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TrueMetal.it presenta “From The Depths” Vol.2

Di Giuseppe Casafina - 25 Luglio 2017 - 0:55
TrueMetal.it presenta “From The Depths” Vol.2

 

Ecco a voi la seconda puntata del From the Depths, la rubrica di TrueMetal.it dedita alle produzioni provenienti direttamente dalle profondità dell’underground: ache questa volta ci focalizzeremo sulle 10 uscite su cui i nostri redattori hanno buttato un occhio (o meglio dire un orecchio) appositamente per questo nuovo appuntamento.

Buona lettura!

 

 

1 – Front Riders – “Steel Trail” (2017)

 

 

Il progetto Front Riders nasce nell’estate del 2013 a Heidelberg, Germania, a seguito dell’incontro tra i musicisti Michael Benz e Bonassis Aka Asmodeus, ex Pyogenesis, produttore e maestro di musica.

“Steel Trail” è la somma delle loro idee, album d’esordio autoprodotto e pub-blicato il 21 marzo 2017.

Il genere proposto è un Heavy Metal dai toni energici ma emozionali, improntato su un costante attacco sonico di basso e batteria e su una voce che racconta le sue storie con tragica intensità.

Della durata di quasi trentasette minuti, l’album raccoglie otto canzoni ben strutturate ed abbastanza variabili, pur se legate da una continua sensazione di forza anche durante i momenti più d’atmosfera.

Si evidenziano gli episodi che meglio riassumono i contenuti del Full-Length: la grintosa “The Iron Voice”, che ai toni melodrammatici della voce in clean contrappone un growl non troppo cupo ma determinato, la dinamica ‘Hold Your Head Up’, che amalgama sensazioni oscure a momenti potenti attraverso buone linee melodiche e la cadenzata e potente ‘Steel Trail’.

Nelle composizioni non mancano cori anthemici (‘Front Riders’, ‘Feel The Rain’ e ‘We are …..’), non troppo esagerati ma efficaci, vibranti cavalcate sonore (‘Night of the Sins’ e ‘Steel Trail’), e, in generale, lunghi assolo ar-ticolati, che si alternano con il cantato in più che discreta armonia.   

In conclusione, con “Steel Trail” i Front Riders emergono in modo più che positivo.

Auguriamo loro una buona carriera ed attendiamo il prossimo lavoro.

VOTO: 70/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/FrontRidersMetal/

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

1. The Iron Voice

2. Hold Your Head Up

3. Front Rider

4. Night of the Sins

5. Feel the Rain

6. Steel Trail

7. Fire in Your Eyes

8. We Are…

 

Line-up:

Michael Benz

Bonassis Aka Asmodeus

 

2 – Satan’s Hallow – “Satan’s Hallow” – 2017

 

 

E’ una buona sorpresa l’album d’esordio degli statunitensi Satan’s Hallow, dal titolo omonimo e pubblicato il 01/04/2017 attraverso la label tedesca Underground Power Records.  

Il genere proposto è un Heavy Metal di stampo classico, che non nasconde l’influenza delle produzioni della prima metà degli anni ’80 di Iron Maiden, Accept, Riot, Mercyful Fate, Warlock e Dokken, anzi, tende ad esaltarla con un prodotto carico d’energia, adrenalina e dinamismo che trasporta l’ascoltatore in quei magici anni senza comunque farlo soffrire di nostalgia.

I musicisti sono ben preparati, sia chi ha affrontato la sua prima prova discografica (il chitarrista Von Jugel e la vocalist Mandy Martillo), sia chi è più esperto (il chitarrista Steve Baudette, il bassista Lee Smith ed il batterista Pat Gloeckle). 

Il songwriting, pur non dicendo niente di nuovo, è avvincente, accattivante e, soprattutto, vario. I Satan’s Hallow sono a loro agio sia quando corrono in pista  (‘Reaching for the Night’, ‘Hot Passion’, ‘Beyond the Bells’), sia quando seguono sentieri più intricati (‘Satan’s Hallow’, ‘Still Alive’), essendo dotati di una sezione basso – batteria trascinante anche nei momenti più cadenzati e di una vocalist ben calata nel suo ruolo, dotata di un’efficace e-stensione e di una buona capacità interpretativa. Importante è il lavoro delle due asce, sia in sede ritmica, che durante le fasi soliste e gli stili ben riconoscibili (uno più melodico, l’altro più grave) impreziosiscono ulteriormente i pezzi, in particolar modo quando suonano in sincrono.

