TrueMetalStories: Haggard, Mittelalter-Klassik Metal
TrueMetalStories: la rubrica in cui presentiamo band giovani e pronte a sfondare, o band di lungo corso che ancora non hanno ricevuto il successo che meritano.
Ho conosciuto gli Haggard grazie al consiglio di un amico che continua ad avere maggiori ampie vedute del sottoscritto per quanto riguarda i generi musicali. Dopo una fase di tiepido entusiasmo, il combo tedesco mi ha conquistato (com’è stato per molti). Ascoltati e riascoltati i loro quattro imperdibili studio album e visto un loro concerto al Live di Trezzo sull’Adda, l’impressione che resta è di essere di fronte a un vero e proprio hapax nel mondo del metal.
Il connubio tra musica “pesante” e musica d’arte – e non ho detto musica sinfonica – vede ottimi alfieri (Therion, Rhapsody, Malmsteen, Symphony X, Stratovarius, Apocalyptica), ma in pochi si sono spinti a sfoggiare una line-up tanto corposa e un landmark d’indubbia intellettualità. Sì, perché gli Haggard mettono in copertina la Melanchonia di Dürer, realizzano un concept su Galileo Galilei (conosciuto anche da studenti di Fisica!), scrivono pezzi in più lingue, reinventano brani del folklore europeo con estrema facilità… E tutto questo mantenendo una precisa identità sonora, che prescinde dai continui rincalzi in line-up (stiamo parlando di decine di membri), ma considera imprescindibile una sezione ritmica metal e il cantato ruvido/quasi growl e privo di orpelli del mastermind Asis Nasseri.
E proprio da lui tutto ha inizio. Gli Haggard (moniker preso da un termine inglese derivante dal francese cinquecentesco e che significa “sofferente”, “angosciato”) nascono nel 1989 a Monaco, nella ridente Baviera cattolica. Mastermind è Asis Nasseri, classe 1971, nato da padre afghano e madre tedesca. Nell’agosto del 1992 pubblicano un promo demo autoprodotto Introduction, due pezzi su cassetta. Il primo EP arriva due anni dopo e il titolo Progressive fa capire che i nostri ancora non sono dediti al metal neoclassico. Nei cinque brani di cui si compone (per 20 minuti totali) il dischetto presenta una band progressive death metal vicina ai Cynic che nel 1993 sconvolsero il mondo con Focus.
One of man’s darkest chapters, it has just begun
In the sign of the cross they rise
It’s the epoch of the inquisition
Too many brothers and sisters have died…
La svolta identitaria (come per i Therion di Theli) matura con due demo (1995 e ‘97) per arrivare al primo full length in discografia. Niente mezze misure, And Thou Shalt Trust… the Seer sfoggia una copertina capolavoro e la musica è una vera rivelazione. L’album è diviso in 5 capitoli e la line-up conta una ventina di musicisti. Il comparto metal prevede l’immancabile Luz Marsen alle pelli (un po’ come per il binomio Lucassen-Ed Warby negli Ayreon) e Danny Klupp alla 6-corde ad affiancare Asis. Il risultato è un album memorabile con un paio di intermezzi di pura musica d’arte.
Oh, il est tombe! Mais, qu’est-ce qu’il a?
Saint vierge! Au secours!
Venez! Venez! Venez!
C’est la peste! C’est la peste!
Sauve qui peut! Sauve qui peut!
Seguirono due concept album a distanza di quattro anni. Awaking the Centuries (2000), distribuito dalla label Drakkar (storica etichetta per i metallari di nicchia) è ambientato all’epoca dell’astrologo Michel de Notre-Dame (alias Nostradamus) e dei cupi giorni dell’ondata di peste in Europa a inizio Cinquecento. Resta indimenticabile l’intro con note di Rachmaninoff, le urla in francese e le parole in latino che fanno immergere l’ascoltatore in un tempo distante e arcano. Il brano “The final victory” è un istant classic, diventa da subito il cavallo da battaglia in sede live con il suo refrain corale ed epico. Ancora oggi il pubblico inneggia a questa hit e tutti cantano a squarciagola: “The final victory has crushed the autumn silence…” Il disco arriva alla posizione n° 64 della German album chart, il nome Asis Nasseri inizia a circolare nel mondo metal.
