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TrueMetal.it presenta “From The Depths” Vol.1

Di Giuseppe Casafina - 2 Aprile 2017 - 14:45
TrueMetal.it presenta “From The Depths” Vol.1

 

Ritorna in grande stile il From the Depths, la rubrica di TrueMetal.it dedita alle produzioni provenienti direttamente dalle profondità dell’underground: ecco a voi la prima puntata del rinnovato From the Depths di TrueMetal con le 10 produzioni su cui abbiamo buttato un occhio (o meglio dire un orecchio) per questo primo appuntamento.

Buona lettura!

 

1 – WARHAMMER – “AT THE THRESHOLD OF ETERNITY”

 

 

At the Threshold of Eternity” è il secondo album dei Greci Warhammer, autoprodotto, composto da sette tracce, della durata di quasi mezz’ora e successore di “Mass Burial”, loro prima prova del 2013.

Che dire: l’album si apre con un brano strumentale e si chiude in modo altrettanto analogo; nel mezzo ………… la “guerra”.

Questo è il sunto dell’opera, nella quale il combo prende la potenza e la melodia dell’Heavy Metal e le sbatte contro un muro di solido e furibondo Thrash Metal, in modo diretto ed efficace.

Anche se le influenze che si sentono non sono poche (Iron Maiden, Judas Priest, Kreator, Testament ….), traspare la personalità degli Warhammer attraverso un songwriting vario e multiforme, che, pur strizzando l’occhio alla grande epoca, non rinuncia alle sonorità più tipiche dei tempi attuali. In particolar modo questo risalta nella sezione ritmica, vera macchina d’assalto che macina tutto quello che travolge.     

Pur se con qualche sbavatura (giustificata per una voce un po’ acerba, che sta comunque maturando) ed un tecnicismo che, in alcuni momenti, va a discapito del feeling, il risultato ripaga ampiamente la tenacia e la dedizione di questa giovane band, posta sui giusti binari per far parlare ancora di se.

Album che merita più di un ascolto.  

VOTO: 68/100 (Andrea Bacigalupo)

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Tracklist:

1. Intro
2. Collision
3. Through The Realm
4. Stone Dead Warrior
5. Pandemonium
6. At The Threshold of Eternity
7. Outro

 

Line-up:

Hercules Giotis – Vocals, Guitar
Dimitris Peppas – Guitar
Dimitris Kalaskanis – Bass
George Tsavdaridis – Drums
Kostas Gerochristos – Guitars

 

2 – GLADIO – “MMXVI”

 

 

MMXVI” è l’EP d’esordio dei Veneti Gladio, duo sorto nel 2015 dalle ceneri degli HouseMaster e composto da Matteo Pierazzo (chitarra ritmica, basso e cori) e Pierluigi Cavazzano (voce e cori).

Con un songwriting immediato e d’impatto, che si allaccia direttamente alle produzioni Thrash degli anni ’80 provenienti principalmente dalla Bay-Area, i Gladio puntano tutto sulla potenza e sulla robustezza dei brani, non trascurando l’aspetto tecnico e la ricerca di linee melodiche definite e coerenti.

Il loro sound concentra un granitico Heavy Metal tessuto con letali accelerazioni Thrash; il risultato, energico, dirompente e positivo, è ben evidente nei quattro brani che compongono l’EP, grondanti sangue, sudore, determinazione e, soprattutto, gran rispetto per il glorioso passato, collegandosi ad esso per portare i suoni di allora ad oggi senza scadere nel malinconico e nel troppo scontato.

MMXVI” è stato prodotto in modo professionale, con cura certosina per i particolari, sia a livello compositivo che esecutivo. Un buon lavoro è stato svolto non solo dal duo, ma anche da chi ha contribuito alle registrazioni: Luca Minieri (Illogicist) alla chitarra solista e Furio Buranella (già negli House Master ed ora negli Exilium) alla batteria.

Tirando le somme, un inizio alla grande per i Gladio, degni del loro nome, in quanto risultano letali come la spada corta utilizzata in battaglia dall’esercito romano.

Giudizio più che positivo; non ci resta che aspettare cosa ci riserveranno in futuro, sperando di vederli presto dal vivo.