La prima prova può dirsi superata per i Satan’s Hallow, che hanno tutte le carte in regola per costruirsi un buon futuro. Noi aspettiamo fiduciosi.

VOTO: 75/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/satanshallow/

Label: Underground Power Records

 

Tracklist:

1. Reaching for the Night

2. Choir of the Cursed

3. Hot Passion

4 .Black Angel

5. Satan’s Hallow

6. The Horror

7. Moving On

8. Still Alive

9. Beyond the Bells       

 

Line-up:

Pat “Rüsty” Gloeckle – Drums

Von Jugel – Guitars

Mandy Martillo – Vocals

Lee Smith – Bass

Steve “Lethal” Beaudette – Guitars

 

 

3 – Bestial Invasion – “Trilogy: Prisoners of Miserable Fate” (2016)

 

 

Gli Ucraini Bestial Invasion, con il loro ultimo EP “Trilogy: Prisoners of Miserable Fate” del 2016, sfoderano un Technical Thrash molto potente ed eclettico, non immediatamente assimilabile, ma apprezzabile dopo successivi ascolti.

La sezione ritmica massiccia, con un gran basso in prima linea che da sensa-zioni oscure e dinamiche, le aperture melodiche, gli assoli articolati ed una vo-ce molto potente e di buona estensione, che ricorda un rabbioso Bruce Dickinson, sono il contenuto dell’EP, composto da tre canzoni della durata complessiva inferiore ai tredici minuti.

Prisoner of Miserable Fate’ intreccia una miriade di cambi di tempo, che vanno dal veloce al cadenzato, intervallandoli con riff granitici e assoli melodici. ‘Zodiac: Crime World Mystery’ (riferita al serial killer statunitense mai preso), introdotta da un coinvolgente arpeggio su sottofondo di basso e synth, è un pezzo potente, intricatissimo ed azzardato, che nel finale si trasforma in un Thrash schietto e furioso. Chiude la veloce ‘Caligula: Salacious Age’, con una sezione ritmica a mitraglia ed un sound che riesce ad esprimere bene la sensazione di terrore che l’imperatore romano infondeva al suo popolo.

Esistono due versioni di “Trilogy: Prisoners of Miserable Fate”: una auto-prodotta in digitale ed una pubblicata su CD dalla label Shellfire Attack. Quest’ultima contiene un brano in più: ‘J.R.R.Tolkien: Lord of Middle-Earth’, un pezzo strumentale di quasi dieci minuti, che intreccia, intorno ad una base epica e drammatica, momenti tecnici, melodici, acustici, sinfonici e psichedelici di grande effetto.

Per entrambe le versioni il giudizio è più che positivo.

VOTO: 72/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/bestialinvasionua

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

1. Prisoner of Miserable Fate  

2. Zodiac: Crime World Mystery           

3. Caligula: Salacious Age

 

Line-up:

Metal Priest – Bass

Alexandr Klaptsov – Guitars

Ivan Semenchuck – Drums

V. Zadiev – Vocals

 

4 – Pagandom – “Hurt as a Shadow” (2016)

 

 

“Hurt as a Shadow” segna il ritorno discografico degli svedesi Pagandom, già presenti sulla scena metal nel periodo tra il 1987 ed il 1996, anni in cui mi-sero nella loro bisaccia alcuni demo ed il Full-Length “Crushtime” del 1994, ottenendo un buon consenso.

Con una formazione rinnovata per metà, comprendente, oltre agli originali Christian Jansson alla voce e Martin Carlsson alla chitarra, i nuovi membri Sö-ren Fardvik alla batteria ed il veterano Anders Björler (At The Gates e The Haunted tra i tanti) alla chitarra, con “Hurt as a Shadow” i Pagandom pro-pongono un Thrash predominato dalla matrice Hardcore e legato alle sonorità estreme tipiche della loro terra d’origine.

Questo però non basta: le idee espresse sono poche ed il lavoro, nel suo complesso, è piatto e di scarso impatto, ulteriormente indebolito da un cantato che è quasi sempre uguale, sia nei momenti veloci sia in quelli più cadenzati ed incapace di trasmettere carica emotiva. Poche sono le variabili ed il songwriting tra un pezzo e l’altro si differenzia di poco: su dodici brani sono pochi gli episodi che si elevano, quali “Bridges Burn” e “Flooded City”, oltre a qualche assolo sparso qua e là.

