Almah, Angra (Edu Falaschi)
Dopo l’ottimo Aurora Consurgens pubblicato con gli Angra, Edu Falaschi torna sugli scaffali dei negozi col suo disco solista, Almah. Ne parliamo col talentuoso singer brasiliano che si dimostra, ancora una volta, disponibile e sincero. Buona lettura.
Ciao Edu ci ritroviamo, a pochi mesi di distanza dalla precedente intervista, per parlare del tuo progetto solista, Almah. La parola Almah ha due differenti significati a seconda della sua origine aramaica o spagnola e rispettivamente vergine o anima. Cosa significa per te?
Almah, l’anima, è il segreto della mia musica. Poi, come hai detto, può significare vergine e nel contesto religioso, per me, esprime il concetto di “Madonna”. Nel disco tutto ha una connessione, ogni brano è legato agli altri come se avessero un’unica anima. Ecco il vero significato della parola Almah. Questo disco rappresenta il passo più importante della mia carriera musicale, ci ho lavorato con tutto me stesso, con tutto il cuore e senza risparmiare energie.
Il disco è appena stato pubblicato in Europa ma vorrei sapere qualcosa di più sulle reazioni che ha suscitato dall’altra parte del mondo.
Almah è stato accolto nel migliore dei modi. Vedi, non stiamo parlando di un tipico album commerciale ma non stiamo nemmeno parlando di un disco heavy metal senza compromessi. Ci ho messo dentro tutte le idee che mi sono passate per la testa, tutto il mio sentimento e ne è uscito fuori qualcosa di realmente diverso, personale. I giornalisti sono rimasti sorpresi: disco originale e diverso dal solito, questa l’opinione diffusa.
In effetti è qualcosa di molto diverso se paragonato alle produzioni degli Angra.
La musica e le melodie sono l’elemento principale, non i tecnicismi. Questa è la vera differenza tra Almah e i dischi degli Angra. Vedi, negli Angra spesso succede che i tecnicismi sono più importanti della musica stessa. Qui non è così, l’assolo di chitarra è una parte integrante e non fondamentale.
Mi stai dicendo che negli Angra la musica conta meno dei tecnicismi?
Non sempre Gaetano, ma talvolta succede. E’ innegabile e puoi sentirlo soprattutto su Aurora Consurgens, ne abbiamo parlato poco tempo fa se non ricordo male. Almah è un disco che devi mettere nel lettore cd e che ti devi godere senza riservargli un’attenzione specifica, non devi stare attento ad ogni singolo passaggio per non perderti questo o quel tecnicismo. In poche parole, non hai bisogno di una concentrazione spasmodica per apprezzarlo.
Capisco e non sono sorpreso. Qual è il brano rappresentativo?
Difficile sceglierne uno perché, come ti dicevo, tutto è collegato. Non c’è niente di particolarmente complesso e possiamo quasi considerare Almah come un’unica lunghissima canzone. Ho voluto sviluppare il percorso della vita, ti spiego meglio: ci sono brani scattanti che riportano alla giovinezza, quindi ricolmi di energia. Poi ci sono brani più ragionati che rispecchiano la maturità di un uomo. Infine ci sono i lenti atmosferici e malinconici, rappresentano l’anzianità e la tranquillità di una persona che, mentalmente, ripercorre tutta la sua esistenza. Questo è il sentiero indicato da Almah.
Sembri una persona molto sensibile Edu, è così?
Si, è così… da cosa l’hai notato? (ride ndg)
Tornando al sound di Almah, non mi ha soddisfatto la produzione del disco. Perché hai scelto un produttore non-metal per un disco heavy?
Perché volevo pubblicare qualcosa di diverso. Se avessi scelto un produttore tedesco o un produttore europeo il mio disco avrebbe suonato esattamente come quello degli Angra o come quello di una band europea. Ho voltato pagina scegliendo una produzione che si avvicinasse allo stile americano, più moderno e con un numero maggiore di riverberi, di effetti. C’è anche da dire che non ho registrato tutto nello stesso momento, e neanche nello stesso posto quindi, ogni brano, da questo punto di vista, ha la sua storia. Ho registrato negli Usa, in Inghilterra, e tutto è stato partorito dalla mia mente. Io dicevo ad Adriano Daga (il produttore ndg) cosa volevo e lui provava di volta in volta ad esaudire i miei desideri. Il risultato finale è esattamente ciò che avevo in mente molto prima del prodotto finito.
Se non sbaglio hai registrato le tastiere, alcuni riff di chitarra elettrica e le parti di chitarra acustica. Hai avuto problemi?
No, è stato tutto estremamente semplice, credimi. Studio da diverso tempo e ho registrato le parti di quegli strumenti nell’ordine in cui li hai citati. Prima le tastiere poi le chitarre elettriche e infine le chitarre acustiche.
E qual è il tuo strumento preferito? A parte la voce si intende…
Senza dubbio la chitarra acustica. Ho suonato solo qualche riff di chitarra elettrica perché il titolare è Emppu Vuorinen, giusto sottolinearlo.
Qual è il tuo chitarrista acustico preferito?
E’ uno spagnolo: Paco De Lucia. Adoro i dischi di chitarra acustica, ne ho tantissimi a casa mia!
E la tua chitarra acustica?
Non posso fare a meno del suono della mia Takamine. Per me sono le migliori. Non ricordo il modello in questo momento: so soltanto che è nera, ahahahahah. Niente corde d’acciaio, mi piace il suono delle corde di nylon anche se si sposano meglio con la chitarra classica. La mia Takamine è un ibrido.
Parliamo degli “special guests” Edu. Lauri Porra, Casey Grillo ed Emppu Vuorinen sono grandi nomi della scena metal europea. Sei contento delle singole prestazioni?
Certamente. Ho cercato di farli esprimere al meglio delle loro possibilità e hanno fatto un lavoro semplicemente perfetto. Sono grandissimi professionisti, non potevo chiedere di meglio.
Di recente ho intervistato il cantante degli Scelerata che mi ha parlato molto bene di Edu Falaschi. Vuoi raccontarci qualcosa riguardo alla tua partecipazione sul loro disco di debutto?
Gli Scelerata sono un ottimo gruppo brasiliano e il cantante, Carl Casagrande, è un mio caro amico. Sono una band giovanissima e devono ancora crescere. Sarai d’accordo con me nel sostenere che hanno grandi potenzialità. Devono saperle esprimere “sul campo” e prima o poi ci riusciranno, fidati.
E dopo il cantante brasiliano passiamo a quelli italiani. Cosa pensi di:
Fabio Lione (Rhapsody Of Fire)
E’ un grandissimo, la sua voce è cristallina e ha una splendida impostazione. Spesso hanno paragonato la mia voce alla sua e viceversa. Io ne sono lusingato.
Michele Luppi (Vision Divine)
Onestamente non l’ho ascoltato ma me ne hanno parlato benissimo.
Morby (Domine)
Sfortunatamente non lo conosco.
Roberto Tiranti (Labyrinth)
Bravissimo, molto tecnico ma preferisco Lione. C’è dell’altro. C’è un cantante di un grandissimo gruppo italiano che mi fa impazzire. Li conosci i DGM?
Certo, tra poco esce il nuovo disco. Ti stai riferendo a Titta Tani?
Esatto, Titta Tani è strepitoso, uno dei miei cantanti preferiti in assoluto.
Come ti trovi con la tua nuova etichetta, Edu?
Mi sono trovato benissimo con la AFM Records e spero che Almah sia il primo disco di una lunga serie. I ragazzi della AFM sono sinceramente soddisfatti della mia nuova proposta. Credo lavoreremo insieme a lungo e io ne sono felice. Ti preannuncio che la band resterà quella del disco di debutto.
Suonerete in giro per il mondo col tuo progetto solista?
Sicuramente. Abbiamo già pianificato un tour in Giappone e verremo anche in Italia, in Francia, in Spagna e in Germania. Ci vuole un po’ di pazienza, ci stiamo lavorando. Non sappiamo esattamente quando.
A proposito, com’è andato il recente concerto di Milano con gli Angra?
I fans italiani sono fantastici, non smetterò mai di ripeterlo. L’Italia ci regala sempre grandi emozioni e noi riteniamo sia il luogo migliore dove suonare.
Beh, grazie infinite! Per me è tutto Edu, puoi lasciare, se ti va, un messaggio ai fans italiani. In bocca al lupo!
Grazie Gaetano. Ringrazio tutti per il supporto che mi date, un saluto a tutti gli amici italiani e un grazie di cuore ai fans che mi seguono costantemente. Siete i migliori.
Gaetano Loffredo