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Amarok (Robert Santamaria)

Di Silvia Graziola - 18 Luglio 2007 - 17:31
Amarok (Robert Santamaria)

È da poco uscito Sol De Medianoche, il settimo album del gruppo spagnolo Amarok, disco difficilmente inseribile in un genere musicale, dalle forti influenze prog rock e mediterranee, composto utilizzando un numero impressionante di strumenti musicali. Un disco da ascoltare e riascoltare con attenzione, in modo da coglierne le numerose sfumature. Robert Santamaria ci parla di questo interessante progetto. Amarok è la parola in lingua inuit per indicare il lupo. Che relazione c’è tra il gruppo e questo animale e cosa rappresenta il lupo per gli Amarok?

Il lupo è il mio animale preferito: rappresenta lo spirito della libertà e l’anima degli spazi aperti. La scelta di questo nome venne dopo aver visto un film dei primi anni ’80, Never Cry Wolf, in cui una scena vedeva un cacciatore Inuit, illuminato a malapena da un falò, raccontare storie sui lupi artici chiamandoli “Amarok, spiriti protettori”.

Per quale motivo avete scelto di intitolare il vostro disco Sol De Medianoche? Cosa è necessario sapere sugli Amarok per comprendere e apprezzare meglio la vostra musica prima di iniziare l’ascolto di questo nuovo album?

Sol De Medianoche (Midnight Sun) è la storia di un poeta, prigioniero in un carcere del nord a causa delle sue credenze. In una terra dove il sole risplende per tutto il giorno, lui non vede mai la luce e vive nella perenne oscurità. L’idea completa per il titolo iniziale dell’album in effetti era Midnight Sun, Midday Shade.

La nostra band racconta diverse storie, alcune reali e altre immaginarie, usando un linguaggio musicale che principalmente fonde la musica mediterranea con il rock progressivo. Questo album rappresenta la consolidazione di questo approccio, mentre l’album precedente indica la strada che abbiamo seguito per arrivare a questo punto. Ascoltare questo disco è il modo migliore per presentare la band.

Sol De Medianoche è un album particolarmente raffinato ed elaborato. Quali sono secondo voi i punti di forza di questo album e in generale della musica degli Amarok? Quali sono le sensazioni, i sentimenti e i messaggi che volete diffondere agli ascoltatori con questo disco?

I punti di forza nella musica degli Amarok sono la composizione della musica, gli arrangiamenti e l’uso di moltissimi strumenti diversi tra loro. Questa caratteristica vale sia per Sol De Medianoche, sia per l’album che lo precede. Negli spettacoli live la band ha un maggiore impatto sul palco e solitamente creiamo un buon feeling con il pubblico. Questo feeling è ulteriormente migliorato con l’inclusione di alcuni elementi comici e teatrali all’interno dei nostri spettacoli.

Con questo disco proponiamo a chi ci ascolta un lungo viaggio per diversi suoni, luoghi e sentimenti e saremmo veramente felici se coloro che ascolteranno questo disco riusciranno anche loro a percorrere questo viaggio. In ogni caso, la caratteristica principale della musica degli Amarok è l’onestà: cosa siamo, cosa crediamo e cosa sentiamo lo esprimiamo attraverso la nostra musica.

Gli Amarok dal vivo a La Rulot, Barcellona, il 28/10/2006

Probabilmente alcune delle persone che leggeranno questa intervista non conosceranno gli Amarok e sarebbe bello se anche loro potessero conoscere la vostra musica e il vostro gruppo. C’è un particolare disco o una particolare canzone con cui vi sentite di suggerir loro di iniziare a conoscervi?

Il sound attuale degli Amarok inizia con l’album Mujer Luna (2002), nel quale la combinazione tra musica mediterranea e rock-progressiva diventa evidente per la prima volta. Da questo album si può iniziare con le canzoni Arabesca in 4 Mov e Tierra Boreal. Nell’album successivo, Quentadharken (2004), questi elementi sono ulteriormente raffinati ed elaborati; un buon esempio di questo può essere la suite che dà il nome all’album e Hsieh, una vera canzone mediterranea-progressiva. In Tierra De Especias (2000) giace il seme di questo sound e si può cogliere nei brani Azabel Cuentacuentos e M’Goun, mentre un altro disco interessante è Gibra’ara (1998), un album acustico con all’interno canzoni come Wl Mestre De La Caverna e Gibra’ara che attualmente proponiamo ancora nei nostri spettacoli dal vivo.

