Speciale: Quando i duri diventano violenti
Tutti noi sappiamo cos’è l’hard rock. In quali e quante maniere si declina. E forse ognuno di noi ha la sua declinazione preferita: l’hard blues dei Led Zeppelin, per esempio. O quello cromato che andava di moda negli anni Ottanta, in stile Ratt o Bon Jovi. Oppure quello pomposo dei Magnum. O quello più duro e stradaiolo dei Guns.
Capita però di ascoltare un pezzo e di pensare “cavolo, ma sono davvero loro?!”. Perché talvolta gli hard rocker si mettono in testa di sfidare i metallari al loro stesso gioco e vi dirò: talvolta se la giocano ad armi pari. Ovviamente parliamo di una musicalità che diventa heavy senza sfociare nell’estremo, non aspettatevi blast beat o che so io, ma è comunque un bel passo.
Di questi “passi”, col piedino (calzante anfibio, lo impongono norma e regola) che oltrepassa la linea di demarcazione tra il rock duro e l’heavy, oppure si diverte a saltellare di qua e di là per il confine, voglio elencarne quindici. Quindici casi sorprendenti, se vogliamo. Citerò solo gente più o meno nota, che per ovvie ragioni ha dovuto tenere fermo lo sguardo sull’aspetto “radiofonico” (leggi: commerciale) delle proprie uscite discografiche. Ho cercato inoltre di mischiare pezzi mediamente noti e pezzi di nicchia. La lista avrebbe potuto essere più lunga, ovviamente, ma ho preferito includere i brani che mi venivano in mente man mano. E prima o poi dovevo pur fermarmi.
L’elenco è in ordine cronologico, per ogni canzone troverete il link che vi condurrà su You Tube. Se qualcuno vuole dare un ascolto, ne approfitti.
1) Humble Pie, ‘I don’t need no doctor’ (1971)
https://www.youtube.com/watch?v=4IwguDhFOio
Cover stravolta di un brano di Ray Charles. Vi propongo la versione registrata nel ’73, con uno Steve Marriott vero animale da palcoscenico (pensare che non lo ricorda più nessuno, ormai…). Gli Humble Pie hanno scritto molti pezzi rock ma questa cover, nel 1971, era qualcosa di assolutamente devastante, paragonabile solo alle cose più dure e sperimentali dell’underground e ben poco confacente a un gruppo mainstream come il loro.
2) Sweet, ‘Set me free’ (1974)
https://www.youtube.com/watch?v=P-RTCRPMoaQ
Inseriti da sempre nel filone glam-rock, sono conosciuti anzitutto per il loro look pacchiano e per una manciata di pezzi alquanto noti: ‘Fox on the run‘, ‘Blockbuster!‘, ‘The ballroom blitz‘ e forse ‘Love is like oxygen‘. Poi ascolti “Set me free” (1974) e capisci per quale motivo siano così amati dalla generazione che ha creato e/o scritto pagine importanti dell’heavy metal, non a caso sono stati coverizzati da Raven, Doro e addirittura Nuclear Assault.
Bellissimo pezzo, “Set me free”, con un riff immortale (che gioca d’anticipo sui Judas Priest) e un gioco di batteria notevole per una band di “checche senza speranza” (li definirono così).
3) Ted Nugent, ‘Hammerdown’ (1976)
https://www.youtube.com/watch?v=OAXrgxSwACA
Ted Nugent è stato fondamentale per la nascita dell’heavy metal, pur essendo autore di un “semplice” hard rock muscolare. Questa sua canzone, ‘Hammerdown‘, tratta dal bellissimo “Free for all”, nella sostanza è già metal fatto e finito. Eppure eravamo ancora nel 1976. Da notare al microfono il grande Meat Loaf, il quale avrebbe conosciuto fama internazionale l’anno dopo con “Bat out of hell”.
4) Def Leppard, ‘Wasted’ (1980)
https://www.youtube.com/watch?v=IQzw1wJO8bY
Oh, i Def Leppard. Quelli di ‘Photograph‘ e del buon vecchio hard melodico. Dopo “Pyromania”, certo. Ma prima di allora i Def Leppard avevano contribuito a creare dal nulla l’heavy metal britannico e un pezzo come ‘Wasted‘, con quel riffone che sei già fortunato se lo becchi una volta sola, nella vita, la dice lunga sull’iniziale potenza di fuoco della band di Sheffield.
5) Uriah Heep, ‘Too scared to run’ (1982)
https://www.youtube.com/watch?v=GnYjR9-DJtw
Altra band che un po’ tutti riconducono all’hard rock ma che ha sfornato talmente tanti di quegli album (alcuni di essi ritenuti lecitamente dei capolavori, il sottoscritto per esempio è perdutamente innamorato di “Demons & Wizards”) che è facile trovare qualche pezzo più duro del solito nella loro discografia. Questo brano è presente nell’album “Abominog” e risente senza dubbio dell’atmosfera heavy che si respirava nell’Inghilterra della NWOBHM. Non aspettatevi un album tutto così, perché cascate male; però gli Uriah Heep – nella persona di Mick Box – al tempo attraversavano un periodo difficile e un po’ di rabbia l’avevano accumulata. Direi che si sente.
6) Magnum, ‘Back to Earth’ (1982)
https://www.youtube.com/watch?v=bJ8W7jZx6bA
Il mio pezzo preferito dei Magnum, band considerata (com’è giusto che sia) tra gli esempi più fulgidi del rock melodico (AOR, per gli amici) ma che qui, a inizio anni Ottanta, se ne uscì con un pezzo del genere: niente di eccessivamente heavy per il periodo, ma più veloce e massiccio del solito in casa Magnum. Peccato per la produzione spartana. In sé la canzone è bellissima, con un Catley come sempre meraviglioso, Stanway che vola sui tasti (d’avorio?) e Clarkin che macina riff di una durezza insospettabile. L’anno è quello del fantastico “Chase the Dragon”.
7) Europe, ‘In the future to come’ (1983)
https://www.youtube.com/watch?v=GaUPrfIMpyw
Altra band irriconoscibile, rispetto a quella che avrebbe raggiunto il successo internazionale (‘The final countdown‘, of course). ‘In the future to come‘ è un pezzo che profuma di Heavy Load, quindi in linea con l’heavy-epic scandinavo degli esordi. Già bravissimo John Norum, Tempest invece era a dir poco da sgrezzare. Cercate anche il relativo videoclip, col cantante che non riusciva nemmeno a guardare in camera e Norum che ogni tanto sorrideva contento.
8) Krokus, ‘Headhunter’ (1983)
https://www.youtube.com/watch?v=l3RsMqnyll0
Gli imitatori degli AC/DC. Beh, sì, la somiglianza è sempre stata innegabile. Ma nel 1983 il gruppo decise di irrobustire la sua proposta e sfornò uno dei piccoli capolavori della decade, “Headhunter”, album che iniziava con la canzone eponima: doppia cassa a manetta, riff minaccioso, Marc Storace che sembrava un Bon Scott in preda al sacro furore dell’heavy metal, grande assolo. Tutto l’album è da ascoltare ma questo brano rimane IL brano metal dei Krokus.
9) Thin Lizzy, ‘Thunder and Lightning’ (1983)
https://www.youtube.com/watch?v=PTNzuBh6zTg
Immagino la faccia di chi, nel 1983, conosceva i Thin Lizzy solo per ‘The boys are back in town‘ e che si ritrovò la formazione irlandese con questa canzone e l’album omonimo. In effetti Phil Lynott non si era mai spinto in territori così duri, a livello compositivo, solo che in formazione era appena arrivato John Sykes e quindi perché non sfruttarne l’esuberanza strumentale? Questo pezzo però è firmato da Lynott e dal fido Downey, privi di qualsivoglia timore reverenziale nei confronti delle (allora) nuove leve della NWOBHM.
Quando si tratta di dare lezioni di classe, i maestri non si tirano mai indietro.
