Aborym (Fabban)
Gli Aborym sono indubbiamente un vero orgoglio nazionale per quanto
riguarda il metal, e non solo quello estremo, visto che la nostra scena non ha
mai avuto enormi quantità di rappresentanti ad altissimo livello: ma la band
romana ha insegnato un nuovo modo di concepire il black metal, piaccia o no, al
mondo intero, riprendendo la lezione di ‘In the streams of Inferno’ dei Mysticum
e dandole nuova vita, nuova linfa, nuova concezione. Quattro album si sono
succeduti, quattro pietre miliari del metal estremo, a dispetto dell grandi
differenze che li separano l’uno dall’altro. Fabban, il mastermind del
gruppo nonché forse l’uomo più in vista della band per quanto riguarda
l’Italia, anche per le sue passate partecipazioni a diversi magazines musicali:
un personaggio senza peli sulla lingua, com’è confermato anche dalle sue
interessanti risposte a questa intervista, che non si cura quindi molto
dell’opinione altrui. A noi non spetta giudicare, ma proporvi l’Aborym-pensiero
tramite le sue parole: a voi la chiacchierata telefonica con uno degli autori di
un disco oggettivamente riuscitissimo come Generator.
La prima caratteristica che si nota nel nuovo album è il cambiamento di
sonorità: dal sound cibernetico, asettico di With no human intervention
si passa ad un suono più “umano” in Generator…
“Sì, è più umano anche per la presenza di una batteria vera e
non campionata come in passato. Credo che sia il nostro miglior disco sinora,
perché è organico, non ci sono parti che stonano, ed è piaciuto un po’ a
tutti quelli a cui l’abbiamo fatto ascoltare. Sono molto soddisfatto.”
Parliamo un po’ dei cambi di line-up: importanti, visto che si tratta del
cambio di cantante e dell’ingresso di un batterista. Come siete entrati in
contatto con Faust e Prime Evil?
“Calcola che con Bard Faust eravamo in contatto da anni, dai tempi
di ‘Kali Yuga Bizarre’, ci scambiavamo opinioni sui dischi che registravamo,
eccetera; c’era quindi un rapporto di amicizia già ben consolidato. Con Prime
Evil e gli altri ragazzi dei Mysticum ci siamo invece incontrati per la prima
volta quando suonammo all’Inferno Fest, ad Oslo, e siamo sempre rimasti in
contatto telefonico. Si è presentata la necessità di coprire i vuoti lasciati
da Attila Csihar e Set, che è andato a suonare nei Dissection: non ci sono
stati casini o incomprensioni, loro erano proiettati verso due grossi nomi come
Mayhem e appunto Dissection, che sono in tour costantemente e richiedono un
abbondante impegno; abbiamo deciso quanto era meglio per tutti, visto che loro
non avrebbero più avuto il tempo materiale per dedicarsi agli Aborym, ma siamo
ancora in ottimi rapporti con entrambi. Faust e Prime Evil si sono resi
disponibili subito, appena glielo abbiamo chiesto; tutto il resto è venuto per
gradi, abbiamo lavorato pensando ad ogni dettaglio, a partire dalla voce, da cui
era ovvio aspettarsi molto visto il predecessore. È la prima volta che in
Aborym c’è una formazione che funziona al 100% sia in studio che fuori, mi
auguro di andare avanti in questo modo per anni.”
Un altro cambio che vi riguarda è quello di label: dalla Code666 alla Season
Of Mist. Puoi fare un bilancio dell’esperienza passata e parlarmi del vostro
attuale rapporto con l’etichetta francese?
“Guarda, non mi piace parlare delle etichette passate. Ti dico
solo che con la Season Of Mist sono 25 sere che mi trovo attaccato costantemente
al telefono per fare interviste, cosa che in passato magari non capitava molto
spesso… e con questo credo di averti risposto. Ancora oggi c’è gente che
fatica a trovare alcuni nostri dischi, il che è frustrante se pensi ai 9 mesi
di lavoro che ci butti sopra. Ma ora ci troviamo benissimo, abbiamo firmato per
2 dischi e finito questo ci stiamo buttando subito sui lavori per il
nuovo.”
Tutto l’album è ottimo, francamente, ma credo che su tutte le canzoni
spicchino particolarmente Disgust And Rage, con i cori “monastici”, ed
al suo opposto Man Bites God, la più “meccanica” e industriale
dell’album…
“‘Man Bites God’ era stata pensata come una sorta di chiusura
dell’album, inizialmente, ed era stata strutturata in più fasi. Poi man mano
che ci lavoravamo lo arricchivamo e la sua posizione è cambiata. Era stata
scritta per Attila, quindi è un brano un po’ a sé stante, ma mi piace
moltissimo. Per quanto riguarda ‘Disgust and Rage’ direi che si richiamano le
parti vocali che avevo realizzato per i Void Of Silence…”
In effetti ho trovato le sonorità di Generator abbastanza vicine ai Void Of
Silence, in certi punti…
“Sì, quando uno è in giornata e si sente di avere un po’ di voce
ci prova, fa esperimenti… non è sempre così, va a momenti: cogli l’attimo e
se il tutto riesce lo tieni, lo ottimizzi in modo che suoni bene insieme al
materiale restante. Quello che volevamo evitare era il suonare in modo poco
organico, tutto doveva essere inserito nel modo migliore, senza picchi o
eccessi; doveva essere tutto magistralmente ‘nero’ e così abbiamo fatto. Lo
stesso discorso vale per i cori, sono dove devono essere, enfatizzano alcuni
passaggi e poi spariscono.”