Qual è il vostro approccio al processo di composizione? Solitamente iniziate dalla musica o dalle parole? Per quanto riguarda i testi, quanto questi sono importanti per voi e in come scegliete gli argomenti di cui parlare?

Il processo di composizione solitamente inizia con una traccia di base per il piano, il saz turco o la chitarra a 12 corde, il mio strumento preferito per questo scopo. Dopo questo viene il processo di arrangiamento che include le parti vocali, che solitamente definiscono il “profumo” di ogni canzone. I testi sono spesso l’ultima parte del lavoro e in alcune occasioni dobbiamo attendere settimane, se non addirittura mesi per trovare i testi adatti! Questo è accaduto (piuttosto drammaticamente) nella canzone Sol De Medianoche.

Com’è stata effettuata la scelta della lingua usata nei testi di Sol De Medianoche? Perchè avete scelto di inserire l’unica canzone in lingua inglese (The Last Of The Last) all’interno di un concept cantato interamente in lingua spagnola (Hermits)?
Hermits è una canzone dedicata alla figura dell’eremita. Cosa rappresenta per voi questa scelta di vita persona e come mai avete deciso di dedicare una canzone all’eremita John Noah Rondeau?

La scelta del linguaggio dipende dal feeling che ha ogni canzone; le canzoni che hanno un lato più musicale sono cantate in Catalano, mentre quelle che mostrano un lato più progressivo sono cantate in Spagnolo, anche se è evidente che questa non è una regola fissa. Occasionalmente utilizziamo anche altre lingue, come il Bulgaro di Mama Todorka, o addirittura suoni onomatopeici, come in Gibra’ara.
Per quanto riguarda l’uso della lingua inglese in una singola canzone, quando ho composto la melodia di The Last Of The Last, avevo chiaro nella mia mente che sarebbe stato cantato in Inglese, ma in un modo abbastanza divertente e non serioso…uhm… come fosse un gruppo di boscaioli ubriachi o qualcosa di questo tipo. Dopo la nostra partecipazione al Progday del 2004, io e Manuel, il flautista, andammo a camminare sui monti Adirondack. Dopo tre giorni di marcia abbiamo scoperto l’eremo di John Rundeau, dove era appesa una targa anonima che calzava perfettamente con la nostra melodia! Divenne ovvio per me che questa canzone sarebbe stata scritta per John Roundeau. Dopo questo mi dedicai alla lettura di un libro che parlava della sua interessantissima vita e finii i testi.

Sono molto interessato alla vita degli eremiti e, infatti, vivo da solo in una casa nei boschi dei monti Girona (ma non come un eremita!).

Gli Amarok nella loro sala prove

Xiongmao I e II sono due brevi e interessanti brani strumentali. Chi o cosa è Xiongmao?

Xiongmao è la parola in cinese per indicare il panda. Infatti, il nome iniziale per queste due brevi canzini era The Feast Of The Panda Bear, ma Alan, il bassista mi suggerì il più curioso titolo di Xiongmao.

Una delle cose che maggiormente affascinano nell’ascoltare Sol De Medianoche è il vasto numero di strumenti utilizzati, cosa piuttosto rara da trovare in un disco, specie se ben coordinati tra loro. Come avete scoperto tutti questi strumenti e come avete imparato a suonarli?

Ho iniziato la mia carriera musicale come tastierista negli ultimi anni settanta ma presto, negli anni ottanta, fui interessato da strumenti come la chitarra a 12 corde e il glockenspiel, quindi iniziai a imparare a suonarli da autodidatta; questi furono i miei soli strumenti per i miei quindici anni seguenti. Alla fine degli anni novanta fui “costretto” a imparare a suonare le percussioni perché il nostro percussionista a quell’epoca fece un lungo viaggio in India, proprio poco prima dell’ inizio delle sessioni di registrazione dell’album Gibra’ara. Fu così che divenni pure io un percussionista (!). Nel 2000 ho visistato Istambul per la prima volta e lì ho scoperto un sacco di strumenti interessanti ed eccitanti come il saz, il kanun e il santour e ho imparato a suonare anche questi da autodidatta.
Alcuni degli altri membri hanno seguito una strada simile, specie il nostro bassista Alan che sta imparando a suonare (più seriamente di me!) l’oud arabo e forse in futuro il saz, mentre Manel, il flautista, è in grado di suonare molti tipi di flauto, come è in grado di suonare il didgeridoo.

Arrangiamenti musicali come i vostri richiedono che i membri del gruppo siano in forte sintonia l’uno con l’altro. Ci sono mai stati episodi di incomprensioni o disaccordi tra i componenti della band durante le fasi di composizione e registrazione? Quanto è difficile coordinare un così alto numero di musicisti e di strumenti, specie in sede live?

In realtà non ci sono mai state serie incomprensioni o litigi durante la fase di registrazione, solo normali discussioni e miglioramenti delle idee originali da parte del resto del gruppo. In sede live tentiamo di adattare l’alta complessità delle nostre registrazioni in studio per il nostro sestetto che si esibisce dal vivo, e questo include tra le altre cose, riarrangiamenti del materiale, cambiamento della struttura delle canzoni.

Gli Amarok al X Baja Prog, Messico 9/03/2006

Quali gruppi hanno maggiormente influenzato la vostra carriera musicale?

Inizialmente ero ispirato ai classici gruppi progressivi degli anni settanta, specialmente Gentle Giant, Uk, Genesis (persino Anthony Phillips), Yes, ELP e altri. Negli anni ottanta ho scoperto la musica new age, in modo particolare Mark Isham è stata una grande rivelazione di quei temi. Al momento seguo con molto interesse un sacco di gruppi e di musicisti mediterranei come l’ensemble turco Kardes Turkuler e musicisti spagnoli come Javier Paxariño e Juan Alberto Arteche tra gli altri. I compositori contemporanei del ventesimo secolo (Stravinsky, Bartok, Vaugham Williams, Carl Orff, etc) completano le mie influenze principali.

Ci sono numerosi e interessanti gruppi prog che non ricevolo l’attenzione che meriterebbero, nonostante la loro abilità. Ci sono delle band di questo tipo che vi sentite di suggerire?

Dei gruppi prog che ho avuto occasione di ascoltare nell’ultimo anno (non molte, purtroppo), mi sento di suggerire il gruppo francese Douze Alfonso e Lazuli, l’incredibile trio messicano Cabezas de Cera e ancora un gruppo musicale messicano, i Saena. Inoltre, trovo anche eccitante la musica del trio spagnolo Psicotropia.

Qual è secondo voi il ruolo del musicista nella società? Qual è la giusta proporzione tra intrattenimento e insegnamento nella musica?

Penso che il musicista debba essere onesto nell’usare il suo talento, e personalmente cerco di non essere troppo distante dal messaggio voglio trasmettere alle persone. Questo fa la giusta proporzione tra intrattenimento e insegnamento e varia a seconda dell’artista. L’unica regola è: sii onesto con l’intrattenimento e sii onesto nell’educare. Ad esempio, gli Amarok sono un gruppo che talvolta trasmette messaggi legati all’ecologia, e per essere coerenti con questo, abbiamo registrato i nostri dischi in uno studio mantenuto solamente da energia solare.

Lo studio di registrazione a energia solare, situato in Catalonia

Il genere che proponete si presenta come un genere di nicchia se comparato ad altri generi legati al rock. Vi sentite un gruppo di nicchia? Cosa ne pensate della musica popolare e di “largo consumo”?

Sì, ci sentiamo un gruppo di nicchia, ma questa non è necessariamente una cosa brutta. Il problema è che la promozione (o il denaro che ogni gruppo o etichetta musicale ha la possibilità di spendere per scopi promozionali) è il fattore determinante che relega o meno un gruppo alla nicchia. La musica popolare e di intrattenimento può essere tanto meritevole quanto la musica più sofisticata se suonata con il cuore e con affetto. Da questo punto di vista non ci sono significative differenze con i generi musicali più “sofisticati”. Infatti mi capita di amare alcune canzoni popolari e di odiarne altre sofisticate… è semplicemente una questione di gusti.

La musica deve istruire le persone o le persone devono essere abbastanza istruite da comprendere la musica?

La musica è in grado di istruire le persone in moltissimi modi, ma allo stesso modo le persone possono essere più o meno istruite per comprendere la musica. Per quanto mi riguarda la cosa più importante è che è il sentimento che proviamo e che vogliamo trasmettere con le nostre canzoni venga recepito, apprezzato e assaporato dalle persone che ci ascoltano, senza badare agli aspetti “intellettuali” della musica.

Cosa c’è nel futuro degli Amarok?

Noi tentiamo di comporre ogni volta l’album migliore possibile, di suonare al meglio delle nostre possibilità ai concerti e di scoprire nuovi e interessanti percorsi per la nostra musica.

Silvia “VentoGrigio” Graziola