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Alkemyst (Séverin Bonneville)

Di Riccardo Angelini - 6 Novembre 2008 - 15:04
Alkemyst (Séverin Bonneville)

A breve distanza dall’uscita del loro secondo album ‘Through Painful Lanes‘, abbiamo scambiato qualche parola con gli Alkemyst, giovane e interessante realtà dell’underground francese. Buona lettura!

Ciao Séverin, benvenuto su Truemetal.it. Prima di tutto, vuoi presentare la tua band ai lettori che ancora non vi conoscono?

Gli Alkemyst lavorano insieme da dieci anni. La line-up non è cambiata durante questo tempo, eccezion fatta per il cantante. Siamo appassionati di musica veloce e melodica: abbiamo suonato molte cover e le nostre prime canzoni erano ispirate a band come Metallica, Iron Maiden, Helloween e Gamma Ray. Comunque, col passare del tempo, i nostro gusti si sono raffinati e abbiamo sentito il bisogno di scrivere pezzi più complessi, con atmosfere maggiormente progressive. Così abbiamo iniziato a inserire piccole tracce di prog metal nella musica degli Alkemyst.

Se non vado errato i primi passi della band risalgono al 1992, ma per dare alle stampe il vostro esordio avete dovuto attendere il 2003. Cos’è successo durante quegli undici anni?

Beh, l’informazione che hai ricevuto non è precisa al 100%. In realtà, Mellion (basso) e Arnaud Menard (chitarra) si conoscevano a vicenda da tempo addietro e avevano già suonato assieme. Tuttavia, la vera band si è formata 10 anni fa. Il vecchio moniker era Endless ma abbiamo presto capito che altri musicisti avevano avuto la stessa idea prima di noi. Così abbiamo presto pensato al nome Alkemyst, come allusione alla volontà di elevare la nostra musica a un livello superiore, qualcosa di più spirituale. Inoltre, abbiamo sentito che fra di noi si era instaurato un legame molto stretto. Arnaud Menard era riuscito far gravitare gli altri musicisti attorno alla propria personalità. Personalmente, avevo sentito della sua band precedente ed ero entrato in contatto con lui leggendo le classifiche in un negozio di musica. Con tutti quei musicisti di talento nella stessa band, abbiamo presto capito che poteva scrivere pezzi heavy metal complessi, orecchiabili e originali. Il tempo che ci siamo presi prima dell’esordio è servito a forgiare il nostro stile.

‘A Meeting In The Mist’ era edito da Nuclear Blast: come avete fatto a lavorare fin da subito con una major e come valutate quell’esperienza?

Abbiamo pubblicato il primo album grazie alla Nuclear Blast. Credo che l’etichetta ci avesse contattato perché il nostro cantante Ramon Messina stava lavorando con la Nuclear Blast con l’altra sua band, i Secret Sphere. Comunque, ci fecero un’offerta che non potevamo rifiutare: collaborare con un’etichetta europea così grande era un’opportunità enorme per noi, e molti hanno cominciato ad ascoltare la nostra musica grazie alla Nuclear. Al di là di questo, anche una volta che le persone sanno che esisti, non cambia il fatto che restano tutte le difficoltà legate alla vita di una piccola band: organizzare concerti nel tuo paese o andare in tour all’estero per incontrare i fan. Sai, sono pochissimi i professionisti che sollevavano il telefono per organizzare il lavoro con noi (in effetti, non lo ha fatto nessuno), ed è stato presto chiaro che gli Alkemyst non erano una priorità per loro. Credo che una grande label abbia bisogno di band più mature, con più materiale e più esperienza. Inoltre, in quel tempo, avevamo fatto delle scelte precise come band: eravamo studenti e volevamo completare il nostro percorso di studi per trovare poi un lavoro. Così, le nostre vite non sono cambiate in modo radicale dopo ‘Meeting In The Mist’. Comunque, la Nuclear Blast ci ha permesso di distribuirlo in Europa e in Asia. Ne siamo ancora orgogliosi.

In seguito siete approdati su Nightmare Records. Come stanno andando le cose qui?

Non è successo granché, voglio dire, durante il processo di scrittura dei brani e persino durante le sessioni di registrazione del nuovo album, abbiamo parlato con molte persone di molte diverse label, spiegando il modo in cui vedevamo le cose riguardo agli Alkemyst. Ci piace la nostra libertà, non ci piace essere legati da contratti troppo vincolanti. Abbiamo deciso di firmare per Nightmare Records perché c’è ancora una forte dimensione umana nel loro modo di fare. Inoltre credo che il loro catalogo stia diventando sempre più interessante (di recente hanno firmato con loro anche gli Andromeda), che è una buona cosa per tutti.

Thruough Painful Lanes‘ suona fresco e potente, ma soprattutto melodico. Per quanto tempo avete lavorato sui brani?

Ti ringrazio, abbiamo speso gli ultimi cinque anni per scriverlo e registrarlo. Scrivere un album degli Alkemyst è un processo piuttosto lungo. Devo ammettere che è stato persino doloroso per questo album: abbiamo incontrato parecchi difficoltà. Dovevamo comporre un disco con idee nuove, originali. Voglio dire, il primo album è di solito la somma di tutte le cose che hai accumulato dal giorno in cui hai iniziato a suonare quando eri un ragazzino. Il compito diventa più difficile per tutti gli album che vengono in seguito, visto che ogni volta devi trovare soluzioni diverse. Un’altra difficoltà che abbiamo dovuto fronteggiare è stato un infortunio che Arnaud Menard ha subito alla mano e al polso. È piuttosto difficile da descrivere, ora le cose stanno migliorando per lui ma qualche volta questo gli impedisce di suonare la chitarra per un po’. Così, è cambiato il nostro modo di provare e abbiamo dovuto anche spendere più tempo del previsto per scrivere le canzoni e gli arrangiamenti. Abbiamo anche deciso di potenziare le nostre competenze informatiche per utilizzare nuovi software. In termini di songwriting, questo ha permesso alla band di esplorare nuove alternative che i soli strumenti non potevano offrire.

Il vostro stile è spesso definito progressive/power metal, visto che proponete brani veloci e diretti a fianco di tracce più elaborate. Comunque, se dovessi scegliere, credo che vedrei gli Alkemyst maggiormente a proprio agio a fianco di Helloween e Gamma Ray piuttosto che di Dream Theater o Fates Warning. Sei d’accordo?

Credo che tu non sia lontano dalla verità. Suoniamo ancora speed metal ma lo suoniamo a modo nostro. Da un lato, amiamo i pezzi veloci, ci piace l’energia e ci annoiamo facilmente quando certi musicisti suonano canzoni lunge e complesse perché “il progressive dev’essere per forza complesso”. Per me, la musica non dovrebbe essere un pretesto o una scusa per esibire le proprie doti tecniche. Dall’altro lato, ci piace quando ci sono certe atmosfere e progressioni da ritmi lenti a veloci. Per esempio, gruppi con Beyond Twilight o Opeth sanno convogliare molta energia nei loro pezzi senza per questo suonare sempre veloci. Contrasti, contraddizioni e cambiamenti sono quello che rende interessante la musica, no? Noi ci rifiutiamo di scrivere 10 volte la stessa canzone. Molte heavy metal band hanno commesso questo errore, che noi ci sforziamo di non replicare. Vogliamo evitare i clichés (anche se sappiamo che è dura), e quello di creare la stessa canzone basata su tre accordi ancora e ancora è uno dei più frequenti. Per questo alcuni dicono che la musica degli Alkemyst suona un po’ progressive e originale. Ma per principio alcuni pensano che dovremmo scegliere fra heavy metal è progressive: noi invece abbiamo scelto di suonare un po’ di entrambi. Forse il nostro stile non è così definito, ma tutto quello che facciamo lo facciamo apposta: ci piace veramente mescolare progressive e speed metal.

Riguardo alla fase di composizione, c’è un autore principale per tutti i brani o preferite dividervi i compiti?

Diciamo che ciascun membro ha il suo ruolo nei diversi passaggi del processo di songwriting. Di solito tutto viene dalle chitarre. Arnaud Menard e io condividiamo le nostre idee e stabiliamo le linee guida di ciascun brano. Inoltre ci concentriamo sulle atmosfere che vorremmo sviluppare. In seguito, quando abbiamo sviluppato abbastanza materiale personale, ci riuniamo con gli altri nella stessa stanza e proviamo a cambiare tutto quello che abbiamo scritto prima! Sul nostro prossimo album proveremo a sviluppare i brani in modo più individuale ma ogni volta che qualcuno nella band avrà una buona idea questa sarà inserita nella canzone, se sarà compatibile. Alcuni membri della band potrebbero volere che questo accadesse più spesso perché porta molta energia e immediatezza alla musica, ma qualche volta abbiamo bisogno di prendere le distanze e riflettere per comporre brani interessanti.