VOTO: 70/100 (Andrea Bacigalupo)

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Tracklist:

1. The hero is back!
2. A real illusion
3. The fury road
4. Operation Gladio

 

Line-up:

Matteo Pierazzo – Bass, Guitars
Pierluigi Cavazzano – Vocals

Furio Buranella – Drums (Session Player)
Luca Minieri – Guitars (Lead –
Session Player)

 

3 – DERHEAD – “VIA” (by Via Nocturna)

 

 

Derhead è una one-man band italiana che è attiva dal 2003, con alle spalle una demo proprio di quell’anno, ed un’altra nel 2013. Quest’anno ci propone l’EP, intitolato “Via” e prodotto dalla label Via Nocturna, che contiene tre nuovi brani, e le due suddette uscite. La mente del progetto è Giorgio Barroccu, già attivo al basso nei The Void, con l’appellativo di Barniak, negli Haternal, nei Dual e nei Katiusha.

Il sound proposto è un black metal atmosferico, capace di regalarci momenti onirici. Possiamo azzardare il termine avantgarde al progetto, se non altro per gli innesti ambient che richiamano il concetto, e che in qualche modo diversificano l’artista dai classici dettami del genere. L’uso delle chitarre ci ricorda la scuola norvegese, così come la raffinatezza delle tracce. Ciò che vi possiamo dire è che, nel passato della band, nello specifico nel 2013, c’era più violenza nei pezzi, con quel classico approccio industrial nelle ritmiche, mentre nel 2003 si sfiorava il concetto di symphonic.

Certamente la via intrapresa nei primi tre episodi dell’EP è quella che più ci convince, auspicando presto l’uscita di un full-lenght. Forza Giorgio, avanti così!

(E’ disponibile un’intervista alla band cliccando su questo link)

VOTO: 70/100 (Stefano Santamaria)

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Tracklist:

01. Cenere
02. Piombo
03. Via
04. Lamina (Bonus – Demo 2013)
05. Circle (Bonus – Demo 2013)
06. End (Bonus – Demo 2013)
07. I (Bonus – Demo 2003)
08. II (Bonus – Demo 2003)
09. III (Bonus – Demo 2003)

 

Line-up:

Giorgio Barroccu – Tutti gli strumenti

 

4 – EDWARD JOHNSON & THE GREAT ESCAPE – “RECKLESS RUSTED BLUES”

 

 

Uscita discografica piena di adrenalina ed entusiasmo per gli  Edward Johnson & The Great Escape. Il progetto, sin da subito, ci trasmette energia, grazie a brani diretti, e capaci di essere atmosferici.

Parliamo la lingua dello stoner, con divagazioni heavy e ambientazioni blues a mostrare un’aura di fascino al progetto. Catapultati in un saloon, assistiamo ad un duello di sguardi, un odore di alcool e deserto che pervade nelle note e che “ubriaca”i sensi.

“Reckless Rusted Blues” è così un’ ideale altalena tra passato e presente, tra Kyuss e Wolfmother. Il full-lenght mostra già una certa maturità, pur trovandoci ancora di fronte ad una band giovane.

 Pensiamo che il disco possa essere gradito sia dai navigati ascoltatori del filone, e da chi magari vuole qualcosa di più frizzante, e più modernamente blues. Il futuro è nelle vostre mani ragazzi, avanti così a tutta forza.

(E’ disponibile un’intervista alla band cliccando su questo link)

VOTO: 75/100 (Stefano “Thiess” Santamaria)

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Tracklist:

1. Radio Satisfaction
2. Apocalypse Now
3. Deadman Walking
4. Walled In
5. Electric Scars
6. Hazed
7.Space Caravan
8.Stable Noise

Line-up:

Jacopo Proietti – Voce
Micky Guns – Chitarra
Antonio Vendetta – Basso
Gianmarco Botteri – Batteria

 

5 – KALLENIA – “XIII”

 

 

Ilenia Core Montague è una polistrumentista che decide un giorno di creare questo progetto, con l’aiuto, per il cantato growl maschile, di Jonathan Pace. Dalla biografia emerge la volontà dell’artista di coinvolgere, in futuro, anche altri musicisti, se non altro per regalare anche dal vivo i propri brani.

Il sound della band è un metalcore che si arma di affilati rasoi death, la cui presenza è punto di forza del progetto.  Muscolari spinte groove, e strutture un po’ deframmentate, sono i lati più sporgenti di questa realtà, il cui limite è forse la mancanza di idee chiare, e di una produzione all’altezza.