Nonostante questo, attendiamo comunque il prossimo lavoro del combo; visto i buoni risultati ottenuti dai musicisti in passato, si ritiene che abbiano le capacità per sorprendere e per dare ancora parecchio all’attuale scena metal. Per ora, “Hurt as a Shadow” non raggiunge la sufficienza.    

VOTO: 52/100 (Andrea Bacigalupo)

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

1. Forever

2. An Entity, a Ghost

3. Hurt as a Shadow

4. Behind the Words

5. Catapults & Trapdoors

6. Monochrome Vision

7. Breather

8. Not of Diamonds

9. Bridges Burn

10. Terminal Narcissist

11. No Hope to Be Lost

12. Flooded City

 

Line-up:

Martin Carlsson – Guitars

Christian Jansson – Vocals, Bass

Sören Fardvik – Drums

Anders Björler – Guitars

 

5 – Acid Force – “Atrocity for the Lust” (2017)

 

 

Lavoro più che buono quello degli Acid Forse, band Slovacca che dal 2014 suona un Thrash molto tirato ed energico.

Dopo un primo Demo nel 2014 ed un EP nel 2015, dal titolo “Towards the Nuclear Load”, il quartetto incide il suo primo Full-Length: “Atrocity for the Lust”, pubblicato il 23 marzo 2017 via Support Underground.

L’album è semplicemente una mazzata sonora: gli Acid Force uniscono un punto “A” ed un punto “B” con una retta, che poi percorrono correndo a testa bassa, demolendo ogni ostacolo che incontrano senza guardare in faccia nessuno.

Il sound è molto schietto e diretto, privilegiando la matrice Hardcore del Thrash, prendendo spunto da band quali Nuclear Assault e Stormtroopers of Death. Non mancano però influenze derivanti dall’ascolto di Motorhead e, soprattutto per quanto riguarda gli assoli, di Iron Maiden e dei primi Helloween.

Si ottengono, essenzialmente, brani incentrati su strofe veloci cantate con rabbia ed insolenza, dalle quali scaturisce l’anima punk del quartetto, unite a tempi pestati molto solidi e ad assoli ricchi ed articolati, in alcuni casi impreziositi dalle valide melodie delle Twin Guitars. Tra questi si elevano ‘I Am the Skating Man’, ‘Speedtrain’ e ‘Echoes of Fear’.

Validi ed interessanti sono anche gli episodi meno tirati (‘Diamond Skin’ e ‘Y.C.S.’), che, inseriti nei punti giusti, spezzano un poco l’andamento del disco, senza comunque farlo perdere di potenza.

Atrocity for the Lust” è un lavoro concreto che risente più che altro della non ancora maturata esperienza del giovane combo. Questo è comunque nella direzione giusta per crescere e trovare uno stile personale che lo faccia distinguere. Bravi, avanti così.   

VOTO: 72/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/acidforcethrash/

Label: Support Underground

 

Tracklist:

1. Unleash

2. I Am the Skating Man

3. Speedtrain

4. Echoes of Fear

5. Diamond Skin

6. Vein Ripper

7. All Scum Will Rot

8. Y.C.S.

9. Spill the Acid.

10.  Atrocity for the Lust

 

Line-up:

Fede – Drums

Erik – Guitars

Andrej – Guitars

Teo – Vocals, Bass

 

6 – Domination – “Reunion” (2017)

 

 

Esordio discografico alla grande quello dei Domination, duo con batterista aggiunto proveniente dalla Germania.

La band nasce nel 2015, nella Città Bavarese di Ratisbona, da un’idea dei veterani Daniel ”Gumo” Reiß (GumoManiacs, Wizzard e Thargos) e Tim Freudorfer (Roadkill XIII, Cultes Des Goules e Thargos), rispettivamente chitarrista e bassista/vocalist. Ospite dietro le pelli è Andreas Gmeinwieser dei Mass.

Il loro genere è un Death/Thrash energico e moderno che propongono attraverso “Reunion”, il loro primo album, pubblicato il 17 marzo 2017 ed autoprodotto.

Dodici canzoni ben suonate e ben arrangiate, che riescono ad imprimere, in chi ascolta, pesanti sensazioni di tenebrosa angoscia e di devastazione per mezzo di toni grevi, ma dinamici e di una voce cavernosa, ben modulata e senza eccessi.

