Amon Amarth (Johan Hegg)
Gli Amon Amarth arrivano all’album di definitiva conferma, disco che però potrà dividere chi li amava in veste underground da chi è pronto ad accettarne il successo di massa. Johan Hegg è stato un ottimo interlocutore, andando a toccare punti molto interessanti della loro carriera, presente, passata e anche di poco futura…
Questo è sicuramente uno degli album più vari e completi nella carriera degli Amon Amarth: melodico ma anche brutale, veloce ma anche cadenzato…Un compendio perfetto della vostra carriera, secondo te?
“Probabilmente è così. Pare ovvio dire che l’ultimo album sia il migliore di un gruppo, ma ti assicuro che è così che ci sentiamo, e credo che gli ascoltatori saranno d’accordo con noi. Abbiamo incorporato un po’ tutte le nostre caratteristiche nei pezzi, riuscendo a dare vita a un disco variegato e complesso…Come dicevi, c’è la melodia, per esempio. Ho letto commenti riferiti alla title track che citano addirittura il power metal, ma voglio chiarire che qui si parla esclusivamente di heavy metal, quello classico, robusto e vero, niente power metal o altra roba; e comunque il tutto è filtrato dal nostro sound classico. Siamo fan da sempre di quel tipo di sonorità del resto, siamo cresciuti con quel tipo di metal e ha profondamente influito nella nostra scelta di creare un gruppo: perché non dovremmo richiamarlo con le nostre canzoni?”
Non c’è solo quello, ad ogni modo: ‘Where Is Your God?’ per esempio è uno dei pezzi più violenti che abbiate mai scritto, richiama direttamente le vostre prima uscite…
“Anche per quello, avevamo un paio di idee e abbiamo deciso di lavorarci sopra senza limiti: quello che abbiamo sentito alla fine ci è piaciuto, e credo che sia una delle canzoni più solide del disco. Beh, a dire il vero le ritengo tutte solide, e sono sincero! Semplicemente non ce n’è una uguale all’altra, e questo senza che ci mettessimo al tavolo a pensare ‘Il prossimo brano dovrà essere un mid-tempo’, o roba simile. Per ‘Where Is Your God?’ siamo partiti da due riff, e quando abbiamo sovrapposto le vocals come prova ci siamo resi conto che sarebbe stato un grande pezzo. Sei d’accordo?”
Ah, per me è uno dei migliori del disco. Anzi, per i miei gusti suonate meglio quando schiacciate sull’acceleratore…Anche se devo dire che i pezzi epici, come la title-track (a modo suo), ma soprattutto la conclusiva ‘Embrace Of The Endless Ocean’ sono quelli che forse rendono di più la vostra anima ‘viking’, ovviamente.
“Sì, hai ragione. Abbiamo cercato anche su ‘Twilight’ di ottenere le giuste atmosfere, anche sui brani più violenti, e su quelli più ‘ariosi’ abbiamo cercato di essere epici senza risultare stucchevoli. ‘Embrace Of The Endless Ocean’ è l’esempio perfetto: senza un filo di elettronica o tastiere abbiamo creato un sound da brividi, secondo me. Anzi, ci tengo a sottolineare che le tastiere non appaiono assolutamente mai su questo album, come qualcuno invece sta scrivendo…Tutto quello che senti è fatto da chitarre, basso, batteria e voce!”
Però avete accettato qualche ‘aiutino’ esterno, con degli special guest anche abbastanza inusuali: me ne vuoi parlare?
“Certo. Come ti dicevo, qualche idea strana ci è balenata per la mente mentre scrivevamo il disco, e ci siamo resi conto che avremmo potuto applicarla, ma magari non facendolo da soli. Da qui è nata ad esempio l’apparizione di L.G. (Petrov, cantante degli Entombed, Nda), che canta su ‘Guardians Of Asgaard’ e dà al pezzo un’atmosfera completamente diversa da quella che sarebbe risultata, forse, se l’avessi cantata solo io. Volevamo un feeling death metal old school, e conoscendo L.G. da anni è stato naturale per noi chiedergli di partecipare: e il risultato è a dir poco perfetto per quello che cercavamo di ottenere. Poi ci sono gli Apocalyptica, che suonano su ‘Live For The Kill’ durante il break: una partecipazione meno estesa, concentrata solo nel momento centrale del pezzo, ma non per questo meno suggestiva; fornisce al brano quel qualcosa in più che serviva, e ripeto, senza l’uso di tastiere o elettronica varia. Infine c’è Roope Latvala dei Children Of Bodom che suona sulla title-track: c’è poco da dire, è un amico e un ottimo musicista, ci è piaciuta l’idea di averlo sul disco.”