Sull’onda di tale successo insperato, la band pubblica un album dal vivo, Awaking the Gods: Live in Mexico, nel 2002, disponibile anche in formato DVD. Il prodotto in sé non è imponente (gl’investimenti in riprese ed effetti visivi sono poca cosa), però riesce a mostrare l’ambizione dei tedeschi e rende un minimo l’atmosfera magica e ritualistica che si crea in ogni loro show.
An old table covered with parchments and rolls
The great one has children of four
Callisto, Europa, Ganymed e Io
The bright universe to adore
Old theory that has been wrong
Power of the universe
Will take me to the place where I belong
Con Eppur si Muove (2004) gli Haggard regalano un’altra perla e creano il loro platter più rappresentativo a oggi (che arriva al 47° posto in classifica). I fan italiani sono legati in modo particolare a questo full-length, Galileo Galilei è di casa in terra d’Ausonia. Alcuni titoli di canzone e parte dei testi sono in italiano (la pronuncia non è impeccabile, ma poco importa), le atmosfere si ripropongono raffinate, gotiche e magniloquenti, a fronte di trovate melodiche tanto semplici quanto icastiche. La ballad Herr Mannelig (tratta dal folklore scandinavo) conquista al primo ascolto nel suo adattamento in italiano, molti si sono innamorati degli Haggard con questo pezzo (poi coverizzato anche dagli In Extremo). Compare in line-up la magnifica soprano Susanne Ehlers e il contrabbassista Ivica Kramheller; rimane presenza stabile, invece, Hans Wolf, tastierista dal curioso copricapo, e il sorprendente Fiffi Fuhrmann, a suonare il cromorno e stupire in sede live (in veste di mangiafuoco). Gli Haggard restano nell’immaginario collettivo anche per la presenza di questi musicisti che con la loro presenza umbratile ma ben visibile danno maggiore originalità all’immagine degli Haggard come grande famiglia. Esce anche una special edition con materiali live tratti dal Wacken Open Air del 1998.
A step in the dark
(Miserere Dominus)
A secret to hide
(Rex tremendae majestatis)
A legend to tell
(Libera eas)
Drowned in the waters of time
(Miserere Dominus)
Bisogna avere pazienza con il gruppo teutonico, così come per gli Shadow Gallery o i nostri Labyrinth, un loro disco necessita di anni di preparazione. Alla fine del torrido agosto 2008 esce Tales of Ithiria: titolo vellicante (meglio di quello provvisorio, Dark Winter’s Tale), copertina spiazzante, non si vede l’ora di ascoltarne i 43 minuti (i minutaggi sono sempre risicati). Ricordo di aver consumato il disco suddetto e tradotto i testi poliglotti (inglese, tedesco, italiano e spagnolo) ma il concept (questa volta non storico, ma d’invenzione) ancora sfugge a me e a tanti altri fan; forse l’intento di Asis era volutamente di renderlo il più criptico possibile. Se l’album in definitiva non raggiunge i livelli qualitativi del precedente Eppur si muove, resta comunque un platter che lascia ben sperare per il futuro. Lo stato di forma del gruppo è inossidabile, l’ispirazione non latita, in tracklist compare perfino una cover di una canzone spagnola, “Hijo de la Luna“, opera del gruppo pop spagnolo Mecano. Tales of Itihiria arriva al 37° piazzamento nella class German Media Control Chart e all’89° in quella svizzera.
Lo zoccolo duro dei fan sembra, dunque, tributare un omaggio alla carriera degli Haggard, alla loro coerenza, poco importa se non hanno partorito un altro capolavoro. Proprio per loro, Asis decide di dare alle stampe il box set a tiratura limitata (solo 999 copie) Era Divina, con il remaster digitale di And Thou Shalt Trust… The Seer, un dvd celebrativo dei vent’anni di carriera e gadget vari.
Attualmente il combo è composto da quasi 20 musicisti, nonostante l’unico compositore della band sia il resti il tarchiato e “ribelle” Asis Nasseri. La loro attività live non perde un colpo, i poster dei loro concerti mostrano sempre il fasto di cotanta line-up con la scritta Mittelalter-Klassik Metal, le etichette si sprecano per definire il sound unico dei teutonici. Il quinto e tanto agognato quinto album in discografia parlerà delle fiabe dei fratelli Grimm e uscirà per Nattvind Records/Soulfood Music, vietato storcere il naso, per chi non lo sapesse fiabe come Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso e Biancaneve non sono così ireniche come potrebbero sembrare, leggere le stesure originali per capire. Non resta che aspettare, sicuri di un nuovo esaltante capitolo della saga targata Haggard.