Hard Rock

Recensione libro Van Halen: Runnin’ With The Devil

Di Stefano Ricetti - 29 Marzo 2022 - 9:23
Recensione libro Van Halen: Runnin’ With The Devil

RUNNIN’ WITH THE DEVIL

ALLE ORIGINI DEI VAN HALEN

di Noel E. Monk con Joe Layden

Ean13: 9788827602607

Pagine: 368

22 Euro

IL CASTELLO EDITORE

 

Strana (si fa per dire…), ma sino a un certo punto, la vita. Nella musica così come nel mondo del calcio, tanto per citare due ambiti che storicamente attirano l’attenzione a livello mondiale, è sempre più frequente imbattersi in situazioni nelle quali il personaggio di turno decide di svuotare, del tutto, i propri armadi della memoria. Veleni compresi.

Una fenomenologia che prende vita nel momento in cui colui il quale decide di spurgarsi dei ricordi è fuori dalle stanze dei bottoni da tempo e non ha nulla più da chiedere al proprio ambiente. E quindi può permettersi di dire la verità strafregandosene delle eventuali conseguenze. Di solito accade a persone in su con l’età, ormai felicemente in pensione ma che nell’immaginario collettivo sono ancora in possesso di “un nome” da spendere.

Strana la vita (ma fino a un certo punto), scrivevo a inizio recensione. Quando in realtà di strano non c’è molto: la constatazione sopra esposta fila via che è un piacere e il personaggio di turno ha il potere di tornare a godere delle luci della ribalta molto spesso a detrimento di altri, puntualmente citati nell’esercizio di svuotamento degli armadi di cui sopra, scheletri compresi, of course.

Noel E. Monk, il manager dei Van Halen (qui intervista a David Lee Roth del 1985) nel loro periodo “di fuoco”, nel 2017 ha deciso di aprire le cataratte della sua memoria e, in compagnia di Joe Layden ha confezionato un bel tomo intitolato Runnin’ With The Devil, nel quale racconta con dovizia di particolari la sua milizia, nella quale ha vissuto gomito a gomito con David Lee Roth (voce), Edward Van Halen (chitarra), Michael Anthony (basso) e Alex Van Halen (batteria). Un lasso di tempo magico per i californiani, basti ricordare che uscirono, in sequenza:  Van Halen (1978), Van Halen II (1979), Women and Children First (1980), Fair Warning (1981), Diver Down (1982) e 1984 nello stesso anno del titolo del disco.  Stagioni foriere di pezzoni quali  “Runnin’ With The Devil”, il remake di “You really Got Me”, la stellare “Eruption” che consegnò Edward alla leggenda, “Ain’t Talkin’ ‘Bout Love”, “Dance The Night Away“, “And The Cradle Will Rock”, la sinistra e magneticissimaMean Street”, “Hear About It Later“, la cover di “(Oh) Pretty Woman”, “Panama” e l’inno da rock arena “Jump”.

Il libro, mantenendo stranamente ma con gran lungimiranza il titolo dell’originale di HarperCollins (senza quindi piazzarci dentro il moniker “Van Halen”, per intenderci), esce nella sua versione italiana grazie all’opera della casa editrice Il Castello e, attraverso la traduzione di Barbara Caserta va a piazzare un altro colpo da 90 all’interno della propria collana Chinaski Edizioni.

Trattasi di un bel tomo di 368 pagine scritte fitte, quindi di “ciccia” da leggere ce n’è à gogo più altre sedici contenenti foto dai tratti personali, le classiche tenute nel cassetto sinora, quindi stuzzicanti benché tecnicamente rivedibili. La sua forza, al netto di qualche refuso e certune ripetizioni, risiede nel fatto di poter distribuire informazioni rimaste sinora inedite e soprattutto di prima mano.

La copertina di Runnin’, alla propria base riporta codesta frase:

dalla penna del loro primo manager un pass dietro le quinte degli anni selvaggi, sporchi e rumorosi dei Van Halen

Ed in effetti il lavoro griffato Il Castello non delude le aspettative, proprio in virtù del concetto espresso a inizio recensione. Noel si racconta e racconta i Van Halen senza filtri di sorta, concedendosi qualche licenza romanzesca qua e là, molto probabilmente, ma mai come nel caso di Diamond Dave & Co. vale il detto “tutto quanto fa spettacolo”.

