerevoli battaglie on the road che ha tanta voglia di raccontare e raccontarsi.

Lo fa in compagnia di Massimo Villa e per il tramite de Il Castello Editore, collana Chinaski Edizioni, che da poco ha licenziato sul mercato il libro Cuore di Rock’n’roll, una vita meravigliosamente stonata.

Da sempre personaggio altamente divisivo, Pino incarna una sorta di buffone dato in pasto alla TV per i suoi detrattori, fra i quali ricadono gli inevitabili invidiosi appartenenti ad altre band, uno che se la tirava alquanto ai tempi dei Vanadium e che non disdegna l’iperbole nella narrazione, aggiungendoci molto di suo. Un venduto, per gli irriducibili integralisti, dopo le sue collaborazioni con artisti completamente al di fuori della cerchia hard rock e heavy metal.

Per tutti gli altri, che sono poi la stragrande maggioranza, va doverosamente sottolineato, Scotto viceversa impersona tutt’oggi la figura del vero rock’n’roller, una sorta di Lemmy piuttosto che Ozzy nazionale. Uno che, nonostante l’apparente sbruffonaggine che fa tanto personaggio, si è dimostrato sempre puntualissimo ai vari appuntamenti così come nei pagamenti, sballo o meno ancora in corso, come ben testimoniato da alcuni suoi collaboratori nel paragrafo dedicato loro in fondo al libro. Solo per riportare due esempi emblematici.

Cuore di Rock’n’roll, una vita meravigliosamente stonata è lavoro atipico, che non si incanala nel solco del pedissequo esercizio temporale cronologico scandito da date e avvenimenti in sequenza. O quantomeno l’esistente fil rouge che lega i vari passaggi è annodato con la stessa tenuità poetica che utilizza Scotto nel vuotare il sacco. Trattasi quindi di un racconto in libertà che ovviamente non prescinde dai momenti fondamentali della vita del protagonista: il trasferimento a Napoli da giovanissimo, il successivo approdo a Milano, il matrimonio, i Pulsar, i Vanadium, la nascita del figlio Brian, il lavoro nell’ambito della logistica, i Sinergia, i Fire Trails, i progetti benefici, le ospitate e le trasmissioni televisive.

La parte del leone la occupa la musica, ovviamente, massimo comune denominatore del vissuto di Pino, fra nottate alcooliche, eccessi vari, migliaia di concerti e di incontri ma anche qualche inevitabile scazzo. A parlare per Scotto vi sono decine di album incisi con band diverse e un trascorso all’insegna dell’integrità. Ma, si badi bene, nonostante il narrato scorra senza apparenti filtri, Cuore di Rock’n’roll risulta lontanissimo dall’essere accostato ai vari The Dirt o La Bestia.

All’interno del libro esce il vero Pino, quello lontano dai riflettori, a suo modo un “hombre vertical” capace di fare beneficienza, che dedica il proprio tempo ai bambini maltrattati, che si mette a nudo nel momento in cui teme di aver contratto un brutto male e che non ha paura di ammettere il suo grande momento di difficoltà vissuto durante la pandemia, fra attacchi di panico ed enormi dubbi sul futuro. Poi si passa alla politica, alla religione, agli stupefacenti, al rapporto col figlio e alle problematiche legate alla vita di tutti i giorni delle persone comuni. Perché questo è Scotto: una persona comune che ha coronato il proprio sogno, anche se per un certo periodo guastato dalla presenza di un simil stalker, poi smascherato.

Giunti alla fine della lettura, si insinua però un rammarico: 180 pagine dedicate a uno degli ultimi veri rocker italiani risultano dannatamente poche per poter racchiudere e sviscerare un vissuto tanto intenso e ricco di aneddotica. Molti argomenti, per forza di cose, sono stati solamente sfiorati. Il periodo Vanadium, ad esempio, poteva essere maggiormente approfondito ma, come si dice dalle mie parti: piutost che nient l’è mej piutost… e l’importante è che il libro su Pino Scotto sia uscito e possa costituire una piacevole lettura per tutti gli appassionati di musica, sudore e rock’n’roll.

Come si evince nel capitolo Blues e dintorni è in uscita The Devil Call, un nuovo album di Pino Scotto dedicato al Blues, il suo primo grande amore e a mo’ di chiosa della recensione non può mancare un pensiero per Frank Coppolino, bassista dei Fire Trails e della Pino Scotto Band, vittima dei propri demoni e scomparso silenziosamente nel 2023, a soli 57 anni.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti