Alan Douches: tutti cercano un suono perfetto nelle produzioni, ma ciò le svuota dell’arte
Kerrang propone un’interessante intervista con Alan Douches, capo ingegnere degli studi West West Side Music di New York. Uno dei ingegneri del suono più autorevoli e stimati in circolazione (qui la lista dei suoi lavori) che, con buona probabilità ha masterizzati alcuni dei vostri dischi preferiti, avendo lavorato con band del calibro di Converge, Motörhead, Cannibal Corpse, High On Fire, The Dillinger Escape Plan, New Years Day e Every Time I Die, tra gli altri. Vi riportiamo alcuni dei passaggi più significativi. Qui l’intervista completa.
C’è un problema che tanti non notano nel monCdo delle produzioni Heavy Metal e Hardcore. C’è questa idea che tutti debbano imitare lo stesso stile di produzione, per avere il suono perfetto. Ma ciò le svuota della loro componente artistica. Stiamo tutti prendendo troppo dello stesso stile di missaggio e masterizzazione; stiamo abbracciando troppo il concetto di adattarvisi. I dischi pensati fuori dagli schemi, sono quelli che finiscono per andare più lontano. Un disco non fa un’artista, occorrono più ascolti ripetuti […] Negli ultimi anni il numero degli studi di registrazione sta diminuendo e le band cercano di prodursi da soli gli album. Per un artista è senz’altro meraviglioso poter risparmiare quei soldi e fare tutto da soli, ma così il senso del lavoro di squadra si va a perdere. Le band si ritrovano nel seminterrato del chitarrista e fanno tutto da sole. Nessun altro le aiuta. Non si fanno dischi come un team, per cui il mastering finisce per essere mistificato […] A volte mi capitano gruppi che mettono il brano migliore come penultima traccia. Io rimango sorpreso, poi suggerisco di cambiare l’ordine. Ciò non farebbe parte del mio lavoro di mastering. Fanno self-coaching e spesso non sono in grado di fare la scelta migliore per loro stessi. In questo c’è una specie di svolta nel lavoro che ci viene richiesto, giacché le band hanno in realtà più bisogno di un feedback, talvolta.