Speciale Witchfield: anteprima esclusiva, lo studio report del nuovo album “3”
Dopo il “via” libera all’apertura delle cataratte dell’inferno, come resistere alla chiamata di certune, antiche conoscenze?
E’ sabato primo maggio 2021. L’appuntamento è fissato per le ore 11.00 presso un casale abbandonato lungo una strada molto poco frequentata, dalle parti di Morciano di Romagna. Zone da me passate in rassegna in gioventù e anche durante alcune vacanze successive, con la bici da corsa. Mezzo eccezionale per poter visitare, scrutare, stupirsi e, perché no, pure prendersi qualche bello spavento! Zone suggestive, si diceva, che rimandano a scorribande passate, da parte di una tal band famosa per le sue frequentazioni gotico cimiteriali…
Tutto nacque da una strana telefonata, da parte di una donna a me sconosciuta, che mi invitò a questo consesso di anime senza specificare per bene quali fossero gli attori. Ma il solo fatto di pensare di incontrare “qualcuno” in zona Morciano mi solleticava parecchio e accettai di buon grado, nonostante la non indifferente distanza chilometri dalla mia magione. La telefonata si chiuse con un perentorio: “non se ne pentirà, vedrà che ne vale la pena!”.
Il giorno stabilito, grazie al navigatore, ero già sul posto un quarto d’ora prima delle ore 11.00, orario nel quale era previsto l’incontro con gli altri, misteriosi, personaggi. Il casale abbandonato lo era da tempo immemore, erbacce dappertutto e calcinacci in caduta libera ne determinavano i contorni. Durante l’attesa mi immaginai come poteva essere cento, duecento anni prima: una struttura possente, ben frequentata, già studiata per alloggiare al meglio le maestranze e gli animali da una parte e le frequentazioni chic dall’altra. Oggi è fatiscente, chissà quanti proprietari ne sono i padroni in piccole percentuali, frazionamenti dettati dal tempo e dal proliferare della stirpe. Risultato: impensabile sistemare il tutto, avrebbe dei costi proibitivi e poi certi possessori non si trovano proprio più e chissà se sarebbero poi intenzionati a vendere le loro quote! L’Italia è piena zeppa di situazioni similari e tutti quanti assistiamo, giornalmente, a questo degrado, a questa perdita di patrimonio e bellezza artistica, senza di fatto poter fare nulla.
Questi miei pensieri vennero troncati di netto dal passaggio di un Ape di vecchia fattura che procedeva a velocità molto sostenuta. Chi lo guidava, un tipico lavorante anziano della zona, buttando lo sguardo verso di me e sulla targa della mia autovettura si sarà sicuramente chiesto: “che ca**o fa dalla nostre parti ‘sto qua???”.
Il tempo di stropicciarmi gli occhi e distogliere dagli stessi i granuli di polvere sollevati dal vecchio Piaggio e noto, all’orizzonte, un’auto scura procedere nella mia direzione, a velocità particolarmente bassa. Si tratta di un mezzo di una certa età ma con un determinato fascino. La vettura si ferma a circa venti metri dalla mia. I vetri oscurati non mi permettono di capire chi vi sia alla guida. L’unica cosa che posso intuire è che si tratti di un personaggio dalla corporatura importante, con dei lunghi capelli fluenti.
Si abbassa il finestrino e mi chiama: “Oh, Stevennn!”.
Penso di riconoscerne la voce ma non ne sono sicuro. Mi avvicino.
Il tempo di capire chi sia e John Goldfinch Cardellino mi salta al collo!
E’ da un po’ di tempo che non ci si incrocia più, causa pandemia e vari impegni, ma il legame d’acciaio che ci lega non ha mai vacillato.
John mi invita a seguirlo, lui con la sua auto e io con la mia. “Andiamo laddove non arrivano neanche i corrieri…”. Non specifica altro. La curiosità cresce…
John Goldfinch Cardellino
Ci inerpichiamo sui monti dell’Appennino. Giungiamo in un piccolo comune posto a circa 800 metri sul mare. John mi invita a parcheggiare l’auto in un posto sicuro e proseguiamo con la sua. Imbocchiamo una strada delimitata da grandi alberi e in fondo, immerso nella natura, scorgo una figura. Non riesco a identificare la persona, ma la sensazione è che si tratti di qualcuno di familiare. Man mano ci si avvicina l’emozione cresce fino a quando, dietro a un paio di occhiali scuri, riconosco Thomas Hand Chaste! Uno dei personaggi cardine dell’heavy metal italiano, storico batterista dei primitivi Death SS della Sylvester/Chain era, poi nei Violet Theatre, una vita musicale con svariati artisti e progetti sospesi tra punk/ HC e sperimentalismo elettronico… Un artista eclettico, senza dubbio.
Ci abbracciamo vigorosamente, in onore ai vecchi tempi e alle tante battaglie metalliche conseguite. Di lì a poco compare anche Andrea Cardellino, fratello di John e terzo compare dei Witchfield.
