Stay Brutal: Puntata Zero – Il Carnivoro dall’occhio di Pietra
“STAY BRUTAL” – Puntata Zero
Amici Metalheads, da oggi sulle pagine di TrueMetal, il via ad una nuova rubrica, dal monicker “Stay Brutal”.
Vi starete chiedendo: di cosa si tratta? È più che legittimo, il vostro interesse mi rende felice.
Un contenitore mensile, terrificante.
Un viaggio nei meandri più oscuri e brutali.
Parleremo di: musica estrema, serial killers, animali predatori, letteratura e cinema horror/splatter, tatuaggi… e non solo, ci sarà spazio anche per alcune interviste esclusive.
Tutti siamo sedotti da quello che ci spaventa.
Andiamo a vedere di chi e cosa parliamo oggi… e che il voltastomaco ci accompagni…
Articolo a cura di Trevor Sadist
IL CARNIVORO DALL’OCCHIO DI PIETRA
Dal matrimonio tra Antonio Orsolano e Margherita Gallo, nel 1803 nasce Giorgio Orsolano, a San Giorgio Canavese.
Il bambino è intelligente, ma la scuola non fa per lui, non si applica e sembra disinteressarsi totalmente a tutte le materie. Ad aggravare la situazione già difficile, la morte del padre, rimasta vedova, la madre di Giorgio decide che è meglio mandare il bambino dal fratello. Lo zio di Giorgio è un prete, capace di educare al meglio il nipote, tuttavia i continui litigi e la sempre meno voglia di studiare fanno decidere allo zio che forse è meglio rimandare Giorgio da sua madre, la situazione non cambia, il bambino è sempre più scontroso, instabile.
In età adolescenziale trascorre più tempo all’osteria che al lavoro, nonostante i diversi tentativi della madre. E’ colpevole di qualche piccolo furto in chiesa e di un tentativo di stupro, ai danni di una coetanea, aggredita nei boschi, mentre era di ritorno a casa. Denunciato per questo reato e per i precedenti furti, Giorgio è condannato a otto anni di carcere. In prigione ha un buon comportamento, questo gli permette uno sconto della pena. Uscito prima dei termini di scadenza, Orsolano si sposa con la vedova Domenica Nigra, e fa ritorno al paese, dopo un breve periodo d’inattività decide che è il momento di darsi da fare e decide di aprire una piccola salumeria. La vita di Giorgio sembra aver preso una piega apparentemente normale, nonostante, a San Giorgio e nei paesi limitrofi, accadono fatti inquietanti. Il 24 Giugno del 1832, scompare Caterina Givogre di soli nove anni, violentata e decapitata, mentre il 14 Febbraio dell’anno successivo, è la volta di Caterina Scavarda, di dieci anni, i resti della bambina finiscono nelle campagne.
Dalle ricerche non emerge nessun nome, più facile credere, che le morti siano state opera dei numerosi lupi. Gli affari non vanno molto bene, Giorgio decide di cambiare attività e inizia a commerciare vino e commestibili, nella speranza che questa nuova avventura possa portare i frutti sperati. Giorgio Orsolano non è un commerciante è la “Iena di San Giorgio” e proprio come il brutale predatore delle pianure africane, anche Giorgio ha buon olfatto a cospetto del sangue. Il 3 Marzo del 1835, Giorgio si reca al mercato, per alcuni scambi di merce, avvicina una giovane ragazza di quattordici anni, Francesca Tonso, con la scusa di acquistare da lei una dozzina di uova fresche la porta a casa. Una volta arrivati a casa, l’uomo colpisce con una mannaia la povera, ignara di quanto le sarebbe successo, la rabbia di Orsolano si sfoga sul corpo ormai privo di vita, per lei non c’è più nulla da fare. Questa volta il delitto non resta indifferente, né senza un nome, Giorgio Orsolano e la sfortunata Francesca Tonso, sono stati visti al momento che hanno lasciato il mercato insieme. I Genitori della ragazzina, chiedono aiuto alla polizia, vogliono convincere gli agenti a fare irruzione in casa di Orsolano, ma le forze dell’ordine si oppongono. La Iena questa volta ha commesso qualche errore di troppo, causati dall’eccesso di sicurezza e dalla scarsa cautela, nel giardino di casa sua, alcuni passanti scoprirono un paio di zoccoli, brandelli di vestito e un cappellino, riconosciuti dai genitori di Francesca. Questa volta la polizia si convince, il giudice emette un regolare mandato di perquisizione. Nella casa di Giorgio Orsolano, rinviene un sacco di iuta sporco di sangue, scatta l’arresto, l’uomo non collabora con gli agenti, continuando a negare tutto. Un giorno i poliziotti fanno ubriacare Giorgio Orsolano, in preda all’alcool l’uomo racconta tutto, forse, convinto che potesse essere considerato insano di mente. Gli abitanti di San Giorgio Canavese tentano un assalto alla prigione, vogliono linciare la Iena, il cannibale. I poliziotti credono sia meglio spostare nel castello d’Ivrea l’uomo. E’ il 13 Marzo, quando il giudice legge la sentenza di condanna, Giorgio Orsolano racconta tutti i fatti, confessa di aver mangiato la carne delle due bambine uccise anni prima e con le parti più morbide di averne fatto del prosciutto, venduto al pubblico nella sua salumeria. Giorgio Orsolano è condannato a morte. La splendida cornice del Canavesano ospita lo spettacolo, il 17 Marzo, rappresenta la fine di un incubo. La piazza del paese è gremita di persone che urlano contro il mostro. Nonostante le leggende intorno a Orsolano erano molte, non era un gigante, né una bestia, si trattava di un uomo di piccola statura, comune nell’aspetto, l’unica anomalia, era la mancanza di un occhio, che per vergogna cercava di nascondere dietro un ciuffo dei suoi capelli castani. L’università di Torino, si aggiudicò la testa di Orsolano e i testicoli, questi perché di dimensioni fuori dal comune.
Trevor Sadist
L’ASSENZA DELL’ANIMA
Il gelo è la guida del desiderio, bugiardo proprietario di tutti gli istinti.
Oltre ogni cosa, paure su di un tappeto di lacrime rosse dipinte .
Vedo loro che stanno combattendo tristi e spaventati.
Bene e male si confondono, nero è la bianca sconfitta…
Taglio di una ferita, il sangue scorre come un fiume in piena.
Il tuo corpo mi rifiuta, la pazzia domina sulla ragione.
I bambini urlano spaventati dall’assenza dell’anima. .
Il tuo dolore anima la mia rabbia.
Ucciso, violentato, divorato.