Parliamo del lato ‘promozionale’ dell’album: come è ovvio che sia, siete un gruppo di punta per la Metal Blade, e ho saputo che l’edizione ultra-limitata (forse…) dell’album conterrà addirittura cose come le action figures del gruppo, più il fumetto (già pubblicato da una rivista estera) tratto da uno dei vostri testi…
“(Ride, Nda) Tutta una serie di cose che definirei ‘simpatiche’, fatte per i fan, ma quello è il business; noi ci interessiamo della musica. Mi fa piacere comunque che chi compra l’album possa scegliere tra diverse versioni, e se anche ci sono cose un po’ diverse dal solito beh, stiamo è il metal! Gli Iron che fanno del resto? Sono oggetti speciali che dedichiamo ai fan più affezionati, che speriamo apprezzino.”
Immagino che girerete anche un video per l’album, considerata l’esposizione che gli state dando insieme alla vostra label…
“Esatto, sarà per la title-track, che mi sembra un ottimo biglietto da visita per il disco. Dobbiamo ancora girarlo, posso dirti comunque che vedrà protagonisti un gruppo di professionisti della ricostruzione storica alle prese con scene di combattimento, nel contesto di un villaggio vichingo ovviamente. All’inizio avevamo pensato di essere noi i protagonisti, ma abbiamo deciso di lasciare la parte a chi queste cose le sa fare veramente! (Ride, Nda) Noi ci saremo comunque, questo è quasi sicuro.”
I testi: state approfondendo da sempre soprattutto il binomio Odino/Thor, e anche questo disco è dedicato in particolare al secondo. Avete intenzione di trattare anche storie secondarie o altre figure della mitologia nordica, in futuro?
“Abbiamo già dato voce ad altre divinità o figure eroiche in passato, pensa anche solo a Loki; è vero, appaiono più raramente, ma sono comunque importanti per completare il ‘pantheon’ della nostra musica. In generale, cipiace usare dei temi principali e poi deviare anche su altre storie, singoli episodi, e in questo senso Loki (il ‘trickster’, l’ingannatore, la rappresentazione del Male nel Pantheon nordico, Nda) è ovviamente il più interessante e affascinante.”
Recentemente avete avuto un grande successo durante il vostro primo tour australiano. Ora, mi viene spontaneo chiedermi: ma come può il mito vichingo attecchire persino agli antipodi?
“Bella domanda! (Ride, Nda) Seriamente, non è tanto ‘il mito vichingo’ che fa presa; è piuttosto il mito in generale, qualcosa che esiste da quando esiste l’uomo e lo accompagna dovunque si trovi, dovunque sia nato e qualsiasi cultura abbia. I ragazzi australiani che sono venuti a vederci durante il tour sono colpiti da questo, dalla voglia di condividere un’immagine e una passione musicale. Che poi l’immagine, specificamente, sia lontana dalla loro cultura non è un problema: la musica è universale.”
Guardando un attimo indietro, quale credi che sia l’album in cui tu, personalmente, ti riconosci maggiormente, tra quelli da voi pubblicati?
“Anche qui andiamo sul difficile…Uhm, è quasi impossibile per me scegliere. Provo a forzarmi: mi ritrovo molto in ‘The Avenger’, che ho sentito davvero ‘mio’ come album. Questo per quanto riguarda la musica, però; a livello di testi penso che ‘With Oden On Our Side’ sia quello più profondo e riuscito, o meglio, quello in cui mi identifico di più. Non sono album diversissimi tra loro, come sai abbiamo sempre avuto una forte coerenza nel nostro songwriting, ma si tratta di sfumature, del processo di creazione del disco e della soddisfazione finale nel vederlo fuori; tutte cose note ai musicisti, forse meno comprensibili per chi il disco lo compra e lo ascolta.”
Hai qualche rimpianto? Qualcosa che faresti in modo diverso da come l’avete fatta, o brutte esperienze che eviteresti, col senno di poi?
“Non lo so, ma non credo. Voglio dire, se siamo dove siamo è perché le cose, in generale, ci sono andate bene, e non ci sono episodi particolari da cui ci siamo sentiti danneggiati…Certo, problemi tecnici ai concerti, durante i tour o rischi di fregature, specie ai primi tempi, erano all’ordine del giorno, ma possiamo considerarci fortunati abbastanza da non essere mai stati danneggiati seriamente da questo tipo di guai. Anzi, direi che la fortuna ci ha aiutati negli anni, anche se quello che abbiamo ottenuto è stato prima di tutto dovuto al nostro duro lavoro.”
Avete in programma anche uno show assolutamente speciale: a Bochum, Germania, suonerete quattro concerti in quattro giorni consecutivi, riproducendo dal vivo i primi quattro album, per intero. Il sogno di qualsiasi fan di vecchia data…
“Sì, spero che lo sia! Abbiamo voluto dare vita a una celebrazione speciale per i nostri fan, effettivamente, e concerti di questo tipo non capitano tanto spesso: soprattutto quattro in fila. Non sarà di sicuro facile preparare una settantina di pezzi tutti insieme, da suonare in quattro serate di seguito…Ma speriamo che i fan apprezzino, è una sfida che ci fa piacere affrontare. E chi vuole sapere se riusciremo a superarla, può venire a vederci, anche se non è tedesco…”
Alberto Fittarelli