Fabio Vellata
AOR, di quello realmente godibile, pieno ed incontaminato. Con suoni in evidenza e pure una gran bella copertina a corredo.
Il futuro per gli Agape è ancora tutto da costruire. Alla luce di quanto ascoltato è tuttavia innegabile la presenza di valori concreti che potranno contribuire ad una crescita sostanziale della loro proposta.
Un disco tormentato, rischioso, per nulla aperto ad un ascolto di massa e disimpegnato. Quasi disturbante in alcuni risvolti appuntiti.
Album d’esordio per August Zadra, talentuoso singer americano già conosciuto ad inizio 2020 in occasione del debutto del side project Waiting For Monday.
Rock moderno, dal chiaro sentore nord europeo, ben bilanciato tra armonia dei suoni e piacevole aggressività.
La formula ideale per affiancarsi – definitivamente - alle grandi realtà citate poc'anzi.
Un album che anche in un panorama sovraffollato come quello del melodic rock odierno si prende il lusso di avere qualcosa da dire.
“Seminole” è probabilmente il punto più elevato raggiunto dagli Edge of Forever, termine di paragone da cui sarà difficile affrancarsi in futuro.
Progressive rock di gran classe ed eleganza, irrobustito da una piacevole parvenza AOR ed una preponderante facilità d'ascolto.
Semplice e senza fronzoli.
Rock alla vecchia maniera che non pretende di inventare nulla e si accontenta di offrire una manciata di canzoni orecchiabili e scorrevoli.
Cinquanta minuti che scorrono ed offrono la piacevole sensazione di un qualcosa di realizzato con cura, partendo dalle idee alla base dei brani per finire ad una produzione focalizzata su suoni definiti e rotondi.
Brani già molto belli di loro, ottengono ancora più fascino quando ingioiellati dall’interpretazione doppia di alcune ugole di grande prestanza e caratura.
Un album che si rivelerà prezioso per gli amanti di ambientazioni a cavallo tra westcoast e synthwave, alla ricerca di musica meditata e scritta con profondità, più che dell’impatto improvviso ed adrenalinico tipico del rock duro.
Anni ottanta a tutto spiano, nel look, nello stile, nella radice profonda di una proposta che strappa tutto il possibile dall’ideale americano di trentacinque anni fa.
Dodici canzoni che pur mantenendo intatto l’elevato appeal della proposta made in Vega, sembrano per una volta non focalizzare appieno l’obiettivo.