Il songwriting, basato su una ritmica potente e serrata, unisce velocità a varia andatura con momenti cadenzati per mezzo di riff cupi ed energici e rallentamenti spasmodici. Grazie all’esperienza maturata i musicisti riescono ad amalgamare bene le fasi Thrash con quelle più volte al Death, riuscendo a generare un sound ben equilibrato.

Reunion” è, in poche parole, un album da ascoltare; con esso i “Domination” hanno meritato il nome scelto, pari al titolo del basilare quarto album del Morbid Angel.

VOTO: 75/100 (Andrea Bacigalupo)

https://www.facebook.com/pg/Domination666/about/?ref=page_internal

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

1. Intro                                                                                            

2. Reunion                                                                                      

3. Disciples                                                                                    

4. Pariah                                                                                         

5. Asmodeus                                                                                 

6. Wander in the Wasteland                                                   

7. The Aviator                                                                              

8. 1220                                                                                            

9. World Domination                                                                

10. Eagleheart                                                                              

11. Walls                                                                                         

12. The End                                                                                     

 

Line-up:

Tim Freundorfer – Vocals, Bass
Daniel “Gumo” Reiß – Guitars
Special guest:
Andreas Gmeinwieser – Drums

 

7 – Alkol – Beeried Alive (2017)

 

 

Come è spesso accaduto con il thrash metal di una volta, il binomio alcool e musica è un connubio assai gradito e di certo collaudato. Una sana dose di autoironia, di adrenalina ed entusiasmo, sono gli ingredienti dei romani Alkol.

 I ragazzi calcano i palchi dal 2013, facendo anche da apripista agli Extrema. Goliardia, ed onda d’urto thrash, sono i punti di forza di una band che approda al proprio primo Ep, intitolato “Beeried Alive”. Il loro sound si mescola in più punti con l’ hardcore punk, e con quelle atmosfere che, in passato, venivano catalogate crossover. Parliamo di influenze dei Tankard, e di quel sound veloce e sbarazzino tanto caro agli anni ’80.

Spensierato, l’Ep ci regala emozioni dal passato che sono vero e proprio tuffo al cuore. Vorremmo qualche spunto personale in più, e solo il tempo ci dirà se le cose miglioreranno, oppure no. Complimenti ragazzi!

(Intervista alla band disponibile a questo link)

VOTO: 65/100 (Stefano “Thiess” Santamaria)

https://www.facebook.com/alkolthrash/?qsefr=1

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

 

Tracklist:

1.Heere’s Johnny 01:38               

2.Drink Up! 02:18           

3.Discrimination 02:33                

4.Final Infliction 01:55                

5.The Hunter    01:28     

6. Losing Control 02:19                

 

Line-up:

Claudio “Chopper” Camilli (voce)

Alex “Mazza” (batteria)

Andrea Mataloni (chitarra)

Corrado Adamo (basso)

 

8 – Masters of Rebellions – Rise (2016)

 

 

I Masters of Rebellions sono un progetto musicale che arriva dal Belgio e che, nel 2016, ci regala il proprio primo album autoprodotto. Il loro sound è un heavy metal veloce e adrenalico, con alcuni spunti thrash, ma restando quasi sempre ancorato alle influenze di Iron Maiden, Judas Priest ed Accept.

Il disco corre via con soluzioni decisamente familiari, che riescono però a trasmettere entusiasmo all’ascoltatore. La produzione è anni ottanta, e scarna per spessore e resa, in questo senso indebolendo gli assoli e la consistenza dell’album. Considerando che siamo alla prima uscita, questi sono i peccati classici di una band all’esordio. Siamo convinti che i ragazzi, visto il tipo di proposta, con questi brani, possano essere incisivi in una dimensione live,.

VOTO: 55/100 (Stefano “Thiess” Santamaria)

https://www.facebook.com/MastersOfRebellions/

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

1. Rise

2. Dreamer

3. No Pain No Gain

4. Out Of My Way

5. Warmachine

6. Redemption

7. Steel Rider

8. Crazy Horse

 

Line-up:

Arpad Gencsek – Bass/Vocals

Geoffrey Branchinelli – Guitars

Olivier Bogaert – Keyboards

Pascal van Craen – Drums

Contact: mastersofrebellions@gmail.com.

