Matteo Pedretti
Il principale punto di forza di “Prosaic” è la sua capacità di esemplificare come la maturazione artistica non debba necessariamente portare a complicare e rifinire le soluzioni espressive, ma possa, al contrario, risolversi in una semplificazione delle stesse senza nulla perdere in qualità.
Emotività e sensibilità rappresentano i capisaldi dell’approccio dei The River, attributi assai di rado ascrivibili al Doom ...
“Superskull” è davvero un buon lavoro, che conferma e consolida, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la posizione dei Black Rainbows ...
“Holocene” è l’ennesima prova convincente dei The Ocean: il maggior ricorso a soluzioni elettroniche non ne snatura la proposta, piuttosto la fa progredire verso direzioni nuove e interessanti...
“Graveside Servce” è un prodotto ben eseguito e registrato. Le carenze, piuttosto evidenti, riguardano invece la fase compositiva...
Sette anni di assenza sono tanti, ma non abbastanza per oscurare una stella tanto luminosa quanto quella dei Blood Ceremony...
Un’opera, e il termine non è assolutamente abusato, travolgente ed estenuante, ma soprattutto di rara magnificenza sia sotto il profilo concettuale che quello prettamente musicale.
Il maggior pregio di questo “Live at Roadburn” è quello di rappresentare la testimonianza e, per chi come me era presente al festival, il ricordo di uno show davvero unico...
Questo nuovo album - pur non snaturando il suono del gruppo – con il suo approccio psichedelico preponderante segna l’inizio di un nuovo corso nell’’ormai trentennale storia della band di San Francisco.
Con un sound lo-fi, questa prova non manca di imperfezioni, ma - si tratta di una scelta ponderata, mirata a conferire a queste 5 tracce un profilo più umano ed emotivo...
Gli Ahab rappresentano il perfetto esempio di gruppo difficilmente incasellabile in un genere preciso...
“SteppenDoom” è un esperimento culturale prima ancora che musicale...
Ben congeniata e realizzata, con una produzione sobria e di buon livello, “Killed by Fate” è una prova che conferma il valore di Julia And The Roofers...
Non accade spesso di uscire così entusiasti dall’ascolto di dei newcomers, ma gli Elephant Groove convincono sanno davvero convincere!
A ormai oltre 15 anni dal loro esordio, gli Elder vantano un catalogo degno di nota, pur essendosi sempre presi - tra un’uscita e l’altra - il tempo necessario ad assicurare alle loro pubblicazioni un elevato standard qualitativo...
In “Sweet Evil Sun” i Candlemass non cercano di scimmiottare ciò che erano 40 anni fa...
Con questo debutto i Naked Soldier dimostrano di possedere buone capacità sia in fase compositiva che esecutiva, ma alcuni brani risultano eccessivamente derivativi.
I ragazzi hanno personalità da vendere e sin dagli esordi sono stati capaci di coniare un marchio di fabbrica talmente unico da consentirne l’immediata riconoscibilità e “Rot Among Us” ne è un’ulteriore conferma.
Pur non essendo esponenti di spicco del Doom e dell’Occult Rock, i The Necromancers si elevano sdalla nutrita schiera di cloni che popola questi generi e “Where the Void Rose” lo ribadisce