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Ricchezza e metallo: uno studio ne spiega la relazione

Di Davide Pontani - 15 Giugno 2016 - 22:06
Ricchezza e metallo: uno studio ne spiega la relazione

Qualche giorno fa sul quotidiano online Linkiesta è apparso un articolo dal titolo “Lo strano legame tra ricchezza media e heavy metal”. L’articolo ripropone uno studio effettuato nel 2014 da Richard Florida, un editore del noto quotidiano americano “The Atlantic” (questo il link). Ad aver suscitato la curiosità del giornalista è il contrasto tra una musica di ribellione nata dalla working-class inglese economicamente devastata e deindustrializzata e la sua massiccia diffusione odierna tra le regioni europee più ricche e benestanti, tra le quali spicca particolarmente la penisola scandinava. Ovviamente è bene mettere in chiaro che tale correlazione non indica automaticamente un nesso causale, ma si tratta semplicemente di un’ associazione tra due variabili (ricchezza pro capite per paese e densità di gruppi heavy metal). Per provare a spiegare questa relazione Richard si è avvalso della collega svedese Charlotta Mellander, la quale attribuisce la forte diffusione di tale genere musicale in Scandinavia agli sforzi dei suoi governi volti all’inserimento di una formazione musicale obbligatoria nelle scuole, consentendo così la crescita di una generazione dalle adeguate competenze musicali necessarie per suonare un genere dall’elevato tasso tecnico come il metal. Inoltre, sebbene sia vero che nuove forme musicali possono provenire da gruppi sociali svantaggiati, scontenti ed emarginati, sono le società più avanzate e ricche ad avere i media e le società d’intrattenimento necessarie per poter diffondere nuovi suoni e generi musicali tra giovani e benestanti consumatori provvisti di tempo libero e capacità d’acquisto.

Volevo aggiungere una piccola riflessione personale di natura più generale. Ho l’impressione che da qualche tempo, dopo anni e anni di fastidiosi stereotipi, la figura del metallaro sia protagonista di un processo di riabilitazione sociale, come si può notare dall’incremento di studi e ricerche riguardanti  tematiche analoghe a quella trattata nell’articolo (come questa o questa). Insomma i tempi in cui il metallaro era considerato un ubriacone satanista stanno forse tramontando, o per lo meno inizia a diffondersi un’idea maggiormente veritiera di una realtà più variegata di quanto si creda.