Hard Rock

Alice In Chains: Jerry Cantrell, “Lo streaming ha preso una situazione difficile per i musicisti e l’ha peggiorata”

Di Davide Sciaky - 11 Novembre 2024 - 12:32
Alice In Chains: Jerry Cantrell, “Lo streaming ha preso una situazione difficile per i musicisti e l’ha peggiorata”

Jerry Cantrell, il cantante/chitarrista degli Alice In Chains, in una recente intervista con Primordial Radio ha parlato dell’impatto della musica in streaming sugli artisti al giorno d’oggi:

Il mondo della musica non è mai stato impostato in modo molto equo. Una volta c’erano prestiti da strozzini alle band, e per quanto riguarda mantenere i diritti su quello che si pubblicava si trattava di una vera e propria battaglia e pochissimi artisti la combattevano. Il nuovo modello [con lo streaming] ha preso questa situazione e l’ha un po’ intensificata. Stavo guardando – non ricordo l’artista, ma stavo guardando qualcuno che ottiene milioni e milioni di ascolti in streaming e viene pagato un millesimo di centesimo [ride], un millesimo di centesimo ogni volta che una canzone viene ascoltata. Ai vecchi tempi quando si veniva ascoltati alla radio si trattava di un centesimo per ascolto o qualcosa del genere, e quello diventa una cifra consistente con tutti gli ascolti. Personaleme io sono un sostenitore dei diritti degli artisti.

Il nuovo modello di business delle piattaforme di streaming ha preso il vecchio modello in cui l’artista riceveva poco e ha reso quella cifra ancora più piccola. I costi che abbiamo per lavorare – affitto di un bus, carburante, stipendi, viaggi – continuano ad aumentare e le entrate continuano a diminuire per gli artisti di tutte le dimensioni.

Io non posso lamentarmi di nulla. Me la cavo bene, ma è una questione di correttezza. Non credo che un negozio di alimentari o un agricoltore o qualcuno che vende o coltiva dei prodotti resterebbe in attività a lungo se i costi di gestione e di commercializzazione rimanessero invariati e se magari il 70-80% dei clienti entrasse e dicesse: “Non mi va di pagare questa mela oggi, ma la prendo lo stesso”. [Ride]

È un pessimo modello di business. Sarebbe bello che fosse un po’ più equo nei confronti dell’artista. Certo. Il contesto è in continua evoluzione, l’orologio non si ferma e si può essere certi che le cose cambiano sempre. E questo fa parte della vita, è cercare di percepire i cambiamenti che avvengono nel corso dei giorni, delle settimane e degli anni, esserne consapevoli, cercare di adattarsi e capire come operare.

Per me è stata un’avventura e ho visto molti cambiamenti. Vengo dalla generazione dei ragazzi che ascoltavano nastri, vinili a 45 giri e 33 giri e basta. Ho assistito a diversi cambiamenti di formato, a diversi modelli di consumo della musica e di distribuzione della stessa. Anch’io sto ancora cercando di adattarmi. Ma alla fine si può fare solo fino ad un certo punto: si può essere consapevoli, parlarne e cercare di capire cosa funziona per sé stessi.

Il mio lavoro è piuttosto semplice, e questo ci riporta al punto di partenza. Cerco solo di fare del buon rock and roll che mi piace, di pubblicarlo e di andare a suonarlo per la gente. E sono davvero fortunato ad avere l’opportunità di farlo e di avere delle persone che tengono a quello che faccio.