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Recensione libro: Videomusic, i nostri anni ’80 di Clive “Kleever” Griffiths

Di Stefano Ricetti - 17 Maggio 2024 - 8:28
Recensione libro: Videomusic, i nostri anni ’80 di Clive “Kleever” Griffiths

Videomusic

I nostri Anni ’80

di Clive Griffiths

400 Pagine

2022

Eclettica Edizioni

30 Euro

 

Gli anni Ottanta, per l’heavy metal, sono riconosciuti come l’età dell’oro. Agli albori di quel magico e irripetibile periodo storico l’heavy metal era heavy metal e basta! Poi sono nate le varie declinazioni, figlie di un’esigenza, anche di mercato, atta a catalogare tutto, con buona pace della creatività.

Sono stati utilizzati fiumi di inchiostro e giga di spazio su disco per glorificare un momento nel quale le uscite erano giocoforza selezionate e non a caso ogni quattro o cinque ellepì si annidava un classico, poi divenuto tale.

Non di solo Metallo viveva l’uomo, però. Come ben scritto nella presentazione del libro oggetto della recensione c’erano la Lira italiana, un paninaro dietro ogni angolo, i capelli cotonati, le spalline, le musicacassette registrate, le Vhs, il Tuttocittà, la tessera bancomat, i computer di casa e tutte le ragazze volevano sposare Simon Le Bon dei Duran Duran.

E furono gli anni di Videomusic, una delle primissime emittenti europee a tema, capace di basare il proprio palinsesto su trasmissioni a carattere musicale, da videoclip a interi programmi mirati.

Anni nei quali si scoprì che la musica poteva anche essere vista, oltre che sentita.

Gli anni di Heavy con Kleever.

Proprio Kleever, meglio e conosciuto ai più come Clive Griffiths, classe ’53, simpatico dissacrante inglese trapiantato in Italia da secoli, s’è messo di buzzo buono e ha steso la bellezza di quattrocento pagine di amarcord ricomprendenti la storia della musica e del costume raccontate attraverso le vicende di Videomusic che il VJ, insieme con altri colleghi, ha visto nascere, accompagnate da centinaia di immagini, aneddoti, documenti, interviste.

Videomusic, I nostri Anni ’80: frammenti di una vita vissuta all’insegna dell’entusiasmo e dell’intraprendenza, senza chissà quali mezzi a disposizione ma tanta fantasia e capacità di arrangiarsi, sin dal giorno in cui comparve per la prima volta fra i palinsesti nazionali anche il segnale dell’emittente abbarbicata al Ciocco, in provincia di Lucca, scoccato alla mezzanotte del 1° aprile 1984.

Dall’heavy metal alla musica dark, al punk e all’italian disco, passando attraverso Europe, Bon Jovi, Aerosmith, Van Halen, Guns N’ Roses ma anche, obbligatoriamente, per Depeche Mode, Spandau Ballet, Madonna, Queen, George Michael, Duran Duran, un toccante percorso – per chi quegli anni li ha vissuti, ma non solo – guidato da un iconico protagonista della televisione musicale ante litteram che ha raccolto intorno a sé i ricordi in presa diretta dei suoi vari e molteplici compagni di viaggio: Luca Carboni, Alex Britti, Righeira, Marco Baldini, Mixo, Ligabue, Gazebo, Emilio Cavallini, Linus, Savage, Maurizio Solieri, Andrea Pazienza, Alex Peroni, Nicola Savino, poeti, look-artist, fotografi, registi e ovviamente l’intera squadra di Videomusic.

Esilarante scoprire sin dalle prime pagine come Griffiths abbia fatto propria la lingua italiana, ma con una bella dose di toscano docg spruzzata sopra: aggeggiare, accrocco… senza per questo accantonare il suo background british, leggasi alla voce Beaver, castoro… Sì, castoro… si fa per dire, in slang! Oppure quando si inventa di sana pianta il titolo di un album dei Via Verdi, marchiandolo a fuoco così da risultare evidente e leggibile ad ogni passaggio successivo del videoclip del pezzo “Diamond”sullo schermo: Wipe my Bum, John (Puliscimi il Culo, Giovanni), una genialata per la quale rischiò seriamente il posto di lavoro!

Fra le miriadi di situazioni – anche fantozziane – narrate scorre la storia della televisione musicale in Italia, con tipico stile britannico, quindi puntando al sodo e senza far sconti a nessuno, sciorinando nomi e cognomi, quando possibile, senza lesinare, talvolta vere e proprie stoccate.

Ovviamente, per quanto compete chi si pone alla lettura di queste pagine truemetallare, l’attenzione è focalizzata alle vicende legate all’ala più dura, che si ricavano lo spazio che meritano all’interno delle 400 pagine griffate Eclettica Edizioni.

Oltre molteplici alle citazioni sparse qua e là funzionali al narrato, una ventina di facciate vengono dedicate totalmente all’heavy metal e all’hard rock con sullo sfondo la genesi, i picchi e la caduta di Heavy con Kleever, uno spassoso contenitore ove Clive, indossata un’improbabile e visibilmente fintissima parrucca, si trasformava nel metallaro Kleever che, adagiandosi fra i più biechi stereotipi dell’epoca associati all’appassionato-tipo del Metallo, si muoveva goffamente fra interviste, concerti, approfondimenti e recensioni. Tutto veniva perdonato, a Kleever, da parte dei fruitori di Videomusic, perché era l’unico e il primo nella storia del nostro Paese a consegnare uno spazio ben definito e codificato anche all’HM su schermo. E chissenefrega se l’immagine del metallaro medio ne usciva con le ossa rotte – Kleever impersonava la parodia bonaria di un impacciatissimo personaggio dallo sguardo non particolarmente acuto, benché competente in materia – quello che contava era godersi l’intervista alla Strana Officina, il videoclip dei Saxon, l’approfondimento presso gli studi di Videomusic con ospiti gli Astaroth e l’anticipazione del nuovo Manowar, tanto per citare qualche esempio a caso. Primizie e inediti assoluti, anche perché non esisteva alcun tipo di concorrenza in materia.

Un excursus intenso, quello messo su carta da Clive, accompagnato da un collage di stralci di lettere indirizzate a Kleever, con qualche strafalcione e un italiano che difficilmente sarebbe approdato all’attenzione dell’accademia della Crusca fra le quali si scorge anche quella di Alex Masi quando militava nei Dark Lord. Al netto di qualche evitabile refuso, da incasellare come peccato veniale, inanella storie, retroscena e aneddoti degni di quello che universalmente viene oggi definito e ricordato come un programma di assoluto culto: Heavy con Kleever, per l’appunto.

Si passa dal siparietto che vede protagonisti i Thunder e gli Stiff allo stralcio dell’intervista a Biff Byford e Steve “Dobby “Dawson dei Saxon realizzata al Teatro Tenda di Firenze, poi la compilation Metallo Italia, il Monsters of Rock, Vanadium, Motley Crue, Ronnie James Dio, il festival Heavymas, la rivista H/M, Astaroth, AC/DC, Scorpions, Bon Jovi, il PMRC, Kiss, Living Colour, le fanzine e tantissimo altro ancora.

Oh, poi ovviamente vi è tutto “il resto”, pregno di chicche, corposissimo e altrettanto stuzzicante, la cui materia, però, per usare un eufemismo, NON rientra propriamente nella linea editoriale di questo portale…

 

Videomusic, I nostri Anni ’80: un lavoro M-O-N-U-M-E-N-T-A-L-E !

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti