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Stay Brutal: speciale Halloween

Di Fabio Vellata - 31 Ottobre 2023 - 23:59
Stay Brutal: speciale Halloween

“STAY BRUTAL” – Speciale Halloween

 

Questo è Halloween, questo è Halloween!
Ormai anche nel nostro paese da qualche anno si festeggia quest’evento, tanto caro agli “amici mostri”.
MetalHeads in parte è anche la nostra festa, l’amato Metal e il costume horror da sempre camminano a braccetto. E allora facciamo festa! Siete pronti ad addentrarvi nei prossimi cinque racconti dell’orrore? Certamente brutali e non adatti ai deboli di stomaco…

A cura di Trevor Sadist

 

BINARIO DELLA FOLLIA

 

 

Un viaggio triste, mi sento solo, vorrei arrivare.
L’orologio sembra essersi fermato a quell’ora che ogni giorno cerchi di evitare.
I finestrini, certamente non troppo puliti, non raccontano nulla di quello che sta succedendo fuori. E’ tempo di minaccia.
Dentro siamo solo in tre. Tre anime, tre spiriti diversi, pensieri differenti. Dentro la galleria è tutto buio. Dai finestrini per qualcuno è ora di cena, intorno al tavolo, nel calore della famiglia.
Un viaggio che sembra durare tutta una vita. Nel buio di un pomeriggio di primo inverno.
La luce fuori dai toni colore oro. I rami di un albero di acacia abbracciano un castagno, lo uccidono.
Una strana sensazione, il treno acquista velocità, sul tracciato del binario della follia. Dove diavolo sono…
Nevica, fiocchi di neve muoiono una volta a terra. Ancora una galleria, luci forti che quasi rendono cieca la vista di un uomo.
Silenzio, quello della neve che cade copiosa dal cielo.
La galleria di pietra, le sue nicchie incassate. Ognuna di queste abitata da un corpo morto. Sono uomini minuscoli, finiti dai vermi. Povere anime, come posso pensare di essere vivo. Un urlo, forse una donna, un animale, il silenzio è rotto, distrutto. Provo a cercare salvezza in testa al treno. Si è fermato, ci sono due persone, non sono uomini, camminano lenti, non hanno forza, Dio mio, dove sono…
I finestrini sono bloccati, così le porte, tutti in carrozza!

 

DE OCCULTA PHILOSOPHIA

 


La giornata di sole rosso, camminano pesanti ruote di acciaio.Animali da lavoro guidati da Caronte accusano la sete.
Nella tempesta di sabbia avanza la “famiglia bugiarda”.
Streghe, maghi, eleganti signori vendono menzogne.
Una sola parolam tu sarai invisibile, una sola parola ti regalo il cielo.
Prossimo ai suoi 120 anni, la saggezza di un uomo immortale.
Un volto antico, dai capelli bianchi e gialli.
Voglio due bottiglie. Una signora, coperta di oro, parole forti, decise.
Una sfera, dove le sue mani leggono e scrivono il futuro, sarai ricco.
Venite a vedere, il vecchio con un solo sorso ricorda due secoli.
Questa bevanda ha il gusto della menzogna, il sapore dell’inganno e della morte. Attenzione cittadini, osservate l’uomo coniglio, ma come ha fatto?
Affrettatevi, una per lei, due per il signore, avanti il prossimo.
Voglio essere immortale, giovane e forte, vivere tutta la vita, essere ricco, volare e avere tante donne.
Camminano pesanti ruote di acciaio, nella nuvola del deserto che accompagna il circo della morte dal prossimo paese fino a sud del Paradiso.

 

LE NERE SIGNORE

 

Succede, a volte sei viva, ma i tuoi occhi non vorrebbero aprirsi mai.
Una risata di gruppo, diventa un suono unico, compatto.
Nel tuo cervello si amplifica come una chitarra dalle note sinistre.
Le orecchie non sono sorde, ma il suono è confuso.
Vorresti correre, scappare, oggi non c’è via di uscita, non c’è vittoria.
Scivoli via come ghiaccio tra le loro maglie.
Loro ti respingono, nel centro, i loro occhi vogliono vederti.
Succede, fiume che mi percorri, dentro e fuori di me.
La tua carezza dalle diverse interpretazioni, brividi, certezza.
Il sangue ti rende viva, la paura domina sul controllo.
Loro ti guardano, attraverso il velo nero che copre il viso.
La fame, la sete, il sole, la voglia di te che abbassi lo sguardo.
Le tue braccia ormai hanno conosciuto la resa, presto.
Il vecchio volto delle nere signore, la pelle non liscia.
Il quadro di Satana, un macabro teatro.

 

L’ANTICO COTONIFICIO

 

 

Non ho sonno, non ho voglia di buttare via ore e minuti.
Un bicchiere, una bottiglia e poi il cervello libero da tutto il mondo intorno.
Cammino prendendo a calci la vita, c’è la luna piena, ci sono delle antiche fabbriche che buttano fuori tanto odio verso il pianeta……
Ci sono degli uomini, da dove arrivano questi esseri, questi mostri.
Li osservo nascosto dentro l’antico cotonificio, apro e chiudo gli occhi, li riapro ma li vedo ancora.
Sono cannibali, a terra uno di loro non si muove è privo di vita. Gli hanno aperto lo stomaco con un rudimentale arnese a punta. Le parti più morbide sono le prime a essere mangiate. Tutti prendono parte al banchetto, gli occhi hanno un buon sapore, anche se gelatinosi. Altri mostri più avanti hanno preso un cane, non ha padrone, il primitivo rito, un’arma da taglio lo colpisce a morte, finito a morsi, una spaventosa creatura gli sta staccando i genitali, i testicoli appena sfiorati scoppiano, fuori zampilli di sangue fanno urlare per l’ultima volta il povero animale.
Bevono sangue, bile e mangiano vermi e vermi dei vermi.
Vestito di un elegante abito con camicia bianca e cravatta nera, è lui a guidare il mostruoso plotone.
Un vecchio scuolabus, tutti riuniti: uomini, donne, bambini.
Salite a bordo muniti del “TICKET FOR HELL”.
Si parte, una specie di bambino, un cucciolo di mostro si avvicina al comandante, è lui alla guida del mezzo, mi scusi dove ci porta?
Non hai sentito piccolo ti porto a casa, non devi distrarti, sai cosa dovrò farti. Fuori dal finestrino vola prima una gamba, poi un braccio, poi la testa della piccola e spaventosa creatura.
Mi lasciano, se ne vanno, verso il buio, verso una strada che non posso vedere, scomparsi nella valle dell’eterna sofferenza.

 

IL LAGO SCURO

 

 


Il mio sguardo è un volto che gira, come la testa del rapace notturno.
Prende il volo nella strada che non c’è.
L’acqua del fiume è malata, corre via veloce, vorrei tanto vedere quello che non vedo.
Un mostro marino nell’acqua che non odora di sale. Una testa si alza.
La luce di notte illumina la corrente, quanti racconti, quante verità.
Maestosa l’acqua, come il toro sulla femmina.
Nel lago prendono forma mostri, poi muoiono e altri prendono vita.
Bolle di schiuma bianca, gli artigli che conquistano la bestia.
Non voglio finire mai quest’attimo.
La sopravvivenza di un predatore nel morso sulla preda.
Passano tanti treni, tante persone, loro non possono vederti.
Fermo, in silenzio sull’antico ponte, porto a te il saluto, il sacrificio.
Vedo i tuoi grandi occhi, la grande bocca aperta.
Possano gli abitanti del lago scuro soddisfare il padrone, le sue voglie di peccato…

 

Trevor Sadist

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