Alex Masi
Alex Masi, rappresenta per molti la realizzazione di un sogno.
Giovane e talentuoso chitarrista veneziano, accetta la proposta di una casa discografica, trasferendosi a Los Angeles esattamente nel periodo in cui la città californiana è la quintessenza del rock, con eccessi e talento a procedere di pari passo in una scena viva e pulsante.
Lo abbiamo raggiunto per una veloce intervista, a poche settimane dall’uscita della sua ultima fatica “Theory Of Everything”, album che ne conferma in pieno caratteristiche e virtù da sempre conosciute.
Buona lettura!
(Intervista raccolta da Alberto Biffi)
Ciao Alex! Ti ringrazio per la tua disponibilità. Per me è un vero piacere realizzare la mia prima intervista per Truemetal, con un artista del tuo calibro. Prometto sin da ora una cosa: non pronuncerò mai nel corso di questa breve chiacchierata, la definizione “guitar hero”!
Per iniziare, non possiamo che parlare del tuo ultimo lavoro. Quanto tempo ti ha impegnato la fase compositiva? Come sono nati i brani che compongono “Theory Of Everything”?
Hey ciao come va’!!!
Beh, per mettere giu’ i pezzi di “Theory” ci ho messo un paio di mesi circa…il tempo che avevo per registrare fra un tour e quello successivo…la musica è nata da idee che avevo in testa da un bel po’ di tempo ma non avevo mai provato a registrare, e altre cose scaturite da strutture che avevo cominciato a costruire in studio usando svariati mezzi tecnici.
Il tuo ultimo cd, è altamente rappresentativo del tuo modo di intendere la musica e l’arte in generale. Una commistione di generi, di culture, dove l’unica distinzione che fai è quella tra musica di qualità e pessima musica. Non credi però, che questa tua visione, possa in qualche modo restringere il tuo target di ascoltatori? Hai mai pensato, in fase compositiva, che i più giovani, coloro che sono musicalmente più conservatori o semplicemente meno onnivori, potrebbero non apprezzare questa tua poliedricità?
Wow, di solito è sempre stato l’opposto…i “vecchi” sono sempre stati per tradizione i piu’ conservatori e i giovani e giovanissimi, per definizione, erano sempre stati i più avventurieri…come cambia il mondo eh?
In effetti purtroppo ho notato da tempo che la gente più giovane è soffocata dentro a compartimenti stagni dove gli stili e le etichette sono strettamente suddivisi, una cosa triste ed antimusicale.
Attribuisco la colpa di questo ai media del settore che alimentano questa ghettizzazione.
Io personalmente mi rifiuto di sottostare a questa logica anticreativa, e suono e pubblico esattamente quello che mi piace senza sentirmi obbligato nei confronti di questo o quello stile musicale.
Il resto è roba da uniformi e marce sincronizzate, non mi appartengono, grazie!
Sappiamo che sei cresciuto ascoltando jazz e musica classica, due mondi distinti e separati dal tipo d’approccio. La musica classica, rigida e “obbligata”, mentre il jazz, molto più “libero” e melodicamente più “caotico”. La rigidità dell’esecuzione da un lato e il suono viscerale, dato dall’improvvisazione dall’altro. In quale misura queste due realtà coesistono nel tuo modo di suonare?
Vedo la musica come una cosa sola…non mi pongo mai la domanda: è jazz? Classica? Rock? Elettronica? No, è espressione e basta.
La musica classica è il jazz d’altri tempi, jazz è composizione improvvisata e Bach, Mozart, Beethoven, Chopin, Liszt, solo per citarne alcuni, erano improvvisatori eccezionali.
Quello che il jazz ha introdotto è l’uso melodico e armonico delle sincopi e una sensibilità afro-americana nei confronti del ritmo.
Le melodie sono tutt’altro che caotiche, hanno una struttura e un ordine chiaramente più complesso, ma non per questo casuale.
Mi sento a mio agio in qualsiasi contesto musicale, la chiave sta nel capirne la sintassi e poi lasciarsi andare all’interno del groove.
Da anni ormai, sei cittadino statunitense, se potessi tornare indietro nel tempo, rifaresti le stesse scelte artistiche? Partiresti ancora per gli States? Il sogno di milioni di musicisti, si è poi realmente concretizzato per te?
Ho vissuto metà della mia vita negli USA, non riesco ad immaginare come potrebbe essere stata la vita se non fossi mai venuto qui.
Oltre alla musica, qui sono cresciuto come persona, ho fatto esperienze inimmaginabili, conosciuto gente incredibile, ci sono stati e ci sono alti e bassi come ovunque ma rifarei sicuramente la stessa cosa se tornassi indietro nel tempo.
Hai conosciuto moltissimi artisti, che noi “comuni mortali” possiamo solo “idolatrare” ascoltando i loro dischi o vedendoli in concerto. Qualcuno di loro ti ha deluso, una volta conosciuto come uomo e non solo come artista?
Hmm…..no….non ho mai idolatrato nessuno.
Ci sono vari musicisti che ammiro e ho ammirato, le loro personalità variano come quelle di tutti d’altronde.
Amo Beethoven ed è risaputo che fosse un uomo impossibile da reggere a livello umano, questo non toglie una virgola al patrimonio artistico che ha lasciato al mondo…
Parlare con te, è come parlare con il sogno irrealizzato di moltissimi chitarristi che avrebbero voluto vivere la “scena” losangelina di cui tu stesso sei stato protagonista. Una domanda è obbligatoria: ci racconti un aneddoto divertente che ti è capitato? Scommetto la mia Fender che ne avrai a centinaia!
In 24 anni se ne vedono di cose qui…essere arrestato per guida in stato di ubriachezza (ero di un punto sopra al limite) con Lemmy in macchina, mentre cercavamo la casa di una stripper a Santa Monica alle 4 di mattina…e molte altre cose non pubblicabili…!
Passiamo ad un giochino “soft”. Ti nomino un chitarrista e tu gli attribuisci un aggettivo. Pronto Alex?
Debashish Bhattacharya? Lap steel master!
Yngwie Malmsteen? The rainbow bar & grill!
Paco De Lucia? Mano destra feroce…
Steff Burnus? Non lo conosco!
Ghigo Renzulli? Anche questo non lo conosco…
Richie Kotzen? Di questo, ho sentito troppo poco, passo…
Allan Holdsworth? Beh, il mio padre adottivo!
Da anni ti dividi tra clinics, concerti, registrazioni, collaborazioni. Qual’è la realtà che prediligi?
Amo sia lo studio sia il palco, due animali diversi che offrono possibilità diverse.
Nello studio mi perdo nella costruzione di visioni varie, mentre dal vivo l’immediatezza offre un livello di risposta che tiene i neuroni sul continuo “chi va là”.
Idealmente vorrei arrivare a un punto comune in cui riuscire ad ottenere un livello d’immediatezza da palco in studio e un livello strutturale sul palco.
Esiste un chitarrista che vedi come possibile star della chitarra, in un immediato futuro? Un tuo studente, o semplicemente un giovane artista nel quale riponi fiducia?
Hmmm, no…l’unico relativamente “nuovo” (non è nuovo per niente ma fa quell’effetto a me) è Fredrik Thordendal dei Meshuggah. Il suo album solo è molto bello e vorrei vedere più gente nel metal avere una creatività del genere…
Come si è svolto il lavoro in sala di registrazione, per questo tuo “Theory Of Everything” ? Hai sperimentato qualche nuovo metodo? È filato tutto liscio?
Questa volta è stato un po’ diverso dal solito perché ho fatto tutto da solo dall’inizio alla fine, un po’ come avevo fatto con i tre album di musica classica, solo che stavolta ho fatto le parti di batteria, basso, chitarre, sintetizzatori, samples, produzione etc etc.
Ho usato dei programmi nuovi che mi hanno permesso di divertirmi un casino mentre mettevo in piedi i pezzi e questo è solo l’inizio di una serie di album che vorrei fare, usando questo sistema.
Problemi tecnici? Certo! Capitano durante ogni album…niente che un po’ di pazienza e qualche cocktail non possano risolvere…
Ci parli cortesemente della tua strumentazione? Hai trovato il tuo suono, o come tutti noi “normali chitarristi” sei sempre alla ricerca del “sacro Graal”?
Negli anni ho capito che “il suono” ha poco a che fare con la strumentazione e moltissimo a che fare con la mente e le mani…certo, ci sono chitarre e amplificatori che agevolano il lavoro, ma senza un suono preciso in testa e nelle mani non esiste mezzo che possa dare un suono ideale.
Uno Stradivari in mano a Pearlman, suona divinamente, mentre dato ad uno studente del primo anno di violino suona decentemente ma mai a livelli estatici.
E viceversa…ho visto e sentito Shawn Lane, Jeff Beck e altra gente simile a un metro di distanza da me, prendere in mano chitarre scadenti e farle cantare come usignoli.
Al momento sto usando parecchie Music Man Silhouette, hanno pickups diversi e manici diversi…molte volte le mando in fabbrica e me le rimandano con pick ups nuovi di cui non so neanche il nome.
Ho una Charvel degli anni 80 che è praticamente mia moglie a livello chitarristico, il miglior manico della storia!
Come ampli, il Marshall Plexi è ancora imbattibile per quanto mi riguarda.
Mai come in questi anni, la tecnologia ha cambiato il mondo della sei corde.
Molti di noi si ostinano ad utilizzare strumentazione “vintage” nel nome di una sedicente qualità e “calore” del suono, altri sfruttano ogni possibile mezzo pur di ottenere il suono che vorrebbero trasferire dalla loro mente, alle orecchie degli ascoltatori.
Tu sei un conservatore o non disdegni ciò che potrebbe potenzialmente aiutarti?
Uso tutto quello che mi capita per le mani, se mi ci trovo bene… perfetto, altrimenti lascio perdere!
Non ho mai snobbato niente e non ho mai avuto feticismi particolari per vintage o qualsiasi altra cosa!
C’è qualcosa che, per qualsivoglia motivo (tempo, budget, problemi tecnici) non sei riuscito ad inserire in questo tuo ultimo cd?
No, tutto quello che mi ero prefissato di inserire l’ho inserito.
Ho molto materiale al quale stò lavorando e vedrà la luce nel prossimo album, naturalmente sarà un passo avanti rispetto a “Theory…” , o almeno, quello e’ il traguardo!
Le tue sincere aspettative dopo la pubblicazione di questo tuo lavoro?
Una casa a Malibu e una a Maui (Hawaii)…abbastanza sincere? Seriamente, sono felice quando la mia musica arriva a più gente possibile e viene accolta con mente aperta, senza aspettative di uno stile o un altro…quella è la mia principale aspettativa.
Perfetto Alex, grazie per l’intervista, mi rituffo nell’ascolto del tuo disco! Un abbraccio da parte mia e da tutti i ragazzi di Truemetal!
Grazie a te Alberto e a tutti! Cheers!!!
Alberto “Black Ops” Biffi
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