Thomas Hand Chaste, anni Ottanta
Qualche doveroso cenno di storia sulla band: trattasi del progetto nato dall’incontro di Thomas Hand Chaste con i fratelli John ed Andy Cardellino, intorno al 2007. Presso lo studio Four Sticks di Chaste si stabilì sin da subito una forte intesa musicale ed umana, con una line-up che comprendeva anche il compianto Baka Bomb (RIP) al basso. Bastarono un po’ di prove ad alto tasso emotivo e lisergico per porre le basi di quello che sarebbe divenuto “Sleepless“, il debutto dei Witchfield, prodotto dalla Black Widow Records, disco con nientepopodimeno che Clive Jones (RIP) dei Black Widow e Steve Sylvester dei Death SS in qualità di special guest.
E’ del 2015 il secondo album, “Sabbatai Zevi”, un lavoro a totale appannaggio di Chaste che vede il solo John Goldfinch Cardellino alle prese con una cover dei Quartermass, oltre all’usuale caterva di ospiti di ottima fattura.
Andrea “Andy” Cardellino
Tornando a noi, Thomas Hand Chaste mi prende sottobraccio e mi dice: “Sono passati diversi anni dai tempi di Sabbatai, ma evidentemente il fato ha deciso che la mia strada e quella dei Cardellino Bros si dovessero incrociare di nuovo… la pandemia e il periodo di forzato lockdown ci hanno dato modo di poter lavorare all’atteso ritorno dei Witchfield Mark I. Ti abbiamo invitato per poter ascoltare in anteprima quello che sarà il nuovo nostro disco, semplicemente intitolato “3”.
Pochi passi immersi in un panorama incantevole e Thomas mi conduce all’interno del suo studio. Una sorta di laboratorio, quasi un antro alchemico, un luogo magico e misterioso. La meraviglia mi pervade: è come essere all’interno di un museo, di quelli provati e custoditi gelosamente. Articoli di riviste appesi ai muri, oggetti delle collezioni di Thomas tra i più disparati in bella mostra, inquietanti tele ad olio sparse ovunque, modellini di automobili, maschere antigas e residuati bellici vari, fumetti, libri, cd e vinili a perdita d’occhio e poi strumenti musicali di ogni tipo a far da corollario all’attrezzatura “vera” dello studio di registrazione: mixer, microfoni e monitor all’avanguardia… Chicca fra le chicche i poster originali dei primissimi concerti dei Death SS incorniciati alle pareti! Dulcis in fundo, tutti i dischi in cui Thomas Hand Chaste ha suonato: dalle seminali compilation Gathered ed Heavy Metal Eruption a The Story of Death SS, ai vinili di Paul Chain fino ad arrivare ai tempi dei Witchfield.
Thomas Hand Chaste e John Goldfinch Cardellino, maggio 2021
Decidiamo di darci al desco, poi nel pomeriggio vi sarà la possibilità di gustarci l’ascolto, con calma olimpica. La gentilissima consorte di Chaste ci fa trovare un’abbondante carbonara pronta per essere assalita. E noi, tutti e quattro, non ci facciamo pregare! A seguire dell’ottima porchetta artigianale con insalata, il tutto annaffiato da un buon Chianti Classico portato dai Cardellino brothers! Caffe e ammazzacaffé e poi un bel giro rigenerante nei boschi circostanti lo studio, per smaltire l’abbondante mangiata e liberare la mente. Inevitabilmente sorge spontanea qualche domanda ai “Guardiani del campo delle Streghe!”.
Come nasce questo ritorno di fiamma coi Cardellino bros?
Thomas Hand Chaste: “era da tempo che con Giovanni ci si sentiva per telefono, per un periodo ci eravamo persi di vista, lui era tornato in Puglia ed aveva lasciato la più vicina Toscana dove viveva precedentemente. Una volta tornato e stabilitosi in Emilia Romagna è ripresa la nostra frequentazione. John ha suggerito di ritornare alla prima formazione dei Witchfield, l’origine del nostro primo incontro. Mi ha convinto, la gente già ci conosceva e non era una cattiva idea, siamo affezionati ai Witchfield (moniker che fu John stesso a suggerire) ed eccoci qua!”.
SLEEPLESS
Mi giro verso John “Goldfinch” Cardellino che aggiunge: “ricollegandomi a quanto detto da Thomas, essendo lui stesso il maggior compositore in seno al progetto ha proposto a me e a mio fratello una serie di sue composizioni. Dopo varie cernite ne abbiamo selezionate otto più un brano, “Suicide” tratto da un vecchio nostro progetto, gli Homo Herectus. Nel periodo di lockdown mi sono messo a testa bassa e ho “tirato giù” tutti i testi in brevissimo tempo e devo dire che non sono liriche dal piglio solare e positivo, anzi tutte le frustrazioni, le paure, le fobie, sono uscite fuori dai pori della pelle… La negatività e quel senso di oppressione che ci schiaccia specie in questo pesante periodo storico unito ad un certo flavour mistico e psichedelico, di questo si parla nelle liriche ma anche di suicidio, fanatismo religioso che sfocia in gesti violenti, il sentimento di depressione e scoramento e il cercare di capire il ruolo di noi su questa terra, il destino dei senzatetto, la tossicodipendenza coi suoi iniziali voli pindarici e le sue rovinose cadute, un testo biblico su Jericho e la mia visione di questa deflagrante epidemia mondiale. Last but not least, c’è spazio anche per una femme fatale, una sorta di dark girl che ammalia e poi spezza il cuore. Insomma, c’è di che stare allegri! Ah,ah,ah! Comunque, scherzi a parte, i temi sono anche molto attuali, come puoi verificare. E’ questo che la mia sensibilità ha suggerito stavolta, ritengo sarebbe stato stucchevole declinare l’ennesima disamina del Magick di Crowley o ricopiare vari rituali magici da manuali, odi a Lucifero et similia. La realtà è di gran lunga più terrificante!”.
SABBATAI ZEVI
Interviene Andrea “Andy” Cardellino: “quando mio fratello mi ha detto che avremmo di nuovo collaborato con Chaste ad un nuovo capitolo dei Witchfield ne fui subito entusiasta! Stavolta ero solo al timone delle chitarre, al loro suono, a tutte le ritmiche e gli assoli del disco che ho provveduto a registrare nel periodo di lockdown nel mio home studio casalingo per poi far confluire tutte le tracce in quello di Thomas e là plasmare il suono che, giuro, non è mai stato così potente e professionale! Sono davvero molto soddisfatto! Il sound ha un piglio molto Doom, di stampo americano, tanto groove, echi di Trouble, St. Vitus, Obsessed e Pentagram ma col gusto latino unico delle mai invadenti tastiere e organo di Chaste, davvero una personalità musicale d’altri tempi oltre che un grande amico!”.
John, Thomas e Andy, maggio 2021
Tre (positive) testimonianze di musicisti di lungo corso, che possono dire la loro sulla base di un’esperienza che affonda nei decenni. Gente disillusa, che sa cosa significa realizzare un album nel 2021 e lo fa principalmente per cristallizzare dentro la ceralacca nera la propria arte, i propri pensieri e le proprie emozioni. Che potranno poi essere condivise con altri.
Immerso fra gli splendidi poster dei Death SS d’antan che pare ammicchino, mi accingo quindi all’ascolto del premix di quello che sarà “3”, la nuova fatica discografica dei Witchfield, che vedrà la luce entro la fine dell’anno per la Black Widow Records di Genova, label sotto la quale sono già usciti gli altri due dischi.
Il primo pezzo, “Suicide”, dal finale aperto, è un bel doomone massiccio a la Black Sabbath che narra dei propositi di Freaky, il soggetto protagonista di “3”, di farla finita. Chitarroni in bella evidenza e un John Goldfinch lamentoso al microfono come da prassi. Una boccata di aria fresca, sebbene ammantata di nero, che sgombra il campo da qualsivoglia equivoco sulla direzione musicale presa dai Witchfield per il loro terzo parto discografico. Si prosegue in maniera straclassica nel segno dei quattro di Birmingham con “The Return Of The Wicked Messiah”, poi è la volta di “Bruxa”, e il carico si fa ancora più pesante, con evidenti ammiccamenti agli Usa frammisti a tastiere anni Settanta. La traccia numero quattro in scaletta, “Magical Mysterious Trip Thru The Stars”, fa della solennità la propria cifra. Echi di Hawkwind a livello di mood se la giocano con Freaky alle prese con le droghe pesanti. “The Pandemic Enigma”, è una heavy cavalcata bella e buona, che se rimarrà in scaletta in questa posizione, otterrà l’effetto benefico di rompere il ritmo, particolare non da poco durante l’ascolto.
Thomas Hand Chaste non avrà suonato per anni con Death SS, Chain e il Violet Theatre per niente, giusto? Ecco servita la malata “I Feel Down Often”, primo brano del secondo lotto, uno spaccato che riporta al passato allucinato delle tre grandi band sopraccitate, corroborato da un ottimo lavoro di chitarre. Per lo scriba l’highlight di “3”. “Destiny Of a Homeless” passa senza impressionare ma ci pensa l’heavy metal tout court di “Jericho” a risollevare la tensione, sulla base di fendenti mortali. Chiude degnamente baracca e burattini “They Live in the Holes of my Mind”, in linea con quanto proposto dai Witchfield precedentemente.
Tirando le somme, “3” si preannuncia un classicone, sollucchero per tutti gli amanti del doom senza tante menate né sterzate di maniera, quel bel doom che punta dritto all’anima. Nera, of course.
Alla fine dell’ascolto è l’ora del commiato. Con Andrea Cardellino e Thomas Hand Chaste ci si scambia un abbraccio vigoroso, d’altri tempi, che vale più di mille discorsoni. In compagnia di John mi dirigo verso il luogo nel paesino posto in Appennino ove avevo parcheggiato l’auto. Altro abbraccio con John e via, dopo un ultimo cenno d’intesa mi avvio nel cuore della notte emiliano-romagnola, molti chilometri si frappongono fra questo splendido scorcio d’Italia e la mia magione. Ad accompagnarmi, i benefici echi provenienti da un “Campo di Streghe”…
Stefano “Steven Rich” Ricetti