10) Gary Moore – ‘Bad news’ (1984)
https://www.youtube.com/watch?v=6mvJ38eLGI4
Anche il mitico Gary Moore, come i Krokus, ha un album “più rock” degli altri, nel suo carnet: “Dirty Fingers”. Ero indeciso se includere questa canzone o ‘Hiroshima‘, alla fine ho optato per il tempo medio in oggetto, in cui Gary canta e suona come un vero musicista metal: urlando e sfrecciando con le sue “sporche dita” sul manico della Les Paul. Ah, se siete a corto di soldi non cercate l’album in formato fisico: costicchia.
11) Alice Cooper, ‘Roses on white lace’ (1987)
https://www.youtube.com/watch?v=5lcogYNPORc
L’ho già citata tempo fa in uno speciale su Alice Cooper (a proposito: è in lavorazione la seconda parte), la segnalo nuovamente perché mi piace un sacco e perché in effetti mostra un lato incredibilmente duro dell’artista americano, qui con tutt’e due i piedi nell’US power metal di metà anni Ottanta. Fantastico Ken Mary alla batteria e da rimpiangere il solismo del miglior Kane Roberts, quello degli anni Ottanta.
12) Queen, ‘The Hitman’ (1990)
https://www.youtube.com/watch?v=7YSATKzZRP0
Può una band rock, con vent’anni di concerti e una quindicina di album alle spalle, scrivere e registrare il suo brano più violento in quello che sarà l’ultimo album in carriera? Sì, se ha ancora voglia di stupire i fan. E i Queen stupirono davvero tutti con ‘The Hitman‘, degnissima erede di pezzi già heavy come ‘Stone cold crazy‘ o ‘Gimme the prize‘, che ovviamente potevano essere inclusi tranquillamente in questo elenco.
13) Scorpions, ‘Alien nation’ (1993)
https://www.youtube.com/watch?v=Xg6iQxpdgLI
Altra canzone che all’epoca i fan del rock proprio non si aspettavano. Dacché esistono (va beh, escludiamo i primi due album) gli Scorpions hanno piantato le tende in quella striscia che separa l’hard rock dall’heavy metal propriamente detto, ma che devo dirvi? Sarà che arrivavano dalla canzone con la fischiettata e dalle vendite milionarie dell’album che la conteneva (“Crazy World”), sarà che per molti erano diventati una band per romanticoni, sta di fatto che quando tornarono sul mercato nel 1993 con “Face the heat”, al posto della fischiettata ci si ritrovò a dover fare i conti con un pezzo d’apertura che metteva in bella mostra un riff classicamente heavy metal. E tosto, per giunta. Le ragazzine che attendevano ‘Wind of change‘ in radio, di sicuro non gradirono; metallari e metallare, decisamente sì.
14) Molly Hatchet, ‘Silent reign of heroes’ (1998)
https://www.youtube.com/watch?v=Eg4VSqyyPV8
Per me il vero capolavoro dei southern rockers, noti per le loro copertine guerresche. Non è un pezzo violento, ‘Silent reign of heroes‘, anzi, ha i contorni della semi-ballad; ma possiede la grandeur del miglior metal epico, sia a livello stilistico (introduzione con tanto di cornamusa, chitarre gemelle, bellissime note di pianoforte, accelerazione e assoli incrociati nel finale) e concettuale (date un’occhiata al testo).
Permettetemi di citare il cantante della band, il grande Phil McCormack, morto pochi giorni fa a soli 58 anni. Con lui se ne va una parte importante della mia passione per il southern rock.
15) Ten, ‘Thunder in heaven’ (2000)
https://www.youtube.com/watch?v=s5PMCLJOFe4
Band collegata puntualmente all’AOR e in generale all’hard rock melodico ma che nei suoi lavori ha sempre inserito qualche pezzo più duro e pomposo, con influenze irish, tra Magnum e Royal Hunt (un pezzo come ‘Red‘, da “Spellbound”, dovrebbe rendere l’idea). La canzone che vi segnalo, però, non si trova in uno dei primissimi album bensì nel quinto lavoro, “Babylon” (2000). Pezzo durissimo per i loro standard, un po’ heavy e un po’ power neoclassico, quel miscuglio che al tempo riuscì divinamente al Malmsteen di “Marching Out”. E scusate se è poco.