Mi sembra invece chiaro chi sia il ‘Generator’ di cui parlate…
“(Ride, Nda) Sì, chiaro e limpido. Ti dico la
verità, all’inizio alcuni di noi volevano chiamare il disco ‘Evil generator’,
ma poi abbiamo eliminato ‘Evil’ perché forse un po’ troppo infantile ed
esplicito, mentre il semplice ‘Generator’ lascia l’ascoltatore di fronte a
diversi possibili significati. Il ‘generatore’ in effetti può generare
qualsiasi cosa, nel bene o nel male; nel caso di questo disco di bene non c’è
un ca##o (ride, Nda). È tutto basato sulla realtà dei fatti,
sulla quotidianità che chiunque può percepire. Basta accendere la TV o leggere
un giornale per capire. Poi noi abbiamo esasperato i concetti, li abbiamo resi
più ermetici, ma la situazione non è opinabile; non è nemmeno schierata,
perché i fatti oggettivi sono quelli di un’era in discesa libera, senza nulla
di luminoso o positivo. Infatti il concetto principale del disco è “Omnia
est malis est”, tutto ciò che esiste è Male: c’è chi ancora pensa il
contrario, ma stanno diminuendo sempre di più.”
Un’ottica decisamente nichilista insomma…
“Sì, ma non ci sono inni a Satana o bestemmie, dovresti leggere i
testi (scaricabili dal loro sito web,
tramite un link nascosto, ma non troppo…Nda), niente è fiction, ma
realtà dei fatti. Poi in alcuni punti siamo entrati più nel profondo, ma non
sono testi privati ed intimistici, il concetto base è alla portata di tutti ed
è quello che vediamo ogni giorno. Il ‘Generator’ è quindi il generatore di
morti che camminano, senza un futuro né uno scopo.”
La cover, disegnata da Lorenzo Mariani, esprime bene quest’idea. Sbaglio o è
abbastanza inusuale per i vostri standard?
“Sì, lui è un grande secondo me. Volevo l’originale della cover
e non ce l’ho, perché mi ha chiesto 1000 Euro per vendermelo (ride, Nda)
ed è una tela molto grande, 150 x 40 cm. Ma abbiamo lavorato in sintonia, lui
è un vero artista. Il volto del demone è una maschera che possiedo qui a Roma,
realizzata da un mio amico che fa lo scenografo, ho scattato delle foto e lui le
ha montate nel disegno; all’interno del booklet ci sono poi altri scatti di
questa maschera. La scala di grigio totale, a parte la caz#o di bandella che mi
hanno messo quelli della Season Of Mist, dà perfettamente l’idea delle
sensazioni contenute nell’album.”
Siete sempre stati legati a Roma ed alla sua importanza storica, ed anche in
‘Generator’ il collegamento non manca: ‘SPQR – Satanic Pollution, Qliphotic
Rage’ mi sembra un gioco di parole comunque abbastanza esplicito…
“In realtà il significato del pezzo ha poco a che vedere con
Roma, proprio per quel gioco di parole, ma è anche vero che due di noi, me
compreso, vivono a Roma, che è una città magica sotto molti punti di vista,
anche se nel sociale è una vera latrina… ma si pensa sempre a quello che è
stato. In futuro vogliamo rifare anche ‘Roma divina urbs’ con la line-up
attuale, un mixaggio diverso… per ora è solo un’idea comunque.”
Parliamo un po’ del vostro background electro-industrial: so che recentemente
hai anche partecipato al progetto di Nysrok, Alien Vampires, ti va di
parlarmene?
“Sì, ho registrato le vocals due settimane fa, ma è una sorta di
one-man band, lui fa tutto da solo, anche se ora ha preso con sé altri due
musicisti. Io ho registrato un brano che lui mi ha dato, anche se a dirti il
vero io sono abbastanza distante da quel sound, ma soprattutto dal circuito di
persone che lo frequentano e ne fanno parte; è una cricca di persone che
ultimamente non mi va a genio. Però il gruppo è molto valido. Al di là di
questo non ho progetti industrial o elettronici, anzi: ho appena messo su un
gruppo parallelo che si chiama Malfeitor, e che si occupa di black metal puro,
poco originale ed assolutamente veloce. Io l’elettronica me la ascolto a casa,
nei locali non sono capaci, non ci sono DJ decenti… i miei ascolti vanno dagli
Einsturzende Neubauten sino ai Suicide Commando, ai Kraftwerk ed alle cose più
moderne. C’è una costellazione infinita di musicisti che hanno fatto grandi
cose, ma resto un sincero fan del black metal puro.”