Sono rimasto favorevolmente colpito dalla vostra interpretazione di ‘Eagle Fly Free’, un grande classico che può essere molto difficile da riproporre. Trovo che siate riusciti a offrirne una lettura personale senza snaturarne lo spirito. Che cosa vi ha spinto a scegliere questa canzone come cover?

Abbiamo preso un po’ di tempo prima di scegliere. Credo che tutti avessero idee interessanti ma non riuscivamo a trovare un punto di accordo. L’idea di ‘Eagle Fly Free’ è venuta ad Arnaud Menard. A essere onesti, avevo pensato di optare per qualcosa di diverso dalle nostre influenze principali. Tuttavia ‘Eagle Fly Free’ è una canzone spettacolare che tutti noi conosciamo. Siamo sempre stati grandi fan degli Helloween e già in passato eravamo soliti inserire questo brano quando suonavamo dal vivo col nostro precedente cantante. Quindi per noi era un po’ come pagare un tributo a questa nostra fonte di ispirazione, aggiungendo un po’ della nostra personalità, pur cercando di rimanere più fedeli possibile a questo pezzo. Siamo molto orgogliosi del risultato. Per me, la nostra cover ha un forte legame con l’originale.

Un’altra importante influenza degli Alkemyst sembrano essere I Symphony X. Sei d’accordo? Ci sono altre band che hanno avuto un’analoga influenza sul vostro stile?

I Symphony X sono una grandissima band. Penso che condividiamo lo stesso gusto per ritmi complessi e aggressivi. Arnaud Menard ama lavorare con ritmiche atipiche insieme al nostro batterista, Arnaud Gorbaty. Questo ci consente spesso di trovare nuove possibilità per la nostra musica. Comunque, diversamente dai Symphony X, tendiamo a mettere più in risalto le chitarre. Le band come i Symphony X danno più risalto alle tastiere. Ma siamo stati effettivamente influenzati da molti dei loro album, soprattutto ‘The Divine Wings Of Tragedy’ o anche ‘Odyssey’. Come ti dicevo prima, siamo grandi fan di Heavy Metal band come Helloween, Blind Guardian o Angra, ma ci piace espandere queste influenze a gusti più esotici. Gruppi come Ark, Dream Theater, Symphony X, Pain Of Salvation, Beyond Twilight e Opeth hanno cambiato il modo in cui l’Heavy Metal può essere considerato, aggiungendovi aspetti progressive. Alcuni di noi amano il jazz, altri seguono il neo metal, il metal estremo o anche la musica classica. Personalmente, adoro il progressive (Dream Theater, Pain Of Salvation…) ma sono anche un grande ammiratori di artisti come Dave Mattews Band o Jeff Buckley.

Il vostro cantante, Roberto Messina, è noto in Italia per il suo lavoro con gli Highlord e, soprattutto, con i Secret Sphere. Come siete entrati in contatto con lui?

Dovevamo trovare un nuovo cantante perché quello che avevamo prima non condivideva la nostra volontà di creare uno stile più personale. Abbiamo trovato quello che cercavamo in Roberto. Prima di ricordare il nostro primo album, decidemmo di provare a reclutare una voce di un altro paese. Eravamo impressionati dal lavoro di Rob nei Secret Sphere, quindi gli scrivemmo una lettera con un nastro contente un po’ di materiale dal nostro primo album, chiedendogli se conosceva un cantante che poteva essere interessato a lavorare con noi. Ci rispose che non conosceva nessuno… a parte lui stesso. Siamo rimasti senza fiato. Poi, durante le registrazioni di ‘Meeting In The Mist’, abbiamo trovato in lui un vero amico. È un carissimo ragazzo e un grande artista, e ci divertiamo sempre un sacco ogni volta che siamo in sua compagnia.

Oggi si parla spesso di crisi del music business. Molti sostengono che il file-sharing ha avuto un ruolo determinante nel far precipitare le cose. Che cosa ne pensi?