 

 

9 – Perspectives of a Circle – Masks, Faces, Whisper (2017)

 

 

L’Italia, si sa, è una delle roccaforti del prog. Non può dunque stupire la comparsa di una nuova band, il quintetto capitolino Perspective of a Circle, che incontriamo oggi con l’album “Masks, Faces, Whispers”. Un disco che, a tutti gli effetti, merita una certa attenzione.

L’Italia, oltre che roccaforte del prog, è roccaforte dell’old school e del cosiddetto progressive-revival, ovvero la ripresa tout court degli stilemi che hanno reso grande il genere negli anni settanta. Va detto che, se si esclude la voce del singer, molto specifica, i Perspectives of a Circle rientrano in tale categoria.

Ciò non di meno, si segnalano per passione e abilità nel creare atmosfere canterburyane – sapete cosa intendo – e di creare musica di grande atmosfera combinando in maniera sobria vari elementi di Pink Floyd, Genesis e King Crimson. Il risultato può essere facilmente accostabile ai The Tangent nei loro momenti più meditativi, tant’è che a un ascolto distratto i nostri potrebbero essere tranquillamente presi per la band inglese, non fosse per la quinta traccia, “La scala che scende”, in italiano.

Insomma, una band interessante alla quale possono essere rimproverati solo alcuni dilungamenti, in certe composizioni, e un’eccessiva pedissequità nel riproporre stilemi dei 70’s. Meritevoli ad ogni modo.

VOTO: 70/100 (Tiziano Marasco)

https://www.facebook.com/perspectivesofacircle/

Label: Indipendente/Autoprodotto

 

Tracklist:

01. One
02. Faces
03. Ego
04. The Maze of a Mask
05. La Scala che scende
06. Whispers
07. Waves rolling down a Hill – Part I
08. No One
09. Waves rolling down a Hill – Part II
10. Fallen Bridge – 100.000

 

Line-up:

Lorenzo Politi – Voce, Percussioni

Francesco Marchetti – Batteria, Voce

Tommaso Calemme – Tastiera, Voce

Vittorio Pagano – Basso

 

 

10 – The Algorythm – Brute Force (2016)

 

 

Galeotta fu la performance degli Haken dello scorso aprile, laddove ebbi a scoprire questo strabiliante duo francese The Algorythm. E dove altrimenti avrei potuto avere la fortuna di conoscerli, se non al concerto della band che con “TheEendless Knot” ha trovato l’improbabile quadratura di un cerchio la cui rotta intercetta senza scomporsi progressive metal e elettronica o più nello specifico, qualcosa che sta a metà strada tra soft techno e dnb.

Ecco, e appunto un algoritmo ci voleva per far stare in un unico disco tutto quello che sentirete in questo “The Brute Force”, terzo parto dei nostri. Qua dentro ci troverete di tutto. Chitarre e assoli degni di David Gilmour, il programming che ha fatto la fortuna di “Du Hast” dei Rammstein, tastiere che spaziano da Vangelis all’elettronica più violenta, frammista a un drumming furioso che del prog ha poco, ma del black metal ha parecchio. E in effetti alla fin fine questi sono i due generi a cui possiamo ricondurre il tutto, il prog strumentale (perché sì, “Brute Force” è strumentale) e il black atmosferico, ma con una resa invero furibonda. Per un risultato che è musica di divenire e di movimento… fate conto che in 40 minuti di concerto ho perso tre chili… e prima del concerto ne pesavo 58.

Questo album, questi The Algorythm più del pezzo degli Haken citato in apertura, danno corpo ad una delle mie fantasie più nascoste, e più irrealizzabili (il fatto che non sappia suonare manco il flauto contribuisce a tale irrealizzabilità). Una fantasia riassumibile in una semplice frase: “progster di tutto il mondo… beh, non serve che vi uniate, ma se qualcuno di voi si mette con un dj di dnb e trova un bravo cantante, può fare la fortuna di moltissimi!”

VOTO: 75/100 (Tiziano Marasco)

https://www.facebook.com/TheAlg0r1thm/

Label: Fixtmusic

 

Tracklist:

01. Boot

02. Floating Point

03. Pointers

04. Brute Force

05. Userspace

06. Shellcode

07. Hex

08. Deadlock

09. Rootkit

10. Trojans (hard mode)

 

Line-up:

Rémi Gallego – Chitarra, Elettronica

Jean Ferry – Batteria