TrueMetalStories: Greta Van Fleet, il futuro del Rock
TrueMetalStories: la rubrica in cui presentiamo band giovani e pronte a sfondare, o band di lungo corso che ancora non hanno ricevuto il successo che meritano.
I Greta Van Fleet sono il futuro del Rock.
Ecco, con questa frase dovrei aver fatto incazzare circa la metà dei lettori, e fatti contenti l’altra metà.
Ma cominciamo dall’inizio: i Greta Van Fleet vengono fondati nel 2012 in una cittadina del Michigan, Stati Uniti, dai gemelli Josh e Jake Kiszka, il loro fratello minore Sam e Kyle Hauck.
L’anno successivo Hauck viene sostituito da un amico dei Kiszka, Danny Wagner, e la formazione trova il suo equilibrio rimasto stabile fino ad oggi.
All’epoca l’età media della band era di 15 anni.
Negli anni successivi i ragazzi continuano a suonare dal vivo e cominciano ad essere notati molto rapidamente: nel 2014 la loro canzone ‘Standing On’ viene usata per la pubblicità di un’automobile, la Chevy Equinox, e nel 2016 ‘Highway Tune’ viene inclusa nella serie TV (di grande successo) Shameless.
Sulla spinta di questa grande visibilità conquistata in poco tempo i Greta Van Fleet pubblicano all’inizio dell’anno successivo una nuova versione (quella “definitiva”) di ‘Highway Tune’ come anticipazione del loro primo EP, “Black Smoke Rising”, che esce poco dopo.
Ad ottobre vincono il premio come “Migliore nuova band” ai Loudwire Music Awards, ed il mese dopo pubblicano un secondo EP, “From the Flames”, che include i quattro pezzi dell’EP precedente insieme a due pezzi inediti e due nuove cover.
Il successo dei due EP è straordinario, il primo si piazza alla trentesima posizione della classifica “Top Rock Albums” di Billboard e alla decima della classifica “Top Hard Rock Albums”, il secondo arriva addirittura al primo posto della “Top Hard Rock Albums” ed in ottime posizioni in molte altre classifiche internazionali.
A febbraio 2018 il primo EP ha ormai venduto 70.000 copie solo negli Stati Uniti, il secondo 104.000 (solo in patria anche lui), risultati incredibili se pensiamo alle condizioni del mercato discografico: per fare un confronto, nel 2016 i Megadeth in 14 settimane hanno venduto (negli Stati Uniti) 110.000 copie di “Dystopia”, il loro ultimo album in studio.
I Greta Van Fleet, una band neonata con un solo EP all’attivo, con il secondo EP hanno venduto 104.000 copie in 15 settimane.
L’anno successivo inizia col botto e a marzo 2018 su invito personale di Elton John si esibiscono al suo “Academy Award Party”, un evento benefico organizzato annualmente dal musicista inglese, dove vengono addirittura raggiunti sul palco dal cantante con cui suonano due pezzi.
Alcuni mesi dopo vengono invitati al “The Tonight Show Starring Jimmy Fallon”, uno dei talk show più importanti e seguiti degli USA, dove suonano ‘When the Curtain Falls’, il primo singolo del nuovo album.
Non passa molto e ad ottobre pubblicano “Anthem of the Peaceful Army”, il loro primo album, che come i precedenti EP miete subito successi: con 80.000 copie vendute le prima settimana (solo negli Stati Uniti) è l’album più venduto di quella settimana in patria.
Debutta quindi al primo posto nella classifica “Top Rock Albums” di Billboard e al terzo nella classifica generale “Billboard 200”; anche nel resto del mondo ottiene ottimi risultati, al secondo posto in Canada, al terzo in Germania e sesto in Italia.
In Polonia conquista il primo Disco d’Oro della band.
Infine pochi giorni fa l’ultima consacrazione: vincono il loro primo Grammy (“Miglior Album Rock” per “From the Flames“) dopo essere stati nominati ai quattro Grammy più importanti del Rock (“Migliore Album Rock”, “Migliore Canzone Rock”, “Migliore Performance Rock” e “Migliore Nuova Band”).
Insieme al grande successo, però, i giovani americani trovano anche opinioni estremamente polarizzate da parte degli amanti del Rock: non ci sono mezze misure, alcuni non li sopportano, altri li adorano alla follia.
Leggendo su internet si trovano molte dure critiche ai Greta Van Fleet per la loro somiglianza con i Led Zeppelin: il cantante suona troppo simile a Robert Plant, le canzoni sembrano uscite da un album della band inglese, sul palco si conciano come se fossero negli anni ’70.