Le piccole band sono molto preoccupate con questo problema in Europa. Non vogliamo giudicare i fan ma qualche volta loro non capiscono che la pirateria informatica presto impedirà agli artisti di registrare i loro album. Un sacco di band lavorano duro e investono tempo e denaro per la musica. Il problema è che le persone non avverto il danno che possono creare scaricando illegalmente musica o film, mentre sono forniti di tutti gli attrezzi necessari allo scopo (attraverso i software per esempio). Noi Alkemyst non siamo professionisti e sfortunatamente non possiamo permetterci di andare in tour per il mondo. Quindi, non possiamo biasimare troppo le persone ma capiamo perfettamente le ragioni della crisi nell’industria musicale.

La scena francese è cresciuta molto in questi anni, e continua a crescere. Come funzionano le cose? C’è un’atmosfera solidale o c’è molto competizione fra giovani band? Quanto è difficile ottenere un contratto per un gruppo esordiente?

C’è una scena piuttosto grande in Francia anche se devo ammettere di non seguire molte band francesi. Soprattutto la scena estrema sembra andare per la maggiore in Europa. Ma ci sono anche buone band di power metal. Soprattutto nella nostra area (le Alpi francesi), la scena locale è straordinaria. Per esempio, gruppi come i Black Rain, i Further Dimension o anche gli Eternal Flight (nei quali suona il nostro batterista) vengono da quest’area. Possiamo andarne orgogliosi. C’è competizione ma siamo perfettamente consapevoli che le band francesi possono competere a fatica con i gruppi americani o finalendesi. Credo sia una questione di cultura. Prima di tutto, la musica pop è più sviluppata rispetto al metal in Francia (cosa che non avviene in alcuni degli altri paesi). Inoltre, non è raro sentire una canzone heavy metal su una radio tedesca o americana. In Francia, per qualche strana ragione, molte persone considerano l’heavy metal come un genere per freak o geek (sic, NdR). È una cosa piuttosto triste perché la maggior parte di coloro che ascoltano metal sono persone tranquille quanto le altre. Inoltre, la prima cosa che noti quando ascolti musica è la qualità, non l’origine. Ci sono molte Heavy Metal band di talento in Francia.

Fino a oggi i ritmi di produzione degli Alkemyst sono apparsi piuttosto blandi: avete intenzione di accelerare in futuro o manterrete una bassa velocità di uscita fra un album e l’altro?

I lavori per ‘Through Painful Lanes’ sono durati cinque anni, ma la nostra musica ha bisogno di qualità e impegno. Dal momento che la nostra qualità non è pari a quella di band come i Dream Theater, ci serve ancora più tempo per mettere a punto brani dei quali i fan possano dirsi orgogliosi. Vogliamo scrivere pezzi che possano essere ancora interessanti fra molti anni. Nel nostro prossimo album, probabilmente esploreremo un po’ più a fondo le nostre contraddizioni, provando a riconciliare gli elementi progressive con quelli speed-power. Stiamo scrivendo un concept basato su una storia vera ma al momento non posso dirti di più. In ogni caso, proveremo a velocizzare il processo di composizione senza compromettere la qualità della musica.

Parlando dell’attività dal vivo, quali programmi avete? Avendo un piede in Italia, sia grazie a Roberto sia per la vicinanza geografica, pensate che ci sia la possibilità di vedervi da queste parti?

Di recente abbiamo suonato per una radio locale e abbiamo suonato a Grenoble lo scorso maggio. La maggior parte dei membri degli Alkemyst non vivono più nello stesso posto e sta diventando sempre più difficile per band non professioniste come noi riuscire a suonare dal vivo. Oggi, servono parecchi soldi e coraggio per organizzare un concerto Heavy Metal. Tuttavia, suoniamo più spesso che possiamo ed è un vero piacere per noi condividere la nostra musica con i fan. Probabilmente avremo varie date all’inizio del 2009 e stiamo seriamente valutando la possibilità di organizzare un tour francese nell’anno prossimo. Ma hai ragione, non viviamo lontano dall’Italia (siamo quasi vicini) e dovremmo discutere l’opportunità di suonare dal vivo con il nostro cantante italiano. Mi piace moltissimo questa idea!

Grazie mille, era l’ultima domanda. A te l’ultima parola Séverin!

Grazie a te per averci dato l’opportunità di parlare del nostro nuovo album. Non vediamo l’ora di incontrare i nostri fan italiani, speriamo di incontrarci presto! Spero anche che possiate apprezzare ‘Through Painful Lanes’, dal momento che ci abbiamo lavorato duramente e in modo estremamente sincero. A presto!

Riccardo Angelini