I Van Halen, quando uscirono sul mercato con il loro rutilante disco omonimo, vennero facilmente etichettati come heavy metal e pure alle nostre latitudini riscossero il meritato successo proprio (o anche) perché incanalati in quel filone, che stava letteralmente per esplodere. Oggi, evidentemente, un gruppo assimilabile al loro (sempre che possa esistere, beninteso), verrebbe marchiato al massimo come hard rock. Ma allora erano tempi diversi e il suono tagliente e potentissimo della sei corde di Eddie sull’esordio ominimo del ’78 era e permarrà per sempre fottutamente heavy metal, altro che balle!

I Van Halen nel giro di poco tempo salirono di prepotenza nell’Olimpo della musica dura e vi restarono per un bel momento. Dei quattro ragazzi timidi, educati ma con i denti sporchi del primo incontro con Noel avvenuto in un ristorante a Burbank nella seconda metà degli anni Settanta nel 1985 restava poco. Poco più di un lustro vissuto a mille all’ora e ampiamente documentato da Runnin’ With The Devil, con dovizia di particolari e un’aneddotica degna della loro nomea aveva trasformato la band in una macchina da guerra, in tutti i sensi. Sesso, droga, scazzi, problemi di ego, pugnalate alle spalle, tradimenti, alcool a fiumi e comportamenti sopra le righe misero a dura prova la resistenza di Monk, che comunque di casini era già un super esperto avendo lavorato con i Sex Pistols. Il manager, nonostante voglia ancora bene ai membri della band, sia in vita che trapassati, in maniera spietata mette in piazza virtù e debolezze degli stessi quattro musicisti. Brutale ed onesto, il narrato di Noel fornisce altresì uno spaccato del pittoresco e mai più replicabile mondo del music biz del periodo ’70 e ’80 così come analizza dal suo punto di vista e con informazioni di prima mano il dolorosissimo split della band da “Diamond” David Lee Roth.

368 pagine foriere di chicche fra le più variegate: riguardo band quali Black Sabbath, Montrose, Journey ma anche dispensatrici di lezioni di vita (eufemismo) sulla preparazione delle M&M’s, addestramenti alla fellatio opportunamente filmati e commentati in diretta con come protagonista mr. Diamond Dave e la belloccia di turno, notti in gattabuia, risse con bagarini e bootlegari di magliette, penicillina per curare la gonorrea, momenti tragici da camicia di forza, peni giganti che spuntano fuori dai muri.

Un paio di perle, sparse:

Ti spiacerebbe spiegare cos’è quella fila là fuori dal bus della road crew?

Semplice: all’interno vi sono due ragazze talmente ansiose di accedere al backstage da essere disposte a succhiarlo a tutta le crew, pur di avere un pass. Un paio di dozzine di pompini a testa, distribuiti rapidamente e spassionatamente, in cambio della possibilità di incontrare i Van Halen… [pag.205]

 

Hai mai visto quella ragazza?

Ehm, certo. Non di persona ma sì, so chi è.

Amico, mangerei un chilometro della sua merda solo per arrivare al suo culo… [pag. 206]

 

La chicca fra le chicche, però, è servita su un piatto d’argento (ops, di porcellana) ma ve la risparmio. Sappiate che ricomprende i “numeri” di un biondone egocentrico su di un bus al ritorno da un Monsters Of Rock in Europa…

Talvolta, nello scibile hard rock e heavy metal, ci si imbatte nell’adagio “le rockstar è meglio immaginarsele, vederle sulle riviste e in televisione, perché poi se hai l’opportunità di conoscerle, per davvero, nella maggior parte dei casi rimani deluso”. Soprattutto quando si distrugge, per il solo gusto di farlo, ostentando il proprio status di personaggio intoccabile, l’auto tenuta come un gioiellino di un taxista, che fa quel mestiere soltanto per guadagnarsi da vivere

Runnin’ With The Devil si incanala per certi versi in questa linea di pensiero ma è altrettanto vero che, grazie alla sua mancanza di autoindulgenza, incarni il prototipo del libro che ogni fan della propria  band preferita vorrebbe trovarsi fra le mani.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti    

 

 

“Diamond” Dave Lee Roth