Andiamo ad analizzare bene queste critiche:
- Il cantante suona come Robert Plant: è vero, c’è una certa somiglianza, ma se la sua voce è questa il ragazzo cosa ci può fare? Plant è considerato uno dei più grandi cantanti della storia del Rock, in che modo questa somiglianza dovrebbe essere una cosa negativa?
- Le canzoni suonano come i Led Zeppelin: questa affermazione è vera solo in parte, se varie canzoni, in particolare di due EP, hanno un innegabile sound à la Led Zeppelin, in “Anthem of the Peaceful Army” si sente già un’impronta più personale.
- Si vestono/atteggiano come se fossero negli anni ’70: assolutamente vero, ma nel Rock (così come in un po’ tutti i generi musicali) anche l’occhio ha sempre voluto la sua parte: senza scomodare un caso estremo come i Kiss, il musicista Rock negli anni ’70 aveva il suo look “codificato”, stessa cosa per il Thrasher o il Glamster negli anni ’80 e via dicendo.
Non sarebbe strano sentire i Greta Van Fleet proporre questa musica che suona così anni ’70 vestiti diversamente?
O, ponendola diversamente, questi vestiti non sono il complemento perfetto di una musica che suona così vintage?
Insomma, le critiche non sono campate in aria, ma andando a guardarle bene forse sono anche un po’ esagerate.
I Greta Van Fleet si inseriscono in un trend degli ultimi anni, quello dei revival, e nello specifico del revival Rock anni ’70: Blues Pills, Kadavar, Rival Sons, Graveyard, gli esempi si sprecano.
Tutte queste band suonano musica che sembra uscita dagli anni ’70, presentandosi sul palco vestiti in maniera non differente dai Greta Van Fleet.
Perché queste critiche arrivano solo ai giovani del Michigan?
Forse la risposta è proprio nel loro successo, forse semplicemente i Van Fleet hanno più visibilità delle tante altre band simili e quindi si trovano anche più esposti a critiche.
Rimane da chiedersi, la musica di una volta viene spesso rimpianta, non è raro sentire chi dice, “Ah, che begli che erano gli anni ’70 (o ’80) quando c’erano tutti quei gruppi”.
Ora che c’è chi ripropone esattamente quella musica, chi ci permette di rivivere per la durata di un disco o di un concerto quegli anni, possibile che la reazione sia, “Che schifo, suonano come quei gruppi”?
Se uno apprezza l’Hard Rock, o anche solo i Led Zeppelin, difficilmente potrà non apprezzare i Greta Van Fleet, basta un poco di suspension of disbelief, basta non pensare a quanto somiglino ad altri e godersi un buon Rock scritto e suonato bene.
Ad oggi i Greta Van Fleet di sicuro non hanno cambiato di un centimetro la storia del Rock, ma questo non vuol dire che non ci si possa divertire ascoltandoli o assistendo ad un loro concerto.
Così, mentre alcuni li criticano, gli americani si sono conquistati i successi di vendita già descritti, suonano concerti sempre più grandi e sempre più spesso sold-out, e hanno trovato numerosi estimatori e difensori tra leggende del Rock: Slash, Roger Glover (Deep Purple) Alice Cooper, George Lynch (Dokken), Alex Lifeson (Rush), e lo stesso Robert Plant, tra gli altri.
Tornando all’affermazione iniziale la trasformiamo in una domanda, i Greta Van Fleet sono il futuro del Rock?
Creativamente di sicuro no, la loro musica non è (ancora) abbastanza personale o innovativa da poter aspirare ad un titolo così altisonante.
Però forse il Rock ha raggiunto il suo limite, forse tutte le strade sono state percorse, non esiste più modo di innovare ed in futuro vedremo sempre più band riproporre soluzioni già sentite in passato.
Forse i Greta Van Fleet – che sono pur sempre dei ragazzi molto giovani – devono ancora trovare la propria strada.
Forse i Greta Van Fleet semplicemente non hanno abbastanza talento per riuscire a trovare una strada davvero personale e continueranno a suonare come qualcun altro.
Al momento però nulla ci impedisce di goderci un disco o un concerto di Rock scritto e suonato bene, senza stare tanto a pensare a quanto i Greta Van Fleet ci ricordino altri artisti.
Anzi, magari pensando che se un gruppo che ci piace si è sciolto quasi 40 anni fa è una fortuna che ci sia chi ne ha raccolto il testimone e ci permette di godere ancora di questa musica.
E, perché no, vedere l’Hard Rock scalare le classifiche e riempire i locali è sempre una bella soddisfazione.
Davide Sciaky