In ogni caso la commistione tra black metal ed elettronica resta una vostra
peculiarità, ma non ci sono molti gruppi nel mondo che si occupano di questa
miscela, o almeno che la realizzano ad alti livelli. Sei d’accordo?
“Assolutamente. Ho la fortuna di ricevere molti dischi in cui
siamo citati come influenza nei ringraziamenti, ed è molto bello. Sarebbe
interessante che il genere si consolidasse comunque, c’è tantissimo da proporre
in questo settore e servono idee continuamente nuove. Ci sono i Blacklodge,
francesi, molto bravi, specialmente dal vivo, con una fortissima componente
digitale. Il nuovo disco è registrato molto bene, vale davvero. Poi c’è un
gruppo del meridione, gli Impure Domain, ottimi.”
Stiamo dimenticando giusto i Mysticum, i precursori del genere: c’è speranza
secondo te di ascoltare ancora qualcosa da loro?
“Certo, sto lavorando in questi giorni all’artwork per il loro
prossimo album: Cerastes è ora libero, Robin Malmberg e Prime Evil si sono
rimessi a lavorare da tempo al materiale… il disco uscirà su Planet Satan
Revolution entro otto o nove mesi al massimo. Hanno anche un batterista, ma mi
è stato categoricamente vietato di dire chi (ride, Nda)“.
Passiamo allora all’aspetto live degli Aborym: si sa che suonate poco dal
vivo e solo in concerti che sapete essere organizzati in un certo modo.
Continuerete su questa linea?
“A me piace vedere i concerti da spettatore, mentre trovo noiosi i
processi che riguardano la preparazione e la realizzazione di uno spettacolo. Ai
tempi di ‘With no human intervention’ abbiamo fatto qualche data ed è stato un
bel massacro, forse ne faremo anche in futuro: ma dovremo valutare bene come,
visto che io ho un lavoro, Bard anche e non è facilissimo per noi fare un tour
di 20 o 30 giorni. Non so dove né quando, ma delle date singole le faremo,
questo sì.”
L’ultima domanda riguarda una questione un po’ spinosa, cioè il vostro
rapporto con la stampa musicale italiana: che non è sempre roseo, da quello che
leggevo anche sul vostro forum… volevo sapere la tua opinione sulla cosiddetta
“critica musicale” italiana, a questo punto!
” (Ride, Nda) Guarda, questa è una domanda
bellissima: mi verrebbe da dirti “Siediti e cambia cassetta, perché te ne
serve un’altra da un’ora”. Questa è una mia idea personale: già il fatto
che esista una recensione è una boiata, perché si tratta dell’opinione singola
di una persona che ha ascoltato il disco. Bisognerebbe eliminare soprattutto i
voti, che non hanno motivo di esistere a mio modo di vedere. Se poi la persona
che ti ascolta e ti giudica è un idiota, che ti vuole smerdare a tutti i costi
perché magari in passato hai avuto contrasti con lui, la fatica che tu hai
fatto come musicista viene completamente buttata nel cesso, e la cosa dà
veramente fastidio. Leggi certe cose allucinanti: “copiano i Dimmu Borgir”,
“disco senza idee”… ma fallo tu! Chi sei per giudicare se non sai
quanto lavoro c’è alle spalle di quell’album? Io preferisco che un disco venga
distrutto esplicitamente, perché il gruppo è odioso per qualche motivo e
allora la persona non recensisce il disco, piuttosto che recensirlo per poter
sfogare il proprio infantile astio. Poi ci dev’essere una sorta di fiducia tra
chi scrive e chi legge, ma se chi scrive è un idiota altri 20, 30, 100 idioti
nasceranno!”
‘Generator’, appunto!
“(Risate, Nda) È un po’ naif come ragionamento, ma
in passato ho scritto per un paio di giornali e rileggevo 20 volte ciò che
mettevo giù perché volevo che la gente provasse qualcosa
leggendo le mie recensioni, non che comprasse il disco perché si fidava di me.
Ma poi ci sono anche i retroscena dietro, i nomi inventati di fantomatici
recensori che servono a coprire il vero autore della recensione… ma io ho 29
anni e non me ne frega più nulla, so come vanno le cose in Italia e ti assicuro
che capita solo qui, all’estero si supporta la scena. Poi io chiudo dicendo che
non ho mai vissuto di Aborym, ho un lavoro, lavoro in una televisione, e non
saranno 8 o 10.000 copie vendute a farmi andare alla Canarie.”
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli