TrueMetalStories: Alestorm, i pirati del domani
TrueMetalStories: la rubrica in cui presentiamo band giovani e pronte a sfondare, o band di lungo corso che ancora non hanno ricevuto il successo che meritano.
2004, Perth, Scozia.
Ci troviamo in quella che fu la terra dei pirati, ed è da questo retaggio che nascono i Battleheart, un gruppo di 6 giovanissimi ragazzi di cui oggi riconosciamo solo il tastierista, Christopher Bowes.
Una serie di cambiamenti nell’organico della band, la norma per una band appena formata, portano Bowes a prendere il ruolo di leader e di cantante, continuando a suonare la tastiera.
Nel frattempo una canzone del loro secondo demo finisce su una compilation di Metal Hammer accanto a band quali Blind Guardian e HammerFall e la fama della band cresce abbastanza da permettergli di firmare un contratto con la Napalm Records.
2007, ancora Perth, Scozia.
La band cambia nome in Alestorm (in inglese “tempesta di birra”) che già fa intuire la natura della band: oltre a parlare di pirati infatti un tema ricorrente dei loro testi è l’alcol, e in generale far festa; i ragazzi definiscono la loro musica “True Scottish Pirate Metal”, un po’ a sottolineare le tematiche affrontate, un po’ a prendere in giro band che si fregiano di gran titoli e di proclami di autenticità.
Musicalmente fanno un Power Metal dove le tastiere hanno un ruolo prominente, importante nel rendere le atmosfere piratesche, e dove la voce di Bowes, grezza, raschiante, evoca perfettamente l’idea di un pirata, bottiglia di rum in una mano e mappa del tesoro nell’altra; e se musica e testi sono sempre rimasti fedeli a questa natura l’altra natura degli Alestorm, che riconosciamo già dal loro nome e dal genere che dicono di suonare, è di cazzoni spensierati sopra e sotto al palco.
Torniamo al 2007 e alla band che firma il contratto con la grande etichetta austriaca; il gruppo è ora formato da Bowes alla voce e tastiera, Gavin Harper alla chitarra, Dani Evans al basso e Ian Wilson alla batteria.
L’anno successivo viene finalmente pubblicato l’album di debutto, “Captain Morgan’s Revange”: anche qui il nome è un doppio riferimento, da una parte il Capitano Morgan, leggendario pirata del 17esimo secolo, dall’altra il rum Captain Morgan tanto amato dalla band.
Nel debutto per problemi personali Wilson non suonerà la batteria che sarà suonata dal session man Migo Wagner; alla fine del 2008 invece Harper lascia la band, Dani Evans passa alla chitarra ed entra nella formazione Gareth Murdock al basso.
Nel 2009 inizia l’ascesa live degli Alestorm che li porterà a suonare tour sempre più grandi e di successo: un tour nordamericano con i Tyr, uno europeo con Tyr e Heidevolk e un tour inglese da headliner segnano l’anno che porta anche il secondo album.
Nel maggio 2009, infatti, poco più di un anno dopo la pubblicazione del primo album esce “Black Sails at Midnight”: la seconda fatica degli scozzesi vede Evans suonare sia basso che chitarra mentre la batteria è nuovamente registrata del Migo Wagner, con l’aggiunta di alcune percussioni registrate da Wilson.
La crescente fama permette alla band di registrare il suo primo video per la canzone “Keelhauled”: quale potrà mai essere il tema? Ma i pirati ovviamente!
Nel video Bowes a bordo di un vascello pirata esorta i compagni a far fare un giro di chiglia (per l’appunto in inglese “Keelhauled”), la terribile punizione marinaresca, al traditore Dani Evans.
L’album è anche il primo della band ad entrare in classifiche di vendita: al 60° posto in Germania e al 87° nella classifica Heatseeker USA.
Il 2010 passa tra il tour del Paganfest con Finntroll e Eluveitie, alcune date in Australia e si chiude con un tour dell’Europa insieme ai Sabaton; a marzo intanto il batterista Ian Wilson aveva lasciato la band ed era stato rimpiazzato da Peter Alcorn.
Arriviamo al 2011, un anno pieno di eventi per gli Alestorm: esce il nuovo album “Back Through Time”, segue un grande tour mondiale ed entra in formazione un secondo tastierista.
“Back Through Time“, il primo album registrato con Peter Alcorn, viene accolto positivamente dalla critica ed entra come il suo predecessore in classifica, questa volta in posti più alti: al 42° posto in Germania, al 24° nella classifica Heatseeker USA e per la prima volta permette agli Alestorm di entrare in classifica in patria al 200° posto.
Davanti ad un così grande successo e ad una sempre crescente fama la band si può imbarcare nel tour più grande mai intrapreso fino ad allora; iniziando da un giro di Australia e Nuova Zelanda vanno a suonare nella maggior parte dei grandi festival europei, proseguono poi in Nord America di supporto ai Kamelot e infine tornano in Europa per il tour dell’Heidenfest nuovamente insieme a Finntroll e Turisas.
Per promuovere l’album vengono prodotti due video: prima “Shipwrecked“, poi “Death Throes of the Terrorsquid“.
Con questo album il gruppo subisce un cambiamento: se la musica rimane sempre la stessa (come vedremo con l’album successivo), tutto il contorno si sposta verso il demenziale e il nonsense.
La title-track dell’album, ad esempio, parla di pirati che tornano indietro nel tempo e finiscono a combattere contro i vichinghi, “Midget Saw” di un nano che viene segato in due.
Se prima dal vivo suonavano indossando costumi pirateschi e con come fondale le copertine degli album (anche queste ovviamente sempre a tema piratesco), ora gli abiti di scena sono vestiti normali, con un occasionale kilt, ma le magliette indossate (spesso le stesse poi vendute dopo i concerti) sono assolutamente esilaranti e demenziali; anche il fondale segue lo stesso trend culminando nel più recente con una papera che esce da una buccia di banana.
Come già detto, sul finire dell’anno entra in formazione il giovanissimo (21enne) Elliot Vernon alle tastiere; se ufficialmente il motivo è che i pezzi di tastiera a volto troppo complessi non permettono a Bowes di concentrarsi adeguatamente su voce e strumento contemporaneamente, si può ironicamente ipotizzare che la decisione sia stata presa anche per permettere al cantante di concentrarsi di più sull’alcol, oltre che alla voce, durante i concerti.
Quali che siano le cause dell’ingesso di Vernon nella band, le esibizioni live degli Alestorm ne beneficiano soprattutto dal punto di vista vocale.
Pochi mesi dopo si imbarcano sulla crociera/festival 70000 Tons of Metal che apre la stagione concertistica della band per il 2012; seguiranno due tour americani e uno inglese.
In questo tour, inoltre, viene montato ad ogni concerto un minibar sulla batteria dove i membri della band si servono tra una canzone e l’altra.
Diventa quasi una tradizione da questo momento il lancio di Chris Bowes sul pubblico a fine concerto di che si fa così trasportare al bar del locale dove andrà a bere.
Arriviamo al 2013 e ormai i concerti degli Alestorm attirano sempre più pubblico, i locali in cui suonano sono sempre più grandi e tra la follia della band e l’entusiasmo del pubblico è un ottimo momento per immortalare la band con un DVD.
Il concerto di Melbourne viene quindi ripreso e pubblicato a fine e anno col titolo di “Live at The End of The World”.
In quest’occasione la band suona una nuova canzone: è un’anteprima del nuovo album?
Certo che no, è una cover di “In The Navy” dei Village People (che verrà poi pubblicata come singolo un mese prima del DVD) a rimarcare la natura sempre più volta all’ilarità della band, pur mantenendo sempre il tema marinaresco/piratesco.
In “Back Through Time” era presente “Scraping The Barrel” (grattare il fondo del barile), canzone che, al di là dell’ottima musica, è molto interessante nel testo.
You may think you’ve heard all this music before
That “Running Wild” did it back in ’84
But times are a changin’ and we don’t give a damn
So if you don’t like it, go start your own band
Many have told us that we can’t go on
That one day we’ll run out of lyrics for songs
But when the time comes to write album four
We’ll scrape out the barrel once more
Puoi pensare di aver già sentito tutta questa musica,
che i Running Wild l’abbiano già fatta nell’84
Ma i tempi cambiano e non ce ne importa niente
se non ti piace va a creare la tua band.
Molti ci hanno detto che non possiamo andare avanti
che un giorno finiremo i testi per le nostre canzoni
ma quando arriverà il momento di scrivere il quarto album
gratteremo ancora una volta il fondo del barile
Rispondendo direttamente a chi li aveva accusati di essere dei cloni dei Running Wild (nelle tematiche, di certo non nella musica) dichiarano la loro filosofia: dici che copiamo i Running Wild? Non ci interessa, loro si sono sciolti e ora ci siamo noi [N.D.R. i Running Wild poi si sono riformati alcuni mesi dopo].
Non ti piacciamo? Non ci interessa, vai a mettere su una band e facci vedere che sai fare di meglio.
Sei stufo di testi sui pirati? Non ci interessa, col prossimo album continueremo così.
E così fanno nel 2014 con “Sunset on the Golden Age”, primo album con Elliot Vernon alle tastiere.
Pur contenendo canzoni più seriose come “1741 (The Battle of Cartagena)” e la lunga title-track, l’album prosegue sulla scia demenziale del suo predecessore con canzoni come “Wooden Leg!” (che parla della gamba di legno presumibilmente di un pirata) e “Drink” (che parla di furto di alcolici).
Anche questa volta vengono registrati due video, per “Drink” e “Magnetic North“, ed in particolare il secondo mostra la natura ormai completamente demenziale, per alcuni aspetti, della band.
Immediatamente dopo la pubblicazione dell’album la band parte in tour e continua a fare concerti pressochè ininterrottamente fino ad oggi; nel 2015 Dani Evans lascia la band ma questo non ferma gli Alestorm che assumono l’ungherese Maté Bodor e continuano con i loro concerti a ritmo sostenuto.
Insomma, gli Alestorm in breve tempo sono diventati una realtà affermata con un seguito sempre più grande che ha permesso loro di portare la loro pazzia a livelli sempre più grandi; quando a febbraio ho intervistato Elliot mi ha detto proprio “ci piace semplicemente mettere su ogni anno uno show più grosso e migliore per i nostri fan e finora siamo stati in grado di farlo”.
In un periodo in cui band giovani fanno fatica a decollare gli Scozzesi sono andati avanti come se nulla fosse conquistando fan a ritmi impressionanti; ma com’è possibile tutto ciò?
Semplice: gli Alestorm fanno quello che gli piace divertendosi e divertendo.
Sono figli del loro tempo, cresciuti a meme e a nonsense internettiano, che hanno portato nel loro modo di relazionarsi ai fan sul palco, sotto al palco, sui social media e pure nel merchandising.
Sono ragazzi che hanno trovato la propria via e la seguono in maniera onesta e coerente, aiutati da musica di facile presa, ma non per questo di scarsa qualità, anzi, e metodi simpatici che piacciono (cosa che sanno e sfruttano).
Perché alla fine, se puoi portare una papera gonfiabile gigante sul palco e fare soldout in un intero tour inglese di 11 date lasciando migliaia di fan col sorriso stampato sulle labbra e il desiderio di vederti di nuovo, stai facendo decisamente la cosa giusta.
Davide Sciaky