 L’avvicendamento voce maschile e femminile, proprio per impatto dei toni, non risulta efficace. Si denota un certo grado di inesperienza, e l’alternanza delle medesime è a tratti prevedibile. Troviamo che l’ultimo brano , ‘Leave Me Alone’, sia quello più interessante e da cui ripartire per un futuro album. La ragione sta nella particolarità del cantato, per una volta slegato da certi canoni e più efficace, e per l’incisività degli strumenti, soprattutto nella parte conclusiva. Se sapranno regalare qualche spunto personale in più, potranno fare il salto di qualità che cercano, perché tutto sommato qualcosa di interessante si vede.

Impegno, volontà di crescere, e passione si sentono, forza ragazzi.

VOTO: 57/100 (Stefano “Thiess” Santamaria)

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Tracklist:

1. Cauterized
2. Methodical
3. Time
4. Leave Me Alone

Line-up:

Ilenia Core Montague – Voce, strumenti
Jonathan Pace – Voce

 

6 – TOTEM AND TABOO – TRUMPET FLOWER

 

 

I Totem and Taboo sono una band emiliana che si forma nel 2015, e che nel 2016 regala al pubblico un primo full-lenght autoprodotto. L’idea dei ragazzi è di riportar in auge il thrash metal anni ottanta, ed in questo senso ci provano, con  nove brani.

Non pensate però di trovarvi di fronte a quelle velocità e ritmiche forsennate, bensì ad un sound più meditato, seppur di impatto di intriso di entusiasmo. Parliamo di influenze di Metallica, Machine Head, ma anche a quel sound più unto di Pantera e Gojira, lato groove che indubbiamente pervade nei pezzi.

Il sound è ancora acerbo a tratti, ed anche a livello di produzione si sente che i ragazzi sono all’esordio. Premesso questo, troviamo che l’entusiasmo e le capacità degli artisti siano più che discrete, e che se sapranno con coraggio metterci un po’ di personalità in più, potranno fare un bel salto di qualità.

VOTO: 60/100 (Stefano “Thiess” Santamaria)

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Tracklist:

1. Agony     
2. Trumpet Flower
3. Past
4. Meì
5. In the Name of Free Art
6. Justice
7. Coming from Beyond the Grave
8. Black Fire
9. Come Back Now

Line-up:

Alessandro Codeluppi – Voce, Chitarra
Amedeo Pinna – Chitarra
Mirco Fantuzzi – Basso
Diego Menaue – Batteria

 

 

7 – THE BIG SOUTH MARKET – MUZAK (by Red Cat Promotions)

 

 

I The Big South Market sono un duo composto da Giuseppe Chiumeo (già visto in azione con i The Rest Side) alla voce e alla chitarra e da Ruggero Ricco (Cancrena) alla batteria.

“Muzak” è il titolo del loro EP di debutto, composto da cinque canzoni a dir poco esplosive a cavallo tra modern hard rock, stoner e groove metal. Influenze benissimo dosate e padroneggiate (nonostante la voluta mancanza del basso) cui la veemente prova vocale di Chiumeo – del tutto a proprio agio sia con il registro clean sia con le possenti svisate in growl/scream – conferisce il classico quid in grado di dare una marcia in più al tutto.

Le cinque canzoni proposte sono possenti, ispirate ed illuminate da melodie davvero azzeccate, ben riuscite e in grado di farsi valere sia negli episodi strutturalmente più orientati all’hard rock classico (“Moodrink”, “Red Carpet”), sia nei frangenti nei quali le influenze groove prendono il sopravvento (“Big Deal”, “Before You Make It Deeper”), lasciando per ultima la più particolare “Desert Motel”, nella quale i ritmi rallentano senza tuttavia perdere di mordente.

La sostanza c’è, qualche limatura dal punto di vista dei suoni e i The Big South Market saranno certamente pronti e all’altezza per il grande salto sulla lunga distanza.

VOTO: 68/100 (Stefano Burini)

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Tracklist:

1. Big Deal
2. Before (You Make It Deeper)
3. Moodrink
4. Red Carpet
5. Desert Mote

 

Line-up:

Giuseppe Chiumeo: voce, chitarra
Ruggero Ricco: batteria

 

8 – A CUNNING MAN – PRACTICAL APPLICATIONS OF THEURGY

 

 

One man band dalla Scozia con una potenza musicale d’altri tempi, la creatività di un progster navigato e la grinta innata dei giovani che vogliono afferrare il mondo urlando “Ci sono anche io”. Tre canzoni per  definire le coordinate stilistiche, muovendosi alla perfezione tra l’istrionismo dei Between The Buriend And Me con una velata ritmiche dei Leprous all’interno di un comparto estremo da fare invidia a molti acts mondiali. Avanguardismo e progressive studiati nella piena consapevolezza di essere gli unici generi in grado di scavalcare le barriere stilistiche, c’è un mondo inesplorato e i tratti dove la componente black si innalza sopra le altre diventano il manifesto per mischiare le carte in tavola nuovamente. Il forte accento Scozzese del cantato e alcune influenze tipiche del folk nazionale si inseriscono al meglio rendendo  sempre più unica la scoperta dei brani. Una valida produzione mette in luce ogni strumento, la conferma di come necessariamente, il prossimo passo, con il disco completo è solo rimandato. Bravo!

VOTO: 70/100 (Andrea Poletti)

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Tracklist:

1. Honorius & The Choral Forecast 04:02
2. Cyprian & The Ambergris Geist 04:47
3. Juratus & The Sulfur Psalm 05:57

 

Line-up:

Ged Cartwright – Voce, strumenti e programmazione
Gemma McCabe – Vocals aggiuntive

 

9 – PERFIDIOUS – MALEVOLENT MARTYRDOM (by Death Metal Industry)

 

 

 

I Perfidious sono attivi da poco, all’attivo hanno un EP (“Crushing the Nazarene”) e ad oggi arrivano sul mercato con il loro primo disco ufficiale intitolato “Malevolent Martyrdom” che diventa il loro manifesto dopo una serie di concerti in compagnia di acts di calibro mondiale. Cosa aspettarsi da questo disco è presto detto, guardando la sola cover si riesce a comprendere come il death di tipica scuola Statunitense viene a forgiarsi su di un tappetto di brutalità e intolleranza senza cmpromessi. Dieci canzoni che portano in dono un death ols-school pregno di quelle sferrate tipiche dei Suffocation, dei primordiali Morbid Angel e tutta quella scuola Statunitense che negli anni ha dettato legge. Certamente l’album lo si ascolta con molto piacere senza alcuna aspettativa di tecnicismi o sorprendenti soluzioni compositive, ma quanto serve per una sana dose di death marcio e cavernoso. Unica pecca potrebbe essere la produzione ad oggi molto grezza e a tratti al limite dell’accettabile, ma il gioco vale la candela per tutti gli estimatori del sound brutale e senza peli sulla lingua.

VOTO: 60/100 (Andrea Poletti)

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Tracklist:

1.    Infected by Malignancy (Intro)
2.   I Belong to Sickness
3.   Human Conceit
4.   Ancient Voices of the Past
5.   Preachers of Hypocrisy
6.   Breath of Beast
7.   Realm of the Moribunds
8.   Trapped by Insanity
9.   Perfidious
10. I Kill You (Outro)   

 

Line-up:

Vanny “Hate”  – Batteria
Teo – Chitarra
Dydacus – Voce
Michele – Basso
Andrea Langravio – Chitarre

 

10 – MINDCRUSHERS – BORN IN DOOM

 

 

Primo disco ufficiale per questa band che riesce a raggiungere l’uscita ufficiale dopo sette anni dalla nascita ufficiale grazie a “Born in Doom”. Una ipotetica ed abbozzata miscela che prova a mischiare il fascino dell’heavy dentro una base thrash con movenze proto-black che cerca in alcuni momenti di rallentare, come a volersi sentire “doom”. Sentire, non suonare ribadiamo, poichè non v’è altro che un misero concentrato di qualche grezza versione di una sottospecie incrocio malriuscito dei genere sorpacitati suonati senza la volontà del creare. Le strutture compositive tendono a mischiare un pò troppo le idee compositive del gruppo, che passa da una tempistica all’altra (pur nei tre riff in croce suonati) senza un movente, un fine ultimo, al limite del goliardico. Ad oggi questo primo parto dei Mindcrushers ci risulta alquanto fuori dagli standard minimi contemporanei, probabilmente qualche corso di chitarra, qualche conoscenza in più delle radici del genere proposto sono l’arma migliore per progredire, ma ad oggi la strada pare molto in salita. A buon intenditore poche parole.

VOTO: 45/100 (Andrea Poletti)

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Tracklist:

1.   Intro    
2.   Death Is a Straight Procession
3.   Boredom    
4.   Slave of the White One    
5.   Tragedy of Happiness        
6.   Ogre
7.   Inverted Buddah    
8.   Crystal Night of Knives (Kristallnacht)    
9.   Stone in a Glass    
10. Rise of the Fallen    
11. Dark Endless (Heart)

Line-up:

Obscure – Basso, Voce    
